Classe - n. 7 - luglio 1973

- non in astratto, ma per dare sbocco politico alla lotta contrattuale, per farne un'articolazione di una battaglia più generale sul settore chimico, in collegamento organico ai temi delle riforme -; questi elementi sono assenti, o ripetuti come slogans. Mentre si lotta per il contratto, la Montedison va realizzando al millimetro i primi livelli del suo disegno di ristrutturazione; si definisce l 'accordo per il sindacato di controllo; si istruisce l'inchiesta parlamentare. Tra lotta sindacale e questi avvenimenti politici il collegamento è pressoché assente. Manca qualsiasi programmazione di iniziative politiche durante la lotta. Il problema dell'occupazione è portato avanti del tutto scisso da quello dei processi di qualificazione e di formazione del mercato: non c'è un'assemblea comune tra studenti e sindacato sui problemi del settore, dell'occupazione, del contratto. Sui problemi dell'ambiente e delle nocività non viene investito il territorio, il consiglio di zona o di quartiere, l'ente locale, neppure a Marghera dove i livelli complessivi di inquinamento sono forse i più alti d'Europa. Sul piano chimico, sulla prospettiva di azioni di gruppo precise nei confronti dei problemi Montedison, ENI, ecc. (e quindi sulla prospetti va di una reale ed efficace articolazione della lotta) non si spende parola. Nella stessa fabbrica, durante il contratto, vanno avanti i processi di trasferimento, saturazione dell'organico, chiusura di reparti obsoleti, contrattazione indi viduale delle qualifiche, investimento e ampliamento nei nuovi dcli. Le forme di lotta non incidono in questi processi, proprio perché questi processi rimangono ancora in gran parte fuori della piattaforma. Sul blocco dello scontro all'obiettivo « operaio », i gruppi facevano a gara con Federchimici ed UILCID. Naturalmente, la posizione di quest'ultima era assai più logica e conseguente, essendo essa del tutto consapevole che ciò non significava massimo di forza e di carica « alternativa» della lotta, ma esattamente l 'oppo sto : andare ad un contratto congiunturale, che riconoscesse « realisticamen te » la « crisi » del settore. Certo, questi fenomeni riflettono debolezze organizzative del movimento. Nel più grande petrolchimico d'Italia, con 7.000 ad- .dettÌ, il 20% circa dei quali impiegati, con una struttura della ,qualifica ad accentuati ssima mobilità verticale (praticamente già inesis tente la IV operai, solo 443 in III , ben 4500 circa tra II e I .Super), gli iscritti alla CGIL sono 1155, quelli alla CISL 820, 500 circa quelli alla UIL. I sindacalizzati sono perciò il 35,7% .degli occupati. Meno che a Brindisi (anche senza calcolare la com235 Biblioteca Gino Bianco

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