Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 40 - maggio 1993

{)Il, BIANCO ~ILROSSO 1a111t;Jt+J•M meccanismo di alternanza e quindi su due schieramenti in qualche modo riconducibili alla «destra» ed alla «sinistra». La ragione dell'opzione a favore della democrazia dell'alternanza ci è sempre apparsa di tutta evidenza. L'impossibilità (per ragioni politiche ed istituzionali) di alternare al governo schieramenti diversi è la causa, non ultima, dei guasti «evitabili» che hanno finito con il debilitare e corrodere la prima Repubblica. In una prospettiva di alternanza è del tutto ragionevole immaginare che si formino due schieramenti. Uno di destra e l'altro di sinistra. Contrariamente a quanto spesso si sostiene nella vulgata politica, destra e sinistra non sono termini ormai privi di significato. Basterebbe osservare che la tensione verso l'autonomia individuale e la conservazione delle differenze, o, al contrario, verso la solidarietà e l'eguaglianza costituiscono ancora, in Italia e nel mondo, decisivi orientamenti di valore o collettori di rilevanti forze sociali. Insomma, prevale l'orientamento di sinistra quando si muove verso valori di solidarietà, eguaglianza, responsabilità collettive, quando non si accetta una società che tollera un numero crescente di persone lasciate ai margini, escluse quasi per una congenita ed insuperabile diversità. Prevale invece l'orientamento di destra quando si muove verso valori di autoaffermazione individuale, di giustificazione delle differenze di reddito e di potere esistenti tra persone, gruppi, aree geografiche, razze. I termini del problema erano, dunque, abbastanza chiari. Non altrettanto si può dire delle soluzioni fino a questo punto prospettate. Inizialmente era sembrato che il governo Ciampi avesse la funzione di portarci nella Terra Promessa di un nuovo sistema politico, tentando, lungo la strada, di migliorare anche la disastrata situazione economica, o evitare perlomeno un suo peggioramento. L'illusione, se di illusione si è trattato, è durata poco. L'improvvida, ma forse non imprevedibile, votazione della Camera sull'autorizzazione a procedere per Craxi, ha portato il nascituro governo Ciampi a ridimensionare le sue ambizioni e ad autoassegnarsi il compito più limitato di fare ciò che può dipendere da lui perché gli italiani possano votare con una nuova legge elettorale tra qualche mese. 3 Se non sarà travolto dalle imboscate e dalle trappole disseminate non solo dai proporzionalisti superstiti del naufragio del 18 aprile, ma anche dagli uninominalisti delle diverse confessioni (monoturnisti, doppioturnisti con ballottaggio tra i primi due, o con sbarramento di accesso al ballottaggio) può darsi che alla fine Ciampi ce la faccia a portarci in autunno in cabina elettorale con una legge nuova di zecca. Ma cosa potrà cambiare dopo? Sicuramente molte facce di parlamentari ed anche la geografia politica del Parlamento. Anche se, per la verità, c'è da dire che si sarebbe verificata la stessa cosa con qualunque legge elettorale, compresa la proporzionale. Avremo probabilmente meno gruppi parlamentari. E questo è certamente un bene. Ma purtroppo non risolutivo se la cosa che abbiamo in testa continua ad essere democrazia dell'alternanza. Continueremo infatti ad avere governi di coalizione. Presumibilmente coalizioni meno pletoriche e quindi, forse, meno litigiose. Con il sistema uninominale gli elettori possono infatti scegliere tra candidati diversi, ma non tra governi diversi. La verità incontrovertibile è che i meccanismi elettorali da soli non bipolarizzano il sistema politico. Possono facilitare l'alternanza, non la determinano. Sono le riforme istituzionali che inducono l'alternanza. Sono: il presidenzialismo (come negli Stati Uniti); il semipresidenzialismo (come in Francia) l'elezione diretta del capo dell'esecutivo che producono l'alternanza. Perché alla fine, obbligano a scegliere tra due schieramenti, due programmi, due candidati. Continuiamo perciò a brancolare nella nebbia perché il nostro è un paese di riformatori senza riforme. Tutto avrebbe forse potuto essere meno ingarbugliato se tanti volonterosi aspiranti riformatori avessero avuto modo e tempo di leggere Alice nel Paese delle Meraviglie. Li il problema era già posto in modo chiaro. Quando infatti Alice si rivolge al gatto Cheshire chiedendogli: «Per favore vorresti dirmi quale strada devo percorre da qui?» Il gatto le risponde «questo dipende da dove vuoi andare». Il dramma sempre più evidente della politica italiana è tutto qui. Non sa dove va e per di più non ci va.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==