Il Bianco & il Rosso - anno III - n. 25 - febbraio 1992

.PJJ, BIANCO '-Xli.ROSSO ll•HdJAlill tito dei Referendum e molte formazioni locali, tutte con aspirazioni e, non poche, con possibilità di inviare qualche loro rappresentante alla Camera dei Deputati. Se nel precedente Parlamento le cose non andavano bene, nel prossimo, verosimilmente, andranno peggio. La prima conseguenza da trarre è che per coltivare qualche residua possibilità di restare in Europa non possiamo più rimandare una radicale modifica delle istituzioni e del sistema elettorale. L'attuale sistema politico è ormai in decomposizione e perciò non è più rinviabile una rifondazione della Repubblica. A questo scopo, non sono di alcuna utilità talune stravaganze che sono state prospettate nella concitata fase finale della legislatura. Che fortunatamente, però, non hanno avuto seguito. Mi riferisco, in primo luogo, agli inviti, provenienti per lo più dallo schieramento politico di opposizione, a superare le etichette tradizionali, con quel che significano di vecchio e di paralizzante ed a costituire il «fronte degli onesti». Partito trasversale per eccellenza il quale avrebbe dovuto darsi come unico e fondamentale obiettivo di conquistare il governo e risanare il paese. Nessuno dubita, ovviamente, che di onestà e risanamento, in Italia, ci sia assoluto bisogno. Ma riconoscerlo non significa ritenere utili e politicamente sensati simili inviti. L'onestà esprime un requisito morale e personale indispensabile, ma non costituisce né un contenuto, né un comune denominatore politico di alcun valore. Possiamo infatti essere tutti onesti, onestissimi, ed avere idee opposte ed inconciliabili: su coBibliotecaGino Bianco 3 me cambiare le istituzioni politiche; su come combattere la mafia; su come contrastare il razzismo; su come far pagare le tasse; su come far funzionare i servizi pubblici; su come rendere più vivibili le nostre città. Da sinistra a destra, in tutte le formazioni politiche, ci sono uomini di indiscutibile, specchiata onestà. Ma se formassero uno schieramento comune la sua credibilità politica, in termini di coerenza e di capacità operativa, sarebbe uguale a zero. Nè ha maggior significato e credibilità l'invito, proveniente per lo più dal Pds, a costruire una sorta di «frontedel cambiamento». In sostanza, un fronte contro la Dc o, come si usa dire, contro il «sistema di potere Dc». Ora, Dio solo sa quanto ci sia bisogno di cambiamento nella politica italiana. Se, però, manca una proposta, se non si precisa un disegno convergente, l'evocazione indiscriminata di un cambiamento purchessia diventa una fuga dalla politica. Una alleanza fondata su ragioni indefinite verrebbe giustamente percepita dagli elettori, più che come la forza di una alternativa, come l'insidia di una congiura. Sono personalmente convinto che siano assai estesi e non immotivati i dubbi, che serpeggiano nell'opinione pubblica, circa la capacità dell'attuale classe politica (ed in particolare della Dc che nel governo del paese ha avuto un ininterrotto ruolo preminente) a curare i guasti che essa stessa ha prodotto. Scontiamo certamente le conseguenze di governi inadeguati, ma soprattutto di istituzioni decrepite che si sarebbero dovute riformare da anni. Ma --~ - -~--.l ·-:---..,,

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