sulla base dell'inviolabilità dei confini della repubblica di Serbia e l'obbligo di instaurare nel Kossovoun regime pienamente democratico conformemente a quanto previsto della «Treaty Provisions» della Conferenza di pace è in linea di principio possibile. È tuttavia ovvio che la rappresentanza legittima della popolazione del Kossovo opti a favore dell'indipendenza se i comuni a maggioranza serba in territorio croato li precedono in questo. Finché il Kossovoresta la vittima di una repressione ufficiale, dispone di fondate argomentazioni, riconosciute dall'Onu, per l'autodeterminazione sotto forma di separazione. Queste argomentazioni hanno un peso considerevomente superiore a quelle dei comuni serbi citati. Voivodina Il ripristino dell'autonomia della Voivodina si riallaccia in una certa misura ai criteri delle «TreatyProvisions». La minoranza ungherese si trova sotto pressione in seguito alla scomparsa dei diritti politici speciali di questa provincia precedentemente autonoma. Visto che nessun tipo di accordo con la Serbia è una questione automatica, anche questa repubblica dovrà soddisfare i criteri previsti per altre repubbliche prima che possa essere presa in considerazione la possibilità di stringere relazioni privilegiate con la Ce. Accanto al Kossovo, la Voivodina costituisce il banco di prova della politica democratica della repubblica serba. Le forze armate Fin dall'inizio dei conflitti in Iugoslavia l'esercito federale è stato caratterizzato come l'ultimo pilastro del regime comunista. Si trattava in effetti dell'ultima struttura di potere a organizzazione centrale rimasta in una Federazione in via di disintegrazione. Inoltre questo esercito, a differenza che negli Stati democratici, ha svolto un preciso ruolo politico in quanto è uno dei fondatori della Iugoslavia comunista. Si è altresì sempre sostenuto che questo esercito fosse composto e comandato nella maggioranza da serbi. Dall'inizio della guerra civile .{)!I, BIANCO lXILROSSO i H ii IRu ili Il i NO (i)~• Xi) un numero sempre maggiore di non serbi ha abbandonato l'esercito. Il processo di «serbizzazione» ha provocato un'inaccettabile faziosità. Poiché i responsabili dell'esercito non ubbidivano più all'autorità statale e la federazione stessa si indeboliva e cessava di funzionare, l'esercito federale ha perso la sua legittimità. Nelle «TreatyProvisions» l'esercito federale non viene pertanto più citato. Nell'ambito della Conferenza di pace e sotto l'autorità delle Nazioni Unite si dovrà realizzare lo scioglimento di questo esercito in maniera ordinata e nel rispetto dei vari interessi. In effetti non esiste più una base giuridica per la chiamata alle armi per l'esercito federale. Almeno altrettanto urgente è il disarmo e lo scioglimento delle milizie irregolari, che costituiscono la più importante minaccia per il cessate il fuoco. In ogni caso le forze armate devono ubbidire alle istruzioni e agli ordini dei governi delle repubbliche in cui si trovano. I comandanti delle singole unità che non vi si attengono devono poter essere identificati. I crimini di guerra non debbono rimanere a priori impuniti. Le zone interessate dalla guerra devono essere smilitarizzate. Si risponde in questo modo anche ad una delle condizioni delle 56 «TreatyProvisions», in cui si richiede una smilitarizzazione permanente delle regioni etnicamente miste, regioni in cui tra l'altro verrà dispiegata la forza di pace dell'Onu. Questa forza di pace ha tuttavia un compito anche in altre regioni dove possono sorgere tensioni etniche, in particolare in Bosnia-Erzegovina. Se necessario si potrà ricorrere a unità navali dei caschi blu per «la separazione delle truppe in mare». Il carattere delle relazioni tra le repubbliche Le «TreatyProvisions» tracciano due forme di relazioni reciproche: l'Unione doganale e l'Unione economica e monetaria per le repubbliche che lo desiderino. Sulla base dell'analisi dell'opportunità economica tali proposte sono ovvie. I.:instaurazione di relazioni di questo genere presuppone tuttavia una misura ragionevole di fiducia reciproca. Vi è sufficiente fiducia reciproca fra Serbia e Montenegro, ed è possibile che anche tra Slovenia e Croazia esista una base sufficiente per una cooperazione strutturale. La Bosnia-Erzegovina e la Macedonia hanno cooperato politicamente per porre fine alla guerra civile e hanno condotto nei confronti delle parti in conflitto una politica di equidistanza. Non spetta alla Ce imporre a1leRepubbliche una qualsivoglia forma di cooperazione. La Conferenza di pace può unicamente creare il quadro all'interno del quale ricercare le formule economiche e politiche suscettibili di dare una soluzione ragionevole ai problemi che la disintegrazione della Iugoslavia comporta. Si può giungere ad esempio alla costituzione di gruppi di repubbliche che cooperano tra di loro. Nella «TreatyProvisions» si osserva giustamente che nella misura in cui le repubbliche riusciranno meglio a trovare soluzioni «eventualmente di carattere istituzionale» nel quadro della Conferenza di pace, miglioreranno le loro prospettive di aderire alla Comunità. Quanto al mantenimento dei diritti delle minoranze, gli interessi dei vari gruppi etnici sono tuttavia così importanti che l'accettazione di un'istituzione comune come la Corte proposta è necessaria. Per gli stessi motivi la partecipazione della Ce a tale Corte è indispensabile.
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