La dottrina giuridica più avvertita e più sensibile aveva già da tempo evidenziato, i limitidi questo dettato normativo, che tendeva a comprimere la portata sociale del fenomeno cooperativo restringendone gli effetti immediati alla sola base sociale. Prendendo le mosse da questa analisi critica da anni era scaturita la tesi della «mutualità allargata» per la quale destinatari dei benefici dell'attività erano tutti coloro che appartenevano al «gruppo sociale di riferimento»della cooperativa, e per quanti operavano nel servizio agli ultimi era evidente che secondo il principio della condivisione, sono proprio costoro - tossicodipendenti, handicappati, anziani, uiinori senza famiglia ecc - a costituire il «gruppo sociale di riferimento». D'altra parte questa evoluzione da un mutuo soccorso tra soci ed una solidarietà con chi è nel bisogno non è una forzatura della dottrina, ma è avvenuta concretamente e spontaneamente, e va sempre più affermandosi all'interno del movimento cooperativo come elemento decisivo della sua maturazione e del suo sviluppo. Con questo provvedimento, che nasce dal riconoscimento della funzione centrale della persona e della solidarietà, si riconosce la cooperazione come la formula più adatta ad esprimere e a dare configurazione giuridica a molte realtà assistenziali che al proprio interno realizzano una vera partecipazione, una gestione democratica, una condivisione dei bisogni ed una accoglienza nei confronti del «diverso». Esiste, da sempre, un legame tra cooperativismo, servizi sociali e gestione dei servizi di comunità. La cooperativa costituisce dunque la naturale formula giuridica dei servizi sociali che pur assumendo dimensioni e connotazioni di impresa, vogliono strutturarsi secondo i principi comunitari. BibliotecaGinoBianco .P.tJ, BIANCO \Xli, ROS&> iit•#Oiltl Alle cooperative di produzione, a quelle di servizio si è ora aggiunta una nuova formula di cooperativa che presenta caratteri »misti»di produzione e di servizi. Essa è nata e si è sviluppata come lo strumento più adatto a risolvere problemi gravi quali quelli relativi all'handicap e alle malattie mentali e sulla tossicodipendenza. Le cooperative sociali hanno come obiettivo quello di garantire a persone particolarmente svantaggiate la possibilità di una stabile e definitiva occupazione, favorendo processi di sviluppo individuale di risocializzazione. Il porre il servizio prestato quale scopo principale della cooperativa si traduce normalmente in una dinamica originale di intervento nel sociale: il punto di partenza è il bisogno dell'altro e quindi ci si organizza in modo tale da rispondervi adeguatamente ed efficientemente. È per questo che oggi, e in futuro sempre di più, servono strutture nuove e flessibili, capaci di operare in modo produttivo grazie alla presenza dei soci normodotati e nel contempo essere attente a quelli che sono i soggetti più svantaggiali, coniugando un razionale uso delle risorse con una oculata condivisione dei fini. È, infatti, proprio l'attività economica quella che offre al socio handicappato ed emarginato la concreta possibilità di una riabilitazione o di una integrazione sociale offrendo loro il passaggio da una condizione di marginalità ad una di protagonismo. Nonostante i tempi molto lunghi della legislazione sta maturando il seme di quella nuova cultura mutualistica e solidaristica che affonda le sue radici a livello istituzionale nell'art. 45 della Costituzione. La cui attuazione sarà possibile solo se si coinvolgeranno pienamente le forze sociali vitali ed emergenti nell'elaborazione e progetta48 zione di un sistema sociale più equo con le nuove esigenze, che pur già si intravedono all'orizzonte. In questo senso le cooperative sociali costituiscono già - a mio avviso - un vero e proprio «laboratorio»tendente a costruire un nuovo ed ambizioso progetto: inserire all'interno di un sistema organico e funzionale i requisiti tipici di una gestione economica dell'impresa, quali l'efficienza e la produttività con la promozione e la realizzazione, sul piano operativo, di valori solidaristici, etici, sociali e culturali. È dunque per questo insieme di ragioni che mi preme sottolineare come di fronte ad una società che crea continuamente nuove emarginazioni e povertà cresca sempre di più la consapevolezza dell'impossibilità di dare ad essi una unica risposta istituzionalizzata; che sia priva cioè di quella necessaria flessibilità e duttilità, di quel naturale radicamento nella realtà «locale», che consente alle cooperative sociali di risolvere tanti personalizzati concreti problemi. Infatti è proprio la dimensione locale che fa assumere alle cooperative sociali un valore strategico in quanto esse consentono di individuare soluzioni appropriate per ogni tipo di problema, esigenza, difficoltà, per ogni situazione socio-economica particolare. Ecco perché tali cooperative sono un soggetto significativo e rilevante nello scenario degli attori sociali del nostro Paese. Se oggi tutti ne riconoscono unanimamente il loro valore e l'insostituibile presenza e funzione sociale lo si deve soprattutto a quei numerosi operatori che in questi anni, con la loro costanza e determinazione, il loro spirito di dedizione uniti alla consapevolezza e lungimiranza hanno costruito, giorno dopo giorno,le fondamenta di questo nuovoedificiodellacooperazione sociale.
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