.P.lL BIANCO lXILROSSO Ni•Miliil con la matrice cristiana, la denuncia di situazioni locali e di singoli amministratori sono all'ordine del giorno, e rivelano un mondo in continua evoluzione critica e di severa richiesta di cambiamento. F) - Un appello all'impegno nuovo. Forte è, con queste premesse, il richiamo all'impegno dei cattolici a «sporcarsi le mani», a scendere in campo in prima persona, con il senso pieno di responsabilità e di professionalità richiesti dall'urgenza dei tempi e dalla difficoltà della situazione, a non lasciare la politica nella mani dei professionisti già noti, Dc compresi e segnatamente indicati. Occorre rifondare la politica, e non basta puntellare la Dc. La cosa pubblica deve tornare al servizio di tutti, la giustizia e la sobrietà debbono tornare a regnare. La condanna degli sprechi, del rampantismo, dell'ostentazione del potere, dei privilegi dei politici, dell'arroganza dei potenti è evidente. Eppure non è una fuga dalla politica, bensì una ripresa di responsabilità. Perciò si è scritto che i vescovi chiedono «un 8 settembre alla rovescia»: non tutti a casa, ma tutti nell'impegno politico e sociale. Anche sulla manovra economica di emergenza il discorso è assai chiaro: «Sì ai sacrifici, ma con giustizia •..» : G) - Tangenti: spazio alla giustizià, ma salvando le istituzioni. Sul problema della corruzione, e delle tangenti, che solo qualche vescovo ha direttamente trattato, è chiara l'approvazione di tutto ciò che fa luce chiara sulla corruzione, che in taluni casi ha toccato non solo la Dc, ma anche settori del mondo cattolico, e forse sfiorato qualche istituzione di Chiesa. E tuttavia i vescovi esortano a non fare di ogni erba un fascio, a non cedere a chi pretende che tutto sia sfascio e corruzione, a non delegittimare istituzioni e partiti. Il dovere della comuni.tà è recuperare i beni dissipati, quello dei corrotti è di restituire il maltolto, quello della giustizia di fare il suo corso, quello dei credenti è di non giudicare con disprezzo le coscienze e di accogliere tutti, anche i corrotti e i corruttori una volta pentiti. .. H) - Contro il leghismo, senza esitazioni. Collegata a questi ultimi punti è la ripulsa unanime di ogni tentazione leghista e separatista, di ogni volontà di conservare i privilegi del Nord nei confronti del Sud sottosviluppato e in difficoltà, di sca17 ricare sui poveri, e sulle regioni economicamente arretrate, i problemi nazionali, di chiudere le porte a poveri e immigrati, di difendere corporativamente il benessere proprio disinteressandosi dei malesseri altrui. Di qui la polemica netta e aperta, avallata da Giovanni Paolo II nel suo recente viaggio in Lombardia, contro le Leghe e il leghismo, presi come manifestarsi di egoismo, di separatismo, di chiusura agli altri, di indisponibilità verso il prossimo. E in questo senso le polemiche dei leghisti, Pivetti, Bossi o Miglio fa lo stesso, sono motivate: per la Chiesa italiana le Leghe sono un rischio e un pericolo, un regresso e una tentazione, magari mascherate da federalismo e da autonomie locali. Difficile che questo giudizio possa cambiare: una serie di affermazioni quasi ideologiche, ribadite ad ogni passo, è alla base del sistema leghista, che come tale si presenta agli antipodi degli orientamenti generali dei vescovi, e dei cattolici italiani. Non basta, certo, una «Consulta» sui problemi cattolici per redimere un orizzonte, e dei principi che appaiono inconciliabili con l'abc del cristianesimo. Non per nulla il tema dell'unità del Paese, aperto all'Europa ed al mondo, è stato il primo dei punti con cui il vescovo Dionigi Tettamanzi, segretario della Cei, ha recentemente riassunto il «Comunicato finale» della sessione autunnale dei vescovi italiani. Gli altri punti, sei, di questa indicazione di sintesi, sono stati i seguenti, che confermano il quadro che abbiamo appena tentato: - Ogni autentica realizzazione sociale e politica deve avere come sfondo una solidarietà concreta e operante con chi è in difficoltà. - Il bene comune deve essere e restare al di sopra di ogni interesse di parte. - Tra le istituzioni ed i cittadini deve instaurarsi uno stile di rapporti ispirato alla concordia ed alla tolleranza, con esplicita ripulsa dei conflitti fine a se stessi e di ogni forma di intolleranza verso gli altri. - La politica deve tornare ad essere la risposta ad una vocazione al servizio disinteressato della gente, e deve cessare di essere mezzo di potere e di arricchimento. - La giustizia sociale, per cui i pesi della crisi debbono essere distribuiti su tutti, e portati da tutti in proporzione alle loro forze, con particolare riguardo e protezione per chi è povero e disoccupato, e per le esigenze della famiglie, deve essere il criterio di orientamento base nella crisi presente.
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