Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

D!.LBIANCO ~ILROSSO J;iikiiliM In pratica si verifica questo: a una settimana dalla pubblicazione della lettera pare che ancora nessuno ne abbia letto il testo. La Maraini, citata ancora su quasi tutti i giornali, lo giudica «privo di ogni senso di umana solidarietà», senza «una parola di condanna per i carnefici, nè di pietà per le vittime». Da sbalordire un ebete. Si accoda anche Andrea Barbato (6/3, Rai 3, 20,20), che nella sua «cartolina» si rivolge proprio alla Maraini, e avalla tutto, anche le falsità. Maraini implacata. Su «L'Unità» (613) aggiunge una calunnia totale: «nella cattolica Polonia l'aborto che segue uno stupro è ammesso, con l'assenso del Papa». Stessa falsità ripetuta su «Il Giornale» (6/3): «Pare che il Papa su questo fosse d'accordo». Un ipocrita «pare». Senza pudore, con svergognata manipolazione criminale. I comici fanno, talora, anche gli intellettuali, erischiano di diventare solo dei buffoni. Non cito, restando in argomento, le vignette. alcune delle quali vergognose da tutti i punti di vista: eccelle Chiappori, su questo fronte. Non si può tuttavia fare a meno, sorvolando un mare di miserie giornalistiche, di ricordare una indegna copertina del «Radiocorriere Tv»(n. l l, 14/20 marzo '93), falsa, denigratoria, calunniosa e offensiva, in cui si manipola persino il testo biblico, illustrando il tutto con una foto del Papa, e pubblicando dentro un pezzo di Baget Bozzo scritto evidentemente senza tener conto della polemica sulla lettera. L'accostamento, tra l'altro, ha procurato guai allo stesso Baget Bozzo, che ancora una volta si è fidato dei giornalisti, e ha fatto male. Per la verità anche la Santa Sede aveva evidentemente sbagliato, all'origine di questa faccenda, a fidarsi dei giornalisti, senza premettere al testo una conferenza stampa di chiarificazione, senza prevedere la speculazione tutta italiana che si sarebbe innescata, senza immediatamente protestare con vigore per la distorsione evidente del testo e dei suoi significati. E anche il giornale cattolico, «Avvenire», avrebbe le sue riflessioni autocritiche da fare: non doveva cadere nella trappola, prima, sballando grossolanamente due titoli, e poi in due settimane doveva trovare anche una donna, almeno una, autorevole, per spiegare all'opinione pubblica il vero senso della lettera del Papa. E invece spiegazioni tardive, e solo per la penna di maschi, e preti, come Tonini e Boffo. Quel commento del primo 26 giorno, di Lilia Sebastiani, che pure 1'Asca aveva riportato, lo hanno ignorato tutti i media laici, laicisti, e anche «Avvenire» e gli altri giornali cattolici. - Appendice. Tra cronaca e ridicolaggine: dedicata al «Corriere della Sera». Che il vizio di distorcere tutto, a puro scopo di far discutere, di fare notizia, addirittura di divertirsi cinicamente alle spalle della gente che legge i giornali, con irresponsabilità pari solo alla mancanza di professionalità, sia ormai persistente, nel panorama dei media italiani che dovrebbero essere seri, è dimostrato dalla recentissima vicenda del discorso di Giovanni Paolo II del 21 marzo. Il Papa aveva parlato del Il0 comandamento, che proibisce di «nominare il Nome di Dio invano», riflettendo sugli abusi che talora stampa e spettacoli commettono nei confronti del rispetto delle convinzioni religiose dei cittadini. Ebbene. il giorno dopo, lunedì 22 marzo, il più grande giornale italiano, «Il Corriere della Sera» esce con questo titolo: «Fulmini del Papa contro Paolo Rossi». Il sottotitolo allarga ancora il fuoco: «Gli anatemi di Wojtyla ... All'indice anche Benigni e Celentano e show tipo «Fuori orario» e «Detto tra noi». La firma del pezzo, letteralmente inventato? Elementare, Watson: Bruno Bartoloni. E così per un paio di giorni i giornali italiani hanno sprecato inchiostro, interviste, dichiarazioni furibonde, contro la censura del papa ad artisti del calibro di Rossi, Benigni, Celentano, Fo, e simili. E gli artisti, lusingati, pacificanti o aggressivi, si sono dichiarati onorati, o addolorati, di tanta attenzione, si sono scusati, si sono spiegati, hanno ribadito la libertà di cultura, il rispetto per tutti, per tutte le religioni, ma naturalmente, ohibò, anche la condanna della intolleranza della Chiesa, e del Papa. Un esempio. Quasi una intera pagina di «Repubblica», 22/3, in cui «Celentano il cattolico» sentenzia che «la Chiesa sbaglia», e Paolo Rossi si dice «inpace con se stesso». Stessa musica, da vergognarsi, anche sul «Corriere», naturalmente, 23/3, su «La Stampa» e su «Il Giorno», stessa data ... A salvare l'onore del giornalismo italiano, per la verità, qualcuno ci pensa. Paolo Granzotto, su «Il Giornale» definisce «cultura stracciona» la

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