Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

{)!LBIANCO ~ILROSSO • 11•1•-i§t a ;J Dcincrisi?Forse,ma perorastamegliodeglialtri ino Martinazzoli ha M ragioni da vendere quando, in polemica con quelli che gli rimproverano lentezze ed incertezze, fa notare, col garbo che distingue il personaggio, che, da quando guida la Dc, sta facendo cose che gli altri - cioè i non democristiani - neppure si sognano. In realtà anche Martinazzoli, come tutti gli altri, cerca di navigare tra la scogliera del necessario e la secca del possibile. Nel consiglio nazionale di marzo è riuscito a realizzare un risultato più importante della stessa riduzione numerica della Direzione: l'elezione di un non parlamentare a segretario amministrativo che svincola il capitolo finanziamenti dalle sacralità dell'autorizzazione a procedere in caso di incidente di percorso, con i conseguenti penosi primati come quello finora detenuto dall'ottimo senatore Citaristi. Anche l'invito della Iervolino agli «inquisiti» perché si astenessero dal partecipare ai lavori ha avuto un certo effetto. Il taglio della Direzione rappresenta pur sempre uno snellimento anche se tutti hanno osservato che s'è fatta più o meno una riduzione di scala delle antiche proporzioni. E anzi una piccola forzatura sullo statuto ha consentito di includere tra i membri di diritto gli ex presidenti del Consiglio oltre agli ex segretari del partito. Invece il meccanismo delle adesioni al partito, presentato come paradigma del nuovo ciclo, è stato «intercettato», la parola è di Martinazzoli, dalle abitudini del vecchio tesseramento. Si sono di Domenico Rosati ricondotti i numeri a dimensioni meno patologiche, ma la raccolta dei consensi è avvenuta ancora secondo gli antichi criteri di aggregazione. E ciò ha costituito un ostacolo per le tanto desiderate trasfusioni di sangue, invero non copiose a causa di una diffidenza che molti non sono riusciti a superare. Ancora più rilevante il risultato conseguito alla prima riunione della nuova direzione con l'approvazione del «codice deontologico» degli iscritti, dei candidati e degli eletti che riproduce in parte norme già esistenti e spesso ignorate, ma almeno su un punto innova radicalmente. Con una grinta etica che, se non ci fosse di mezzo Rocco Buttiglione, si potrebbe anche valutare come ... protestante, si afferma che il partito ha da essere più severo del giudice quando si tratta di comportamenti che possono ledere la credibilità e il prestigio del partito stesso. Di qui la richiesta di trasparenza e di rettitudine, con idonee certificazioni preventive e la rinuncia, per legge interna, alle garanzie legali di ogni inquisito che, quindi, deve ritirarsi in attesa di veder chiarita la propria posizione. Si potrebbe osservare che tale clausola scatta solo per i reati più gravi - corruzione, concussione, ricettazione, peculato - e, non per la violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Ma tant'è, il progresso è talmente clamoroso che si può anche perdonare una piccola smagliatura. Martinazzoli può ben rilanciare la sfida: fatelo anche voi, e poi ne riparliamo. Non è però sul sistema delle norme 46 interne che si fondano le speranze di una «nuova» Dc, o come altro si possa chiamare. Due fattori, essenzialmente, contribuiscono a tenerne vivo il desiderio o, secondo i punti di vista, il timore: sono i giudici e i vescovi, gli uni distruggendo, gli altri costruendo. Chiarimento necessario: non è che la segreteria Martinazzoli auspichi la moltiplicazione degli arresti e degli «avvisi» in casa democristiana. Però essa è nata e si regge, in qualche modo, sulla scomessa della continuità dell'azione giudiziaria in atto. Se cessa il diluvio, l'arca non serve più. Tanti che oggi plaudono o sopportano rialzerebbero la testa e comincerebbero una ennesima marcia del gambero. Viceversa proprio il tiro alto dei magistrati, ultimamente quelli di Palermo e di Napoli, spiana la strada all'iniziativa del segretario. Solo un incidente di percorso - metti un avviso ad un esponente di spicco del «rinnovamento» - potrebbe guastare il contesto oggettivamente cooperativo tra nuova Dc e magistratura penale. I vescovi, a dire il vero, danno una mano anche per incentivare le uscite. Non può essere casuale il fatto che la categoria del pentimento religioso sia entrata nelle cronache di tangentopoli. Ma l'impulso più significativo che viene dalla Cei è quello che, in forme non sempre direttamente percettibili, raccomanda di non disperdere il patrimonio accumulato dai cattolici nel- )'esperienza democratica. Tenere dunque unita la Dc, ma non comunque ed a qualsiasi costo, come si fece in sostanza nelle elezioni del 1992. I laici cattolici sensibili agli appelli dei

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