Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 39 - aprile 1993

{)l.L BIANCO ~ILROSSO ikiikli•UM dato sul rispetto della vita e dei valori umani, tenendo nascosto un fatto così grave perché appreso come confidenza e a patto di non rivelarla, a meno che non si inserisca in un contesto di regole e di valori non socialmente condivisi, ma appartenenti ad una sottocultura che quindi noi, comunità esterna non conosciamo. È stata detto che quello che è successo a San Patrignano deve servire come autocritica all'interno e come riflessione all'esterno e quindi come momento di analisi delle e per le comunità che operano nel campo delle tossicodipendenze. Si torna infatti a parlare della necessità di controlli, di nuovi regolamenti, di personale specializzato, di professionalità che si devono sostituire a figure carismatiche o comunque ambigue. Argomenti questi non nuovi per gli operatori, al contrario, elementi di dibattito da tempo che, tuttavia, trovano spazio e investono l'opinione pubblica solo ora, in un momento e in un clima di generale denuncia e di linciaggio che sortisce l'effetto di creare il «caso», il «mostro», senza affrontare i problemi nella giusta dimensione e in concreto. Il rischio è prima di tutto quello di non vedere che dietro tutto questo c'è una assoluta assenza dello Stato, capace di intervenire soltanto con forme repressive di controllo, attraverso sanzioni penali e/o amministrative, delegando ai privati e ai singoli cittadini il compito della cura, della riabilitazione e del reinserimento. Il rischio è che, soprattutto ora, in vista del quesito referendario sulla punibilità/non punibi15 lità del consumatore di sostanze stupefacenti si riproponga una sterile contrapposizione ideologica, una battaglia tra schieramenti, con Muccioli e quindi a favore della legge Iervolino Vassali, contro Muccioli e quindi contro la legge. La dicotomia sembra semplicistica, tuttavia questo è il messaggio che viene veicolato e traspare da gran parte della stampa e della televisione e che investe il grande pubblico. Il dibattito c'è, ci deve essere, ma le contrapposizioni aprioristiche o ideologiche non aiutano a risolvere i problemi veri che esigono, al contrario, capacità di analisi, di proposta, di decisione. È vero che importanti conquiste della società civile sono passate anche attraverso grossi momenti di conflittualità e dure battaglie. Tuttavia il bisogno di scoop e del mostro a tutti i costi è sempre deleterio, soprattutto là dove battaglie sono state fatte e si rischia di tornare indietro e di perdere di vista l'oggetto della discussione. Soltanto una attenta analisi della realtà, delle risorse investite e dei risultati ottenuti ci permette di avere gli strumenti per conoscere, migliorare, sperimentare, modificare una politica di intervento e scegliere nuove strade. È un dato di fatto che soluzioni semplici o valide in modo assoluto non esistono ed è vero che il fenomeno della tossicodipendenza non si risolve con la comunità o con il carcere, ma esige una risposta di carattere più ampio e articolato che privilegi soprattutto il momento della prevenzione piuttosto che quello della rPpr ssionP. I I

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