grado accettabile di coscienza democratica. La lotta separatista può costituire una forma inevitabile di auodeterminazione se un gruppo etnico territorialmente delimitalo viene represso dallo Stato. L'estrema risorsa della separazione deve essere subordinata a determinate condizioni, come nel caso del diritto classico all'insurrezione o della «guerra legittima». In questi casi classici devono essere soddisfatte le seguenti condizioni: - un'autorità legittima; una causa giusta; l'esaurimento di tutti i mezzi diplomatici per giungere ad un accordo; l'adeguatezza del mezzo al fine perseguito; - il prevedibile miglioramento della situazione grazie alla misura da prendere; la disponibilità a privilegiare in qualsiasi momento un compromesso ragionevole rispetto al ricorso alle «misure estreme». Queste regole approssimative, pur senza fornire soluzioni belle e pronte, sono utili per la definizione della politica dei diretti interessati, come si può vedere in appresso. * Le regole fanno riferimento al carattere dell'autorità legittimata alla separazione. Secondo la Costituzione federale, le Repubbliche hanno il diritto di scegliere questa forma di autodeterminazione. Lo stesso diritto non è però riconosciuto alle amministrazioni provinciali, regionali o locali. È peraltro possibile che tali organi soddisfino le condizioni minime per il riconoscimento da parte di paesi terzi, vale a dire che si può trattare di organi dotati di un'autorità effettiva e accettata a livello interno su una popolazione che vive in un territorio ben definito. La posizione delle Repubbliche iugoslave è più forte di quella, ad esempio, del Kossovo e la posizione di quest'ultimo è a sua volta considerevolmente più forte rispetto alle rivendicazioni delle comunità serbe in territorio croato. * Le argomentazioni addotte a favoredella separazione o della dichiarazione d'indipendenza (che nella situazione attuale vanno distinte) erano originariamente perlopiù solo di natura economica e indicano una profonda sfiducia nei con- .Plf. BIANO) '-Xli. R()SSO • I MikuU I i MGtu~• •Xii fronti della politica monetana e di sviluppo di altre Repubbliche, nonché il timore di una dominazione culturale e politica. Esse muovono inoltre dalla mancanza di un concetto statale comune. Le risoluzioni delle Nazioni Unile parlano di tali forme di autodeterminazione unicamente in un contesto di repressione. Secondo le Nazioni Unite il diritto all'indipendenza politica non è un diritto assoluto. Questa visione non è contestata dalla Ce né dai suoi Stati membri. Sotto questo aspetto la provincia del Kossovo disponeva quindi di argomentazioni più forti rispetto alle Repubbliche di Slovenia e di Croazia. * Lenfasi posta sui mezzi diplomatici vuole impedire una presa di decisioni troppo affrettala. Concretamente, ciò implicava che tutti gli interessali sfruttassero seriamente il periodo di tre mesi stabilito per ricercare soluzioni politiche. Se necessario, si doveva essere disposti a prorogare tale periodo. Tra questi mezzi non possono naturalmente figurare proposte di accordo di cui facciano le spese le repubbliche fragili come la Bosnia-Erzegovina. Una spartizione di tale Repubblica a favore della Serbia e della Croazia rappresenterebbe un atto illegale ed assurdo. Alla fine del 1991 il Consiglio europeo è giunto alla conclusione che i mezzi diplomatici per una revisione normalmente preparata delle relazioni interrepublicane erano stati esauriti. * La Ce si basa sempre sulla regola della 48 proporzionalità. Non si deve permettere a nessuna delle autorità in questione di privilegiare a tal punto i propri interessi da privare di qualsiasi ruolo significativo gli interessi altrui. Vi sono delle responsabilità comuni cui non ci si può sottrarre. Si può pensare ad esempio al mantenimento dei diritti dell'uomo e dei diritti culturali e politici delle minoranze, come pure al rispetto degli interessi economici in particolare delle regioni meno favorite. Nell'Europa permeata dai valori giudaico/cristiani e umanistici vige una regola di vita concreta: nessun uomo e nessun popolo vive solo per sé. Ciò è tanto più valido nel caso di popoli che hanno vissuto per più di 70 anni in uno stesso contesto statale. All'interno della Comunità l'esperienza della responsabilità trova espressione anche nel principio di sussidiarietà. Ciò significa che l'organizzazione delle competenze politiche deve essere orientata verso un'ottimalizzazione della giustizia e della solidarietà. Il principio, che contribuisce a determinare la ripartizione delle competenze a diversi livelli di autorità, ha un proprio significato nel contesto iugoslavo. Il governo serbo ritiene ad esempio che per difendere i diritti dei serbi sia indispensabile un organo di potere sovrannazionale. Vistala distribuzione dei vari gruppi etnici tra le Repubbliche, un approccio del genere potrebbe valere anche per i croati. È comunque fonte di preoccupazione vedere la repubblica di Serbia e quella di Croazia erigersi a legittime paladine degli interessi di tutti i serbi rispettivamente di lutti i croati dovunque essi risiedano. Una siffatta ambizione è alla radice di tutti i conflitti violenti e rappresenta in particolare una grave minaccia per la Bosnia-Erzegovina. È necessario quantomeno verificare molto attentamente tutti i riferimenti etnici figuranti nelle Costituzioni alla luce delle ambizioni esplicite o nascoste. * È mancata a lungo un'analisi seria dei pro e contro dei sistemi alternativi di organizzazione dei reciproci rapporti. Termini come confederazione senza legami troppo stretti, alleanza, comunità econo-
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