{)!LBIANCO ~ILROSSO MiiNlit+i terziario nella sua tradizionale capacità di creare occupazione aggiuntiva. Nei periodi di stagnazione, dunque, prevale l'effetto produttività, per cui in ogni settore e comparto si razionalizzano le funzioni di produzione, si effettuano investimenti a bassa intensità di lavoro e si bloccano i turn-over in attesa della ripresa del ciclo. Al contrario, in situazione di ripresa della crescita prevale l'effetto domanda per cui rallenta il processo di riconversione e di razionalizzazione nel settore della grande impresa, e riprendono i turn-over nei comparti terziari collegati. Da queste brevi considerazioni emerge la ferma raccomandazione di aiutare nell'immediato quella parte di società che si sta rimmettendo sotto sforzo; e conseguentemente di forzare la crescita, in maniera finalizzata, così da stimolare, attraverso gli investimenti pubblici, la domanda globale. Ogni frazione incrementale di Pii così indotto avrà contenuti occupazionali più elevati, sia perché operato in comparti ad alta intensità diretta di lavoro, sia per gli elevati coefficienti di attivazione del settore edilizio e delle grandi opere pubbliche. È chiaro che in una congiuntura, come l'attuale, di finanza fortemente restrittiva, dovranno essere realizzati progetti immediatamente cantierabili, utilizzando al meglio i fondi europei già oggi disponibili e finalizzando ai grandi investimenti come l'Alta velocità le risorse aggiuntive che l'Italia ha ottenuto dalla Comunità Europea. A questa spesa pubblica di grandi dimensioni dovrà aggiungersi una sorta di strategia di mobilitazione diffusa dell'impegno di investimento a livello di Comuni, Provincie e Regioni, in aree e settori quali la manutenzione urbana, l'ambiente, l'edilizia pubblica, le reti infrastrutturali locali ecc. Le risorse per il rilancio di questa non secondaria fonte di spesa pubblica potrebbero essere trovate dall'avvio del processo di alienazione dei patrimoni immobiliari posseduti dagli enti locali, nonché dalla privatizzazione delle municipalizzate. Sostenuta così al meglio la crescita economica, esiste tutta una serie di politiche da mettere in atto capaci sia di migliorare ulteriormente l' elasticità occupazione/Pi!, sia di meglio distribuire l'occupazione esplicita e implicita esistente, sia infine di migliorare la mobilità e la flessibilità nell'utilizzo della forza lavoro, sviluppando op12 portuni e selettivi ammortizzatori sociali e specifiche normative salariali e contrattuali, sempre avendo riguardo alla qualità e quantità del capitale umano. Contrariamente a quanto avvenne nel decennio passato, anche questo tipo di politiche (opportunamente riviste) dovrà essere compatibile con il processo di riequilibrio finanziario in atto. In altri termini il costo degli ammortizzatori sociali durante il periodo di stagnazione non potrà più essere scaricato semplicemente sul debito pubblico. Da questo fondamentale vincolo derivano 3 ineludibili conseguenze: la prima il carattere strutturale di questo tipo di politiche, per la cui efficacia occorrerà far riferimento all'intero ciclo di vita dell'individuo, al fine di evitare provvedimenti contrastanti da un segmento all'altro sempre del ciclo di vita (ad esempio se si favorisce l'occupazione dei giovani, ma si penalizzano i quarantenni e i cinquantenni in esubero); la seconda il rapporto costi-benefici di ciascun intervento; il terzo il principio di sussidiarietà tra interventi a livello centrale e interventi consimili a livello periferico (regionale e locale). Come per le politiche del lavoro, le buone politiche a favore dell'industria sviluppano i loro effetti solo nei tempi medio-lunghi. Tuttavia il nostro paese deve avviare una strategia, se possibile, anche più complessa: la messa a punto cioè di interventi di sostegno, a breve, per l'emergenza, in sincronia e coerenza con linee d'azione di risanamento e di adeguamento strutturale per rimanere in Europa e in competizione con i paesi industrializzati. L'emergenza va dunque aggredita con fermezza, ma con interventi che non compromettano lo sviluppo complessivo nel medio periodo. Al di là di una corretta e mirata gestione degli ammortizzatori sociali nella fase di recessione, va ribadita dunque la necessità di rilanciare con efficienza diversa dal passato (come abbiamo già indicato) la politica su alcune infrastrutture chiave (metropolitane, parcheggi, ferrovie, porti, urbanizzazione, edilizia scolastica, manutenzione, ecc.) così da sviluppare al meglio gli effetti moltiplicativi sul reddito e sull'occupazione. A medio termine, ma cominciando da subito, oltre al rilancio delle infrastrutture fisiche vanno perseguiti 3 obiettivi fondamentali: a) i servizi pubblici e privati e le relative reti; b) la scuola e la formazione del capitale umano per tutto il ci-
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