Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 3 - dicembre 1975

Anche nella Chiesa vi sono coloro che « hanno per padre il diavolo ,. e lo manifestano nel peccato che commettono. È il comportamento etico e pratico che rivela i figli di Dio e li distingue dai figli del demonio. L'amore del pros– simo è il segno dei figli di Dio, l'omicidio il segno dei figli del demonio (I Gio– vanni, III passim.). I princìpi della I lettera di Giovanni sono evidenti: tra i cristiani stessi vi sono i figli del demonio, i quali si manifestano nel peccato, cioè nella violazio– ne della legge di Dio, che ha per vertice l'amore del prossimo. Il dono dello Spirito Santo, che costituisce la Chiesa, può essere reso vano dal singolo cristiano, il quale non aderisce al Signore per diventare un solo spirito con Lui. Si può ricevere il Corpo e il Sangue del Signore indegnamente, come ammonisce Paolo nella I lettera ai Corinti, e ricevere così la condanna invece della vita di Cristo. La Chiesa, perfetta in quanto opera di Cristo e dono dello Spirito, può essere imperfetta a causa dei cristiani. Sorge qui il problema della differenza tra la vecchia e la nuova Alleanza. I profeti che annunciano la nuova Alleanza, la legano sempre alla conversione del cuore, al « cambio » del cuore di Israele: da cuore di pietra in cuore di carne. Ciò indica che la legge di Dio viene scritta nel cuore, viene interioriz– zata. La fine della legge antica è legata alla sua incapacità di liberare dal pec– cato (è il tema della lettera ai Romani), così come l'insufficienza del culto della vecchia alleanza a purificare dai peccati (è il tema della lettera agli Ebrei) ; ma allora, in che senso la nuova alleanza è più « forte>, secondo l'espressione di Ebrei, dell'antica, se nemmeno essa sembra sufficiente a vincere la potenza del peccato? La risposta a questa domanda è contenuta già esplicitamente nella I let– tera di Giovanni: « se diciamo che non abbiamo peccato, ci inganniamo da noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, (così) da rimettere i nostri peccati e da mondarci da ogni iniquità. Se diciamo che non abbiamo peccato, lo rendiamo menzognero, e la sua parola non rimane in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate » (I, 8 sg.). La Chiesa è una comunità di peccatori continuamente salvati, liberati mo– mento per momento dalla potenza del peccato per opera della carità divina. Se vengono meno alla legge di Dio, possono chiedere perdono ed essere per– donati. La loro innocenza può essere paradossalmente continuamente ristabili– ta, in base al loro semplice umile pentimento. La grazia di Dio salva tutti in quanto peccatori, sia coloro che operano per grazia di Dio il bene, sia quanti si allontanano da lui peccando. Il peccatore che offre a Dio il cuore riceve il perdono « settanta volte sette». Umanamente parlando, ciò può sembrare lo svuotamente della morale, riducibile alla pratica costante della confessione, ad un amabile interludio di peccato e di pentimento. In realtà, si tratta di tra– sporre l'etica in un quadro teandrico, in cui la principale questione etica di– viene il rapporto con Dio. Chi offre a Dio un cuore sincero riceve la vita di Dio. La vita teandrica è fuori degli opposti scogli del moralismo e dell'immo– ralismo, che veniono di volta in volta opposti alla Chiesa, come obiezioni con– futatorie. bibliotecaginobianco 3

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