Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

{)!L BIANCO '-", ILROSSO iiiiiil•ii la fiera dichiarazione di Occhetto: una censura sensata. Con la precisazione vaticana si poteva pensare che la faccenda fosse conclusa, a discredito della faciloneria di tanti giornali, giornalisti, e intellettuali italiani. E invece no. Il giorno dopo viene fuori la faccenda delle suore stuprate. Per movimentare le acque, come se non lo fossero già troppo, viene fuori un frate cappuccino di Reggio Emilia, padre Aldo Bergamaschi. Secondo lui la Santa Sede in passato ha autorizzato le suore missionarie a prender la pillola per prevenire gli effetti degli stupri. Con la lettera del Papa non c'entra nulla, ma tutto fa brodo, sui giornali. E il brodo, quando è ristretto, deve essere al1ungato. Ci pensa il solito Berrettoni ( «La Stampa», 4/3), sempre informato sui pettegolezzi, ma sempre confuso: per lui la rivelazione di Bergamaschi equivale a dire che la Santa Sede ha autorizzato addirittura, per quelle suore, l'aborto e il raschiamento(!!). E non gli basta: inventa la notizia secondo cui una suora incinta per violenza ha solo «due possibilità»: o lascia il Convento per provvedere al figlio, o lascia il figlio ad altri e resta in Convento. Questo è del tutto falso. E l'intellettuale? Arriva subito. Ferdinando Camon commenta la notizia falsa, e la espone così: la suora rimasta incinta, dopo aver partorito deve scegliere: «O vivere col figlio, uscendo dalla Chiesa, o restare nella Chiesa dando il figlio in adozione». Per Camon nella Chiesa sono solo preti e suore. I cristiani normali sono fuori della Chiesa. Una tesi nuova. Questi intellettuali, che pure scrivono di religione, non ci capiscono un tubo! Ancora meno ci capisce «IlManifesto»(4/3), in prima pagina. Il titolo è questo: «Il Papa: sì alla pillola per le Suore in Bosnia». Non è assolutamente vero, ma non importa. In passato, senza alcun documento ufficiale, autorevoli teologi, ai tempi delle rivoluzioni anticoloniali, in cui le suore missionarie correvano sul serio il rischio di subire violenza, avevano esposto il loro parere favorevole a questa contraccezione previa, come legittima difesa dall'aggressione dello stupro. Ma «IlManifesto» non va per il sottile: così, scrive, «è caduto un dogma, quello del no alla pillola». E per avvalorare la tesi il redattore che ha scritto il pezzo in prima pagina, pasticcione o falsario cosciente, opera di sua iniziativa una promozione sul campo altrui, e qualifica così quel frate cappuccino di Reggio Emilia, Aldo Bergamaschi, che è all'origine della confusione: «vicedirettore della Sala Stampa vaticana». Chissà che dirà il vero vicedirettore, monsignor Piero Pennacchini, che si è affaticato, in quelle ore, a smentire le tesi allegre del cappuccino suddetto? La professionalità abbonda, sui giornali italiani. .. ~ O).Xr.111n1rm1 qtllt:ltcnt: Ul tlllO 0116 JTI1 _ ·011 l.111cn111t .. · ·M" 11 m:nro:afu .U*l:li :":;: 1TIJ1TO:t t 1 n1.1; :. :culhxt1111iç, ____ lllµ11.11n t>t gj 25

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==