Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

ora, a questo riguardo, si deve dire che sembra prevalere un atteggiamento di prudenza. Infine non poco dipenderà anche dalla capacità delle altre forze politiche di attrarre il voto cattolico. Sia con scelte programmatiche, che con un diretto e disinteressato coinvolgimento {)!LBIANCO ~ILROSSO • 11•~1M • a ; 1 nelle iniziative e nei fermenti che si sviluppano attorno ai temi della solidarietà, della giustizia sociale, della politica come servizio. Al punto di disfacimento a cui sono giunte le cose della politica si dovrebbe concludere che non c'è salvezza possibile senza un urgente e radicale cambiamento delle Istituzioni. Ma se anche fossimo costretti a constatare che, nemmeno nel dramma, il ceto politico sa essere all'altezza delle sue responsabilità, di una cosa possiamo essere certi: nulla comunque sarà più come prima. Nemmeno per la Democrazia Cristiana. P.S. Questa nota è stata scritta, come molti dei contributi al nostro Dossier, prima di lunedì 29 marzo giorno nel quale Mario Segni ha deciso la sua uscita dalla Dc. Ad anticipare l'addio di Segni alla Dc, programmato inizialmente per l'indomani del referendum del 18 aprile, sembrerebbe essere stato l'avviso di garanzia, per associazione mafiosa, ad Andreotti, Gava, Cirino Pomicino ed altri dirigenti democristiani. Nella conferenza stampa Segni ha dato, infatti, questa motivazione: «Quello che fu il partito di De Gasperi e Sturzo si è trasformato in apparato che ha perso ogni legame con la parte sana della societa italiana, un apparato che per troppo tempo ha dimenticato l'ispirazione cristiana, un apparato dominato dagli uomini che hanno aperto le porte della Repubblica ai corrotti ed ai mafiosi». Non c'è ragione per dubitare che l'accusa infamante che ha raggiunto alcuni tra i più autorevoli dirigenti democristiani abbia avuto un peso rilevante nella decisione di Segni. Tuttavia, essa è apparsa non meno determinata dalla necessita di impedire che il «Si»al referendum fosse identificato esclusivamente con i partiti tradizionali della politica italiana. Tema su cui i fautori del «No»hanno condotto una aggressiva campagna. In ogni caso ora Segni è in mare aperto. Al di la del referendum non si capisce ancora cosa pensi di fare e con chi. Una cosa comunque dovrebbe essere chiara a lui ed a tutti quelli che si sentono, in qualche modo, impegnati nel rinnovamento della politica. La traversata del Mar Rosso che il paese deve fare per arrivare alla Terra Promessa esige nuove aggregazioni politiche. A questo fine l'accordo (che per altro non si vede ancora) per una nuova legge elettorale è necessario, ma non sufficiente. Occorre un'intesa sulle riforme da fare (apartire da quelle istituzionali) e sulle politiche di risanamento economico e sociale. Di fronte alla accelerazione della crisi economica, istituzionale e politica c'è ormai bisogno di scelte chiare e complessive. Pensare che nella attuale situazione sia ancora possibile fare una cosa alla volta (magari la meno scomoda per chi la propone) può significare infatti, anche se con l'illusione della saggezza e della prudenza, aprire la strada all'avventura. (P.C.) - ■ ■ ■ ■ Jh1cn1tt 32

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