zione «doverosa» tra fede e politica? Non serviva quando avrebbe dovuto servire. La si poteva ricordare solo lontano dalle elezioni, e soprattutto quando non erano in gioco interessi. La fine della religione di Stato, proclamata nel nuovo Concordato, non cambiava nulla di concreto .. L'affermazione della reciproca indipendenza di Stato e Chiesa non sconsigliava l'utilizzazione di strutture ecclesiali vere e proprie per la propaganda elettorale a favore della Dc... E non pareva contare nulla il fatto che il discredito sul partito di governo si ripercuotesse, nella coscienza di tanta gente, anche sulla Chiesa e sui valori cristiani. Anzi, uomini di dubbia credibilità morale e personale diventavano candidati espliciti di movimenti ecclesiali in auge, e i tentativi di purificazione della Dc venivano esplicitamente criticati, nelle alte sfere della Cei e della Santa Sede: tra Sbardella e Monticone la preferenza di uomini di Chiesa è di sbandieratori della croce andava visibilmente al primo ... Oggi arrivano, dopo Tangentopoli, dopo la rottura di Segni, dopo tanti disastri, dopo la stagione del «disagio» cattolico, durata quasi dieci anni, dopo i segnali di inquietudine delle elezioni ripetute, dopo i successi a valanga delle Leghe in aree tradizionalmente bianche, anche parole di Chiesa autorevoli che esortano al rinnovamento, al cambiamento, parole di supporto al nuovo, e tuttavia condizionate ancora ad un fatto: che resti sempre interno alla Dc. Di qui la neppure troppo implicita condanna di Segni, e del suo tentativo, pur con qualche riserva di futuri cambiamenti: non si sa mai. Di qui la richiesta di facce nuove, di cambiamenti urgenti, ma del partito, e non di altro. Domenica 4 aprile, sulla prima pagina di «Avvenire», che politicamente parlando è stato sempre e solo un giornale di alcune correnti Dc, è apparso un fondo del cardinale Giovanni Saldarini, arei vescovo di Torino, con un titolo generico( «Intelligenza della storia per.uscire dalla crisi»), ma con al- {)!L BIANCO ~ILROSSO 1111}.•i§t a ;J cune riflessioni conclusive molto significative. Ne cito solo alcuni passi: «.. . Si tratta di risuscitare le virtù cristiane dentro la struttura politica... Anche lapolitica richiede santità. É sventura averlo dimenticato». Di grazia: chi lo ha dimenticato? Generico, ma con questo seguito: «Concentrare l'attenzione sul quesito superficialmente storico: partito si, partito no, non è sufficiente; è come se si discutesse, davanti ad uno spaventoso incidente stradale, se bisogna tornare alle carrozze a cavalli. Questi dietrofront non fanno storia, ma solo turbolenza equivoca». E così prima si afferma che non conta più partito sìpartito no, - eppure per tanti anni è stata l'unica regola, e guai a chi la discuteva, o addirittura la violava -, e poi, con quella affermazione che questo non è sufficiente, si nega ogni cambiamento che sia un dietrofront, ogni vera autocritica, ogni equidistanza da diverse scelte politico-partitiche ... · · ti(ttti fr 40 ..·i:n. ll!IJiìiiìièf ' .... • t).~ l ·.lnu nrq bUt oip ittl.1 Fuori del linguaggio ecclesiastico vuol dire che la Dc, partito unico, non si discute. E infatti ecco il seguito: «Non le strutture bensì le coscienze rinnovate sono oggi la questione d'avanguardia: abbiamo troppo giocato alla politica come se la forza interiore della moralità fosse del tutto estranea alla faccenda ... Un'autocritica nuova, dunque, per una politica nuova. Un'umiltà pubblica che produca purificazione non tanto della struttura in senso tecnico , ma delle personalità che vi entrano con responsabilità ... » Segno di un disagio finalmente forte anche nei vescovi, ma anche di un rifiuto di ridiscutere davvero il proprio passato, e non solo quello dei politici. Eppure la degenerazione del partito dell'unità politica dei cattolici, - lo dice la storia di documenti e processi innumerevoli-, è cominciata già ai tempi della fine di De Gasperi, con le tangenti di Mattei, e ancora prima, con gli appoggi statali alle casse ecclesiastiche. Curie, seminari, canoniche, chiese ricostruite con i fondi dei danni di bombardamenti mai avvenuti, distribuiti in cambio dell'appoggio elettorale. Una indagine seria, in questo campo ancora inesplorato, aprirebbe scenari imprevedibili. .. Forse senza una autocritica vera, e sentita, che coinvolga anche la struttura ecclesiastica intera, non ci sarà uscita dalla crisi attuale dei cattolici italiani in politica. La fine dell'unità politica imposta con misure ecclesiastiche, che ha fatto tante vittime nel corpo della Chiesa italiana, che ha emarginato tante forze vive, che ha sottratto alla politica, e anche alla vita della comunità, tante energie rinnovatrici, potrà essere sul serio una rinascita dei valori cristiani non clericali, non ideologici, non strumentali. Il problema politico, così, è diventato nel tempo anche, e poi soprattutto problema ecclesiale. É la stessa credibilità della Chiesa italiana, e della fede come proposta a chi ne è lontano, come comunione di vita con Cristo e con il prossimo nella comunità ecclesiale, che ha risentito maggiormente del corto circuito tra fede e politica. Tanta gente, troppa, si è allontanata
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