Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

{)!LBIANCO ~ILROSSO iiikiil•ii persiste e si intensifica la propaganda del regime che si ispira allo slogan: «qui non si fa politica, si lavora». Si tratta di uno slogan che ogni operaio vede - scritto a caratteri cubitali - sui muri delle case, agli ingressi della fabbriche, dentro i reparti e che viene insistentemente spiegato dalla martellante propaganda dei tanti corifei sguinzagliati dai gerarchi fascisti. Occorre aggiungere che le forze clandestine, anche perché i fuoriusciti sono ancora all'estero, sono piuttosto scarse, ma soprattutto sono povere di strutture organizzative e propagandistiche efficaci e capillari. La resistenza vedrà la luce solo dopo 1'8 settembre quando il volto del fascismo, ormai ridotto a strumento del padrone nazista, potrà manifestarsi in tutta la sua ferocia assassina provocando l'inasprimento della rivolta armata da parte del Cln e del Cvi, rivolta che potrà contare su un vasto sostegno popolare nonostante i rischi mortali che esso comporta. Tutti questi elementi favoriranno o nuoceranno alle lotte del marzo 1943perché da una parte il sostegno ed il coordinamento delle forze della resistenza eviteranno gli errori, le ingenuità dell'inesperienza e della spontaneità mentre dall'altra parte pene severissime, compresa quella di morte, comminate dalla Repubblica di Salò, costituiranno un serio deterrente contro le agitazioni dei lavoratori. Di questi scioperi si è scritto parecchio, ed in genere le varie pubblicazioni sull'argomento sono di autori di matrice comunista. Perciò si tende ad attribuire ad essi delle finalità politiche frutto di una presa di coscienza delle masse operaie che sarebbero state pronte ad esercitare un ruolo guida nella guerra di liberazione e nella società post fascista. Appare chiaro che questa visione della realtà risente di una concezione ideologica che il regime sovietico aveva fatto propria e che cercava di divulgare in coerenza con gli interessi espansionistici dell'Imperialismo stalinista e con la prospettiva di affermare una egemonia comunista nel mondo. Questa tesi è particolarmente cara a Umberto Massola di fatto Segretario del Pci (Togliatti è ancora in Russia) in quanto Responsabile cieli'organizzazione clandestina del partito. Grazie a questa sua veste, vuole apparire come l'artefice degli scioperi del marzo '43. 17 Invece secondo Romolo Gobbi, ed è l'opinione comune degli osservatori e degli studiosi, quegli scioperi ebbero carattere prevalentemente economico e quasi dappertutto cominciarono in modo spontaneo, contrariamente a quelli dell'anno seguente che, grazie al consolidamento ed alla diffusione capillare delle organizzazioni clandestine, furono supportati da un congruo periodo di preparazione, e da più efficaci strumenti di coordinamento. Nel marzo del '43 sono scarse le pubblicazioni clandestine fatte circolare fra la gente, e comunque la più costante e la più consistente dell' epoca è quella dell'Unità, organo centrale del Pci. In pratica il periodico comunista è pressoché l'unico strumento antifascista che documenta per iscritto lo svilupparsi delle agitazioni riferendo nomi di aziende coinvolte negli scioperi, la qualità e la quantità delle rivendicazioni, le forme di lotta e la loro durata, l'entità delle adesioni. Spesso l'Unità riferisce quegli avvenimenti, che anche gli alleati anglo-americani hanno interesse a divulgare, con un'enfasi amplificatoria eccessiva per contrastare le versioni riduttive delle autorità del regime. Ciò si verifica quando vengono comunicati i dati della partecipazione agli scioperi (Renzo Del Cazzia scrive addirittura di 133.625 adesioni), sia quando si vuole attribuire ad essi un carattere esclusivamente politico, se non di partito, con evidenti intenti apologetici. Sembrano invece più attendibili le opinioni di chi, come Giorgio Vaccarino, attribuiscono il movente principale degli scioperi alla durissima situazione economica. Lo confermano il fatto che i prezzi si sono sestuplicati dal 1938 al 1943, mentre i salari hanno subito una riduzione del 10%. Anche le rivendicazioni avanzate alla controparte sono di natura economica. Infatti sollecitano il pagamento di 192 ore a tutti i dipendenti (e non solo ai sinistrati), chiedono una indennità di caro viveri, un aumento della razione base di pane, carne e grassi. Inoltre a queste rivendicazioni si aggiungono quelle di poter eleggere dalla base i rappresentanti dei lavoratori e la liberazione degli operai arrestati a causa dello sciopero. Ma ciò non contraddice al carattere sostanzialmente economico della protesta. «L'Unità» clandestina è tuttavia attenta a questo fenomeno rivendicativo, mentre lo stesso Pci

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==