rico, i croati, gli sloveni e i serbi che vi avevano fatto parte dichiararono stato indipendente dei croati, sloveni e serbi nell'ottobre 1918 ma senza ottenere il riconoscimento internazionale. Trovandosi sotto pressione per le richieste avanzate sul loro territorio da occidente (Italia e Austria), e per i moti sociali (lotte di classe) all'interno delle loro regioni, decisero il 1 ° dicembre 1918di unirsi al Regno di Serbia e di formare insieme ai montenegrini (che avevano aderito alla Serbia il 25 novembre 1918)la monarchia dei serbi, croati e montenegrini sotto la dinastia di Karadjordevic. Macedoni e montenegrini sono stati trattati come parte dei serbi, mentre i musulmani in Bosnia non vennero riconosciuti affatto. La nuova monarchia venne riconosciuta internazionalmente e, per il momento, risolse alcuni dei problemi più urgenti degli slavi del sud. Per la prima volta nella storia recente le nazioni degli slavi del sudovest conquistarono l'indipendenza. Ma erano sotto una dinastia serba e, quindi, sottoil predominio dei serbi. I diritti di tutte le nazionalità slavedel sud non erano eguali e alcune nazionalità non erano affatto riconosciute. A causa di dissidi crescenti tra le nazionalitàe anche a causa di una crescente lotta di classe la dominanza serba nella monarchia (ribattezzata Jugoslavia con «una nazione a tre teste») aumentò nel 1930. Gli esistenti antagonismi nazionalistici tra serbi e croati vennero utilizzati durante la seconda guerra mondiale dagli occupanti tedeschi, che consentirono la formazione dellostato «collaborazionista»di Croazia (sotto Pavelic), e un autogoverno interno di forze nazionalistiche in Serbia (sotto Nedic). Gli Ustascia croati commisero atrocità sui serbi abitanti nelle loro zone dal tempo della invasione turca, e i Chetnick serbi fecero rappresaglie con atrocità sui croati abitanti nei territori della Bosnia-Erzegovina. Non fu perciò una sorpresa che dopo la seconda guerra mondiale vinta dagli alleali nel 1945, i partigiani jugoslavi, che combatterono per l'indipendenza sotto la direzione di Tito e dei comunisti e con un riconoscimento e un trattamento uguale per tuttele nazionalità slavedel sud, guadagnarono un così forte appoggio popolare da parie di lutti. I cattivi ricordi degli orrori del nazionalismo erano ancora freschi. Il «comunismodal voltoumano»venne accet- .P.tJ, BIAl\CO '-Xli.ROSSO lll■R11ilii■tiM111i lato dalla maggioranza della popolazione poiché offrivadi fatto una vita migliore per lutti (inizialmente per il fatto di redistribuire il benessere con la rivoluzione socialista e in seguito per l'incremento del livello di vita e la soddisfazione di bisogni e aspirazioni elementari della gente). Il miglioramento delle condizioni di vita e la ferma opposizione al nazionalismo tennero le forze nazionalistiche sotto controllo e il controllo severo del sistema politico basato sul partito unico non preoccupò la gente per un certo periodo. Ma, una volta soddisfatti i bisogni materiali essenziali e posta verso la metà degli anni settanta la richiesta di un passo in avanti qualitativonella direzione di maggiore efficienza economica e, legata a questa, di maggiore democrazia politica, il gruppo dirigente non seppe mostrare abbastanza coraggio e saggezza per intraprendere questi cambiamenti. Il rischio delle élites comuniste di perdere il potere politico a favore dei nuovi gruppi manageriali e il legame di queste richieste con aspirazioni nazionalistiche in ogni singola nazione, spinsero i dirigenti 67 BibliotecaGino Bianco respingere le riforme e ad inventare nuove soluzioni di socialismoed economia contrattuale. La direzione rigida non consentì la soluzione dei problemi nazionali che vennero nascosti sotto il tappeto, mentre risultati economici soddisfacenti vennero raggiunti durante gli anni settanta in gran parte dovuti all'aiuto del credito estero. Ciò portò all'incremento del debito estero e, dopo la morte di Titoe la scoperta incapacità di ripagare il debito, la Jugoslavia si trovò in una profonda crisi economica e sociale all'inizio del 1980. A causa della mancanza di coesione nel gruppo dirigente succeduto a Titodopo la sua morte e con un livello di vita decrescente si crearono condizioni perfette per la rinascita di idee nazionali (stiche), favorite dall'introduzione di elezioni democratiche che aprirono la strada a un sistema multipartitico in tutte le unità federali alla fine degli anni ottanta. I vincitori di fatto nelle prime elezioni libere non sono stati solo i partiti anticomunisti ma, soprattutto, i partiti pronazionalisti. L'opzione Jugoslavia non ebbe una possibilità di successo perfino nella Bosnia-Erzegovina, di nazionalità mista. Di conseguenza i comunisti, sotto un nuovo nome, potettero vincere in alcune repubbliche sulla base di un programma nazionalista in concorrenza con gruppi nazionalisti non comunisti. Data l'impossibilità di offrire un migliore livello di vita per la situazione di crisi economica, i dirigenti politici nelle varie unità federali potevano sopravvivere solo riempiendo i loro elettori con slogan nazionalistici (accusando il governo centrale o altre nazioni di sfruttarli). Con ciò non si vuol affermare che l'introduzione del sistema multipartitico non porterebbe con se sentimenti nazionali (stici), artificialmente soppressi per un lungo periodo, se il benessere economico della gente continuasse a migliorare. Ma forse, nell'ultima ipotesi, le forze radicali nazionalosliche non guadagnerebbero tanto potere da portare alla guerra e alla distruzione di un paese, e forme più civili potrebbero venir accettate dalle nazioni per risolvere le loro controversie. Nelle condizioni correnti di scarsa leadership politica omogenea, con un programma accettabile a livellofederale e dopo più di un decennio di caduta del livello di vita (tassi di crescila negativi, disoc-
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