,Pll"' BIANCO '-.Xll~ROSSO ATTUALITÀ 18 aprile:il sistema èfinito. Latransizione è iniziata di Gian Primo Cella a sequenza iniziata con il referendum sulla L preferenza unica del 1991 è coerente e senza interruzione. Non siamo ancora giunti al punto finale, ma abbiamo già ampiamente superato il punto di svolta. Non sappiamo ancora bene quanto sia largo il fiume fra la riva della prima Repubblica e la riva della seconda, ma siamo a questa sponda molto vicini. La sequenza elettorale impressiona, ma impressiona anche quello che ad essa si è accompagnato e che ha assicurato la coerenza della sequenza stessa: il disvelamento progressivo delle forme di occupazione della società condotte dai partiti e dalle modalità di creazione del consenso. Certo quelle che sono apparse sono state delle degenerazioni, nel campo della corruzione politica ed in quello dei rapporti con la criminalità organizzata. Come tali sono presenti in molti sistemi politici democratici. Ma la sistematicità e la estensione delle degenerazioni hanno posto sotto accusa il sistema politico ed istituzionale che ha retto tutto il lungo periodo dell'Italia repubblicana. Gli elettori hanno colto questo e da due anni si esprimono con coerenza. Forse non sanno ancora verso dove vanno, ma sanno ormai molto bene quello da cui si devono allontanare. I risultati del referendum sono inequivocabili, anche se nel loro insieme svelano usi impropri o inefficienti degli strumenti della democrazia di4 retta. Ma queste sono questioni differenti, e la prima è quella che più conta in questo frangente, anche se la seconda non andrebbe trascura - ta, specie in vista delle costruzioni istituzionali future. Partiamo dunque dai risultati, non solo la percentuale del sì per il meccanismo maggioritario al senato si è rivelata molto alta (quasi 1'83%), ma è stata elevata in modo eccezionale la partecipazione al voto (dall'84,9% del nord al 64,3% del sud). Combinando i due dati il risultato è ancora più chiaro, si può dire infatti che quasi due terzi degli italiani aventi diritto,al voto si sono espressi per l'innovazione nei meccanismi elettorali. Una espressione di consensi ancor più elevata (sotto questo aspetto) di quella espressa al referendum del 1991. Certo il voto «innovatore» mostra una sensibile variabilità interregionale e decresce dal Nord al Centro al Sud alle Isole. Tuttavia questa disparità, spiegabile in buona parte con le residue capacità dei partiti tradizionali nel Mezzogiorno, è di gran lunga meno intensa di quella mostrata nelle elezioni politiche del 1992. Anche questo è un risultato molto significativo. Come è del pari significativa la qualità del voto complessivo espresso in una batteria di questioni referendarie affollata e complessa: votazioni difficili insomma, e poco aiutate dalle procedure tradizionali di espressione del voto. È
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