Classe - n. 7 - luglio 1973

nei fatti processi alternativi messi in moto e portati avanti da reali movimenti e scontri di massa. Se il processo di squilibrio si determina storicamente per il cumularsi di fattori vari, e se esso può assumere anche all'interno di un paese una portata storico-strutturale come nel caso del Mezzogiorno in Italia, è nel rapporto tra paesi industrializzati e sottosviluppati che tutti i fattori di squilibrio si sono cumulati assumendo dimensioni globali e mondiali, in forme via via correlate alle varie fasi del capitalismo . In questo quadro unificante della lotta contro i processi di squilibrio ai vari livelli , la questione dei PVS diventa la chiave di volta per tutta la strategia operaia: essa assume tutto il suo spessore storico e tutto il suo valore portante, quando si individuano i PVS in base non a parametri quantitativi tra l'altro dubbi , ma al fatto storico-strutturale del dominio coloniale e paracoloniale, visto in relazione allo evolversi appunto delle varie fasi del capitalismo, fino all'instaurarsi, negli anni '60, del rapporto neocolonialista e delle sue nuove valenze imperialiste, come vedremo . Ed è proprio per cogliere tutti gli elementi qualitativi di tale processo, che occorre enuclearne le matrici di fondo in rapporto ai meccanismi dello sviluppo e alle loro modificazioni nel tempo. È noto come alcune teorie marxiste moderne facciano della distribuzione del surplus il fulcro del discorso, sottolineando come il surplus tratto dal supersfruttamento dell'area sottosviluppata viene accapparrato nei centri imperialisti confluenti a imbuto in quello americano. Si tratta di un tratto reale del processo che assume dimensioni gigantesche nella fase attuale: esso stesso riflette, però, i fattori di squilibrio inerenti al modo di produzione e alle sue concrete configurazioni storiche sia nei PVS che nei paesi industrializzati. Senza attaccare dunque le basi strutturali e i modi di accumulazione presenti nei vari paesi, l'azione contro l' accapparramento di reddito nella distribuzione si risolve o in una predicazione sostanzialmente attesista della rivolta dei rapinati, o in soluzioni settoriali riassorbibili. È in fondo il limite cui restano esposte le analisi che, a partire da Baran e Sweezy 17 , hanno messo a fuoco il peso crescente del momento prima accennato nella fase attuale, fino a farne il fattore determinante della rapina imperialistica e quindi il terreno fondamentale se non unico di uno scontro frontale mondiale. Questo stesso limite finiscono per avere anche le analisi centrate vuoi sulla caduta dei terms of trade su cui da anni insiste la scuola delle « economie periferiche » del Prebisch 18, vuoi sui bassi salari cui Emmanuel riconduce lo « scambio ine151 Biblioteca Gino Bianco

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