orario ad aumento dell'occupazione e non intervenire sulle forme ,capillari di saturazione dell'organico introdotte dai nuovi cicli - tutto ciò produceva contraddizioni paralizzanti. I tentativi di 'Superarle cercando di agganciare alla riduzione di orario altri elementi (come quello salariale), non organicamente inseriti nel di- :Scorso generale sulla ristrutturazione, potevano soltanto aggravare 1a situazione. Durante il '71 un 'analisi sulla ristrutturazione, e .quindi sulle capacità di incidervi da parte della piattaforma, manca ,del tutto a livello sindacale. Il tentativo di riportare la lott a all'interno di un piano d'attacco complessivo ai processi di ri stru tturazione, di definire il ter- :reno politico sul quale la lotta deve collocarsi, è compiuto soprattutto dal PCI. Mi riferisco soprattutto al « volantone » del 17 maggio 1971 e al Convegno su « Il Piano Chimico e le lotte operaie » ,del 16 ottobre 1971, con l'importante relazione di Cesco Chinello. Ma la crisi del Consiglio di fabbrica del Petrolchimi co e, ancor più, la crisi della direzione provinciale della FILCEA , impediscono a queste analisi e a queste indicazioni operative di tradursi organizzativamente in ridefinizione della piattaforma. Sta di fatto che, quando quest'ultima si ripresenta come base del rinnovo contrattuale, nessuna delle ambiguità e delle contraddizioni che l'avevano fatta fallire a Porto Marghera è stata non solo risolta , ma semplicemente .discussa. L'obiettivo della riduzione di orario a 36 ore è affermato al -di fuori di qualsiasi seria analisi delle forme di turnazione che essa comporta 2 ; vi si parla del jolly come squadra, non certo del jolly ,come figura interna all'attuale organizzazione del lavoro, cosicché il -discorso sull'organico rimane ancora scisso da quello sulle qualifi- -che; la scala classificatoria unica è affermata al di fuori di ogni ana1isi dei processi di ristrutturazione: è un'affermazione di principio, ma non si comprendono né i criteri né gli obiettivi delle aggrega- ·zioni di classe che si vorrebbero produrre; a tutto ciò si aggiunge una definizione affatto equivoca degli aspetti normativi, nella quale è evidente la preoccupazione di « coprire » l'attacco che la UIL porta :su q11esto terreno. Ma l'aspetto normativo non è definibile che a -partire dagli obiettivi concernenti l'organizzazione del lavoro . Al- ·trimenti non ne può risultare - come in effetti non ne è ri sul- ·tato - che un avvicinamento della normativa operaia a quella "impiegatizia, assunta come « stella fissa ». La logica è identica a ·quella della piattaforma UIL, e non si tratta che di un suo ridimensionamento quantitativo, per dare maggiore spicco ai problemi Biblioteca Gino Bianco 231
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