Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

Intanto tornando al banco di prova della lotta alla criminalità organizzata qualcosa di nuovo e di efficace si può tentare. C'è un diffuso accordo all'idea di «riciclare» all'inverso i beni confiscati alla criminalità organizzata, attribuendoli nelle forme necessarie: alla lotta alla droga; alle Comunità terapeutiche; alle vittime delle estorsioni; alle vittime in genere della «Piovra». Un principio che è contenuto anche nella legge 162/90 ed ora anche nella contestata proposta di risoluzione Cooney, che sarà discussa in febbraio dal Parlamento Europeo. Purtroppo con la vigente legislazione è un principio di difficile, se non impossibile, applicazione. Tanto che non credo che nella legge finanziaria per il '92 sia prevista una sola lira in entrata, derivante alla vendita dei beni confiscati. Mi sono permesso di proporre ai Ministri Scotti, Martelli e Iervolino, di varare provvedimeni.)JI. BIANCO l.XH. ROS.SO lih#Oiil ti urgenti per rendere attuabile il principio, ma non vedo volontà concrete. Il risultato è che si fa un gran parlare quando provvedimenti anche clamorosi vengono proposti, riferiti a ingenti beni di noti malavitosi, ma poi le lungaggini, i provvedimenti giudiziari contraddittori, annacquano se non annullano quelle misure fino alla reintegra dei «legittimi» proprietari. Ripeto, con l'attuale sistema normativo i provvedimenti definitivi sono pochissimi e riferiti a beni di scarsissimo valore,. vi è un solo esempio, dovuto al coraggio del Sindaco di Cassano Ionico, il Sen. Salvatore Frasca, che è riuscito ad ottenere per quel Comune (ma solo in convenzione) due aziende agricole confiscate alla criminalità organizzata, messe poi a disposizione della Comunità terapeutica Saman. Un esempio emblematico di quello che si potrebbe fare e non si fa. E naturalmente penso che anche qui non si tratti di pura casualità. La lotta alla criminalità organizzata si realizza essenzialmente sul piano economico, sulla capacità dello Stato di togliere concretamente i beni realizzati con le attività malavitose. Altrimenti è aria fritta, pura facciata. Naturalmente «restituire» quei beni nelle forme giuste alle vittime della malavita appare un fatto doveroso oltre che opportuno da parte dello Stato. Mi dico sempre: possibile che nessuno ci abbia pensato? Eppure mi sembra così ovvio questo principio. La verità è che, quando si deve andare sul duro di provvedimenti veri e seri, i problemi ci sono e sono evidenti. La lotta con le dichiarazioni e con i provvedimenti spettacolari, compresi gli scioglimenti di tanti Consigli comunali, ma di scarsa incidenza reale, è molto più facile e sicuramente meno rischiosa. E per tutti. Notabibliografica • AA.VV., Volontariatos,ocietà e pubblici poteri, ed. Dehoniane, Bologna, 1980. • AA.VV., Guida al volontariatoitaliano, 3v, Ed. Sei, Torino, 1990 • A. 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