Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

una serie di situazioni, in cui la po– testas non compare quasi più, che rappresenta quindi il venir meno della societas perf e eta. CLAUDIO LEONARDI: Si può di– re, in modo banale, che l'immagine storica del papato consista nell'occu– parsi della persona? GIANNI BAGET: Sì, certo, è così. SANDRO STROZZI: C'è un tema delicato, quello classico della legge naturale. In esso non è assente un certo carattere giuridico. Quante volte esso è stato proposto, anche re– centemente, dalla stessa gerarchia ai cristiani impegnati nell'attività poli– tica o su problemi scottanti, di attua– lità. Ora, prendendo in esame questo tema nella legge naturale, nei suoi aspetti morali, ti sembra possibile questa conclusione? Essendo la mo– rale un tema che riguarda i rapporti interpersonali e quindi la persona, esso rientrerebbe nella sfera della funzione sacerdotale e quindi papale. Il problema sorge invece dalla pre– tesa di calare i princìpi morali nella realtà storico - politica; a livello di queste realtà il cristiano sa come comportarsi ma ne deriverebbe un profondo ed inutile conflitto se vo– lesse piegare anche gli altri al suo comportamento. Ora mi pare chiaro che il cristiano, oggi, deve agire nel– la storia attraverso strumenti diver– si, abbandonando l'atteggiamento tradizionale che è consentito nel pre– tendere, per i princìpi di ordine mo– rale, una loro completa osservanza storica. GIAN-NI BAGET: Nella teologia, le norme della legge naturale, stabi– liscono che Cristo è il modello per– manente, e la morale è l'espressione del modello che essendo permanente è esprimibile razionalmente. I con– cetti umani, cioè, sono in grado di esprimersi sul modello Cristo. Con la bibliotecaginobianco seconda scolastica comincia a pren– dere corpo un sistema che lega la legge naturale alla prassi; ha così ini– zio una scienza della prassi che vie– ne costituendosi, come tale, sulla ba– se del distacco dalla teologia. Ciò se– gna la distanza che separa la secon– da scolastica da S. Tommaso che in– vece aveva conservato queste cose nel quadro della teologia. Ora cosa possono dire i cristiani sul Cristo come modello? Che questo modello, per esser seguito, suppone la fede, la speranza e la carità. Di qui deriva che il modello cristiano non è un modello di legislazione per– ché un modello di legislazione non può fon darsi sul Cristo come mo– dello. In sostanza, se la legge natu– rale non fosse concepita come espres– sione del modello eristico, ma come pr'incipio di una prassi legalizzata (secondo la tendenza della seconda scolastica), essa diverrebbe inevita– bilmente il principio di ogni partito politico. La Chiesa stessa ne risulte– rebbe deformata in quanto la sua ul– tima espressione dovrebbe coincide– re con una società politica che con– traddirebbe il vero fine, cioè Cristo. Prendiamo ad esempio, il tema del– l'aborto: il cristiano comprende tut– to il valore della norma del non uc– cidere perché si sente legato al Cri– sto come modello. Ma, come ho detto, questo non è un modello di carattere legislativo. Fare, allora, delle due questioni una sola, significa sposta– re l'accento dalla questione relativa all'aborto, a quella relativa alla ma– niera di intendere il modo di essere Chiesa. In questo senso, la legge naturale non esprimerebbe più il modo di comprensione da parte della ragione umana del Cristo come modello uni– versale ma, diverrebbe un principio obbligatorio a cui sia il credente che il non credente dovrebbe sottostare. 19

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