Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

ti umani e di cittadinanza, lotta alla emarginazione, che emerge dal confronto delle disposizioni contenute nei due articolati, ma ancor più dalla intenzione dei legislatori, dichiarata da tutti i presentatori dei progetti e disegni di legge, posti in discussione in Parlamento. Mutano i modi, i mezzi, le strutture per raggiungere il comune obiettivo privilegiato, ma è appunto questa diversità che consente un più vasto campo di interventi e di impegno di forze sociali per raggiungerlo. 6. Sono diverse anche le agevolazioni di carattere normativo, giuridiche, fiscale, economiche amministrative, procedurali, ecc., riservate alle due forme di libera aggregazione dei cittadini. In sintesi potremmo dire che le loro finalità sono comuni o affini: - semplificare o alleggerire il cammino costitutivo sia nelle procedure che nei risvolti economici; - esentare da alcuni adempimenti di gestione, richiesti invece per altre realtà sociali; - favorire lo sviluppo della progettualità, imprenditività; .P-ll, BIANCO lXltROS.SO i•ii#iilil - consentire di valorizzare quei soggetti che il mondo dell'industria, e della produzione in genere cercano di non assumere nonostante le disposizioni di legge per i problemi di adattamento psicologico, relazionale, tecnico che il loro inserimento crea nei posti di lavoro; - ancorare le realtà al territorio e promuovere rapporti, costruttivi con le istituzioni, nel rispetto della originalità ed autonomia reciproca dei contraenti. - sostenere con un apporto pur parziale dello Statuto, i cittadini che tendono a tradurre in realtà operativa i diritti costituzionali a favoredelle fasce più deboli della comunità. 7. La comune finalità delle due leggi. La logica unitaria che le sottende nella specificità dei rispettivi ruoli e strumenti di attuazione, l'etica solidaristica che le anima, ben al di là di una visione puramente assistenziale, favorirà il trasformarsi di gruppi e associazioni di volontariato, parzialmente o totalmente, in cooperative ogni volta che si constaterà l'opportunità di questo passaggio per adempiere all'urgenza di far fronte ad esigenze che una scelta di gratuità pura non può apportare adeguatamente. Nel contempo tutti quei membri dell'associazione che non fossero interessati o disponibili all'ipotesi cooperativa, potranno continuare ad appoggiarle dall'esterno costituendo un raccordo o un ponte fra la medesima cooperativa e l'ambiente territoriale in cui opera, responsabilizzando al suo successo una sempre più vasta opinione pubblica. Pur fermandosi, per i limiti di spazio affidati a questa riflessione, ad alcune prime considerazioni ci sembra di poter dire che se nella nuova legislatura saranno varate con la necessaria tempestività la legge sulla Riforma dei Servizi Sociali e dell'Associazionismo, ci avvieremo ad un nuovo tipo di stato sociale munito di strumenti adatti e necessari per definire ed attuare un intervento di carattere innovativo, rispetto alla situazione degli anni ottanta, dimostrando così - a livello parlamentare e governativo - una concreta strategia dell'attenzione verso chi ancora non gode della pienezza dei diritti costituzionali e di una cittadinanza attiva. Politichseocialei volontariato unaintegrazionecessaria A nche in Italia a partire dallo scorso decennio si è venuto sviluppando un ampio dibattito attorno ad un fenomeno sociale dalle dimensioni crescenti: il «volontariato». Le ricerche ed i sondaggi svoltipresso la popolazione hanno dimostralo il suo crescere sia in senso quantitativo sia in quello qualitativo. Uno dei caratteri peculiari del volontariato odierno, rispetto alle esperienze dei decenni addietro, è un più stretto rapporto con il sistema di welfare, il quale si con - BibliotecaGino Bianco di Daniele Marini cretizza nella semplice collaborazione alle iniziative, fino alla stipula di convenzioni con gli enti pubblici. Questo approccio analitico ha fortemente permeato di sé il dibattito politico e culturale al punto che i due principali filoni di riflessione su queste tematiche si sono sviluppati avendo quale denominatore comune proprio il welfare state. Il primo filone ha sottolinealo come a fronte di domande sociali crescenti, innescate dallo stesso sistema assistenziale, il welfare abbia risposto con prestazioni socio-assistenziali a scarso contenuto quali50 tativo e, di fatto, traducendole in «monetizzazioni».Di qui l'impossibilitàdi incrementare in misura crescente le spese in risposta alle richieste, per cui si è parlato di «crisi fiscale» dello Stato, di «crisi del Welfare state». In questo contesto il «sociale»- secondo tale prospettiva - grazie ad una sua intrinseca capacità di autogenerarsi è riuscito ad autonomizzarsi e riprodursi sul piano organizzativo e valoriale rispetto al «pubblico». Il secondo filone d'analisi, invece, sottolinea come esista comunque una connessione delle organizzazioni volontarie con

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