Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

Relazione: Il papato oggi Abbiamo scelto questo ten1a, perché il papato è il fondamento sto,rico della Chiesa, la figura che la indentifica storicamente. La questione del papato defi– nisce, positivamente o negativamente, la posizione storica, globale delle chiese. Non a caso, è su questa questione che si arresta l'ecumenismo. La Chiesa Cattolica rimane così inevitabilmente, sul piano storico, il cuore dell'ecclesialità. Ciò che accade ad essa, investe al centro tutte le altre chiese. La reciproca non è vera, al medesimo livello. Le singole chiese sviluppano parti o aspetti rilevanti della ecclesialità, non la ecclesialità come tale. Si po– trebbero esaminare i legati alla ecclesialità comune dei luterani, dei calvini– sti, dei metodisti, degli anglicani: la « pars ecclesiae » che hanno sviluppato come fondamento del loro essere « ecclesiola », cioè chiesa separata. Quanto l'esegesi biblica debba al protestantesimo tedesco o l'approccio alle realtà po– litiche al calvinismo o all'anglicanesimo, non è qui il caso di sottolineare. Ep– pure nessuno di questi contributi riesce a ricevere l'universalità ecclesiale, l'ecclesialità, se non divenendo cattolico, entrando cioè in contatto con la figura storica della Chiesa, che è appunto il papato. La ragione di questo fatto è meramente positiva. Infine, essa sta nel fatto che la Chiesa è stata fondata da Cristo su Pietro. Non è nostro compito qui l'esegesi dei testi evangelici del primato, e nem– meno la ricerca, sul piano esegetico e teologico, 'del rapporto tra la figura di Simone figlio di Giovanni e la petrinità. Sta solo il fatto che Pietro è il pec– catore, anzi il rinnegatore di Cristo, convertito: in lui è espressa l'antitesi tra la debolezza e la grazia. In Pietro vive la parola carismatica del Signore a Paolo: « Ti basta la mia grazia: la virtù (divina) si perfeziona nella debo– lezza» (II Corinti, Cap. 12, vers. 9). Ciò che vogliamo notare è che a partire dal II Concilio Vaticano, la figura storica della Chiesa, quindi il papato, è entrato in un nuovo periodo storico. Nulla è più rischioso che leggere la storia, ma nulla è più inevitabile. Si tratta di un rischio doveroso, imposto dalla stessa fedeltà al Cristo, reso possibile dalla virtù, dai doni e dai carismi dello Spirito Santo. Comincerò con una questione di attualità, almeno relativa: cioè la que– stione del lefebvrismo. Essa serve a mostrare il tipo di mutamento che è av– venuto nel papato e nella Chiesa. Ciò che Lefebvre fà è di proporre la Chiesa come era prima del Concilio Vaticano II, come la vera Chiesa. È per questa ragione che insiste sulla liturgia: affermare che solo la liturgia in uso nella Chiesa prima del Concilio Vaticano secondo consente la celebrazione di una eucarestia sicuramente legittima e ortodossa, significa affermare che solo la Chiesa preconciliare è la vera Chiesa. Le dimensioni liturgiche non ven– gono viste in chiave rubricistica, ma nella loro centralità ecclesiale: non è la lingua o il cerimoniale, o il testo in discussione, quanto la validità stessa dell'Eucarestia e quindi la ecclesialità della Chiesa. È in ciò appunto che risie– de la natura radicale ed essenzialmente scismatica del lefebvrismo. bibliotecaginobianco 5

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