.P!I, BIANCO lXltROS.SO liX•®OOI Perunanuovachiarezza: cambiamento induetempi D unque le elezioni hanno ulteriormente complicato la situazione? Dipende. Dipende dal metro che si usa per valutarla. In base ai calcoli politologici correnti è vero: il tasso di ingovernabilità è cresciuto, l'entrata in campo di nuovi giocatori aggressivi e con idee semplificate rende tutto più difficile. Più difficile, almeno, con l'utilizzo dei metodi di soluzione finora sperimentali, vale a dire le formule di maggioranza rette da vincoli sacrali e soggette al ricatto d'uscita ad ogni stormir di fronda. Con un peggioramento che siccome è aumentato il numero delle formazioni «minori»- non solo quelle che si sono affermate, come Rifondazione, la Lega e la Rete, ma anche quelle che erano grandi e ora si sono rimpicciolite, come il Pds - non sembrerebbero oggettivamente incoraggiate le spinte ad una riforma elettorale maggioritaria. Cresce infatti l'interesse di ciascuna forza a vedersi garantito un potere di coalizione e di interdizione che sarebbe riassorbitonella logica dei grandi schieramenti favoriti dalla riforma. Eppure c'è nell'esito del 5 aprile un elementodi chiarezza ed in un certo modo anche di semplificazione che sarebbe erroneo trascurare e che conviene invece mettere a fuoco, almeno come base d'analisi per un'ipotesi politica che non voglia essere di pura fantasia. Il teorema è il seguente: le urne hanno rivelatoche esiste una destra nuova e rampante ed una sinistra vecchia ma non dispostaa scomparire; tutto il resto è «centro»per tradizione o per vocazione. Se è validol'assunto, il compito delle forze collocate Ira i due estremi sarebbe quello di dar vita ad una sorta di ricomposizione politica della «galassia centrale» in modo da fronteggiare,nell'immediato, i pericoli deldi Domenico Rosati la nuova destra, convergente per molti aspetti con la vecchia, per procedere successivamente ad una scomposizione più razionale e trasparente. Mischiare le carte prima di distribuirle per una nuova partita. Perché il teorema si possa risolvere bisogna prima di tutto dimostrarne i presupposti. Intuitiva la dimostrazione della collocazione del gruppo di «Rifondazione Comunista». Non si dica che è stato solo l'equivoco del simbolo a confermare che c'è spazio in Italia per una forza di contrasto che voglia ripetere, in condizioni mutate, le battaglie di arginamento che fecero la gloria del Pci negli anni cinquanta. Meno pacifica è invece la classificazione della Lega di Bossi e Miglio come una forza di destra, anzi come la destra emergente. 41 Voto di protesta o vera proposta politica? Nel primo caso è solo una libera uscita, riassorbibile; nel secondo è una cosa seria, con cui fare i conti. I commenti si dividono sul punto, ma il rischio è che si basino su calcoli di convenienza. Chi ha incontrato la Lega direttamente nel corso della campagna elettorale, chi non ha sfuggito il confronto, e in grado di certificare che la protesta, che è innegabile, è stata ormai stabilmente canalizzata in una proposta politica, anzi politico-istituzionale, che esprime qualcosa di più solido e stabile di un sentimento di frustazione e di paura. Il punto cruciale non è la contestazione dell'articolo 5 della Costituzione, quello che riguarda l'indivisibilità di una repubblica che del resto può spingersi, già da adesso, «ai limiti del federalismo», come sostengono Bassanini ed altri. La qualificazione di destra della Lega si manifesta sul principio di solidarietà: quando si discute coi leghisti ci si accorge che essi in realtà rifiutano l'idea di una repubblica che assuma il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» ecc. Sotto questo profilo l'affermazione della Lega è l'espressione italiana di quella guerra dei ricchi contro i poveri che nell'ultimo decennio è stata teorizzata come il rimedio ai problemi della governabilità mondiale. È la rinuncia consapevole a qualsiasi proposito di riforma riequilibralrice dei differenziali di classe o di territorio: i forti coi forti, i deboli coi deboli. Il terzo passaggio della dimostrazione riguarda la «galassia centrale»: frammentata e rissosa com'è, può avere ed in che termini un fuoco di interesse comune a stare insieme, almeno temporaneamente, per contrastare l'avanzaladella ideologia leghi-
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