Jil!LBIANCO ~ILROSSO PiiidlAM Oggi se viene fuori una notitia criminis, la notizia di un reato, i giudici chiamano, i giornali pubblicano, i cittadini discutono, e sanno. Ieri i crimini c'erano, ma i giornali non pubblicavano, i giudici non indagavano, i cittadini ignoravano e, terribile sospetto, coloro che osavano denunciare ... morivano ben presto. Il complotto, dunque, è quello che avveniva ieri, e che per 45 anni ha prodotto i danni che abbiamo sotto gli occhi. Chi grida al complotto, oggi, è uno che bara al gioco; ma non ha più carte buone. Meglio oggi, con buona pace di tutti. Che fare, ora? Proviamo a redistribuire le carte. Emergenzaeconomica: un'agendaper il medioperiodo di Renato Brunetta i ritorna a parlare di Patto Sociale: ma già si S sprecano i distinguo e si profilano diffidenze e indisponibilità. Il rischio è il solito: che si perda inutilmente e conflittualmente tempo. D'altra parte l'attuale «emergenza occupazione», per quanto da tempo temuta, ha colto di fatto impreparati sia il Governo che le parti sociali a causa del sovrapporsi, convulso e accelerato, di processi di ristrutturazione industriali di medio periodo a crisi di chiara origine congiunturale. Bassa crescita del reddito, caduta verticale della produzione industriale e stagnazione dei consumi hanno non solo accentuato i processi di espulsione occupazionale dalla grande impresa, ma hanno pure messo in crisi il tessuto della piccola e media industria, e bloccato quasi del tutto il potenziale di creazione di nuovi posti di lavoro normalmente fornito dal settore terziario (la vera novità di questa crisi). In questa nuova prospettiva la politica economica, la politica del lavoro e la politica industriale assumono significati complemente diversi rispetto al passato: la politica economica dovrà, nel sostenere la crescita, puntare essenzialmente alla concorrenza e alla esposizione strutturale del settore protetto in tutte le sue componenti, compatibilmente con i vincoli posti dal processo di risanamento finanziario in atto. 11 Le politiche del lavoro dovranno mirare non solo e non tanto a garantire i redditi dei lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione, come è avvenuto in gran parte per la crisi dei primi anni '80, quanto a favorire il mantenimento e la riqualificazione del capitale umano delle forze di lavoro interessate dai profondissimi processi di mobilità e di emersione del sommerso, favorendo nel contempo il reimpiego dei lavoratori considerati esuberanti. E la politica industriale dovrà finalmente contribuire a mettere ordine nello spontaneismo caotico dei processi di natalità e mortalità delle imprese, nelle strategie di formazione del capitale umano e di introduzione di nuove tecnologie, nonché negli equilibri finanziari e di competitività fattoriale del nostro sistema produttivo, all'interno del piu ampio processo di privatizzazione in atto. Il 1993 e in parte il 1994 saranno anni caratterizzati non solo da bassa crescita del Pii, ma anche da continui e profondi processi di ristrutturazione di alcuni comparti industriali e dal declino economico-produttivo di numerose aree di antica industrializzazione. Ne deriva una costante caduta dell'occupazione nella grande impresa, dell'ordine del 4-5% annuo; una stazionarietà occupazione nella piccola e media, e un pericoloso rallentamento del
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==