ic)JJ, BIANCO l.XH,ROSSO Mii•li••II ricani ! A cui rispondo: cosa avremo dovuto fare, subire passivamente la dittatura di un comunismo allora stalinista?). Furono dunque predisposti itinerari e collegamenti per confluire, dalle varie zone, verso la montagna. Quando, nel 1948, l'organizzazione fu posta, per così dire, in allarme rosso, i collegamenti furono affidati ad una rete di radio trasmittenti, sintetizzate con la capo-maglia centrale. Come si vede, le armi non ci furono fornite dai carabinieri, i quali non furono da noi informati, anche se probabilmente intuivano che non ce ne stavamo con le mani in mano. Soprattutto, non ci fu nessuna direttiva nazionale: tant'è vero che, quando ne informai Scelba, allora Ministro dell'Interno, in occasione di un suo comizio a Modena nel marzo 1948, ne ottenni una recisa disapprovazione: «È lo Stato, disse, che deve difendere con le sue forze la democrazia». Lo lasciammo dire: lui tornava a Roma e noi restavamo qui, nel pericolo. L'organizzazione fu smantellata, con segnalazioni anonime ai carabinieri circa l'ubicazione dei depositi di armi, solo dalla fine del 1948, quando ci si convinse che ormai l'ipotesi di un golpe comunista era tramontata. Questa dunque fu l'esperienza modenese. È probabile che in alcune zone dell'Italia del Nord ci sia stata qualche iniziativa più o meno simile; qualcosa può esservi stato in Toscana e in aree limitrofe. Del tutto inverosimile è pensare a cose del genere nel Meridione e particolarmente in Sardegna, dove non c'erano che partigiani comunisti armati e dove la flotta inglese incrociava nei paraggi. 3 -E allora Cossiga? Il suo vecchio parroco ha detto che forse ha fatto confusione fra i mitra e i ceri con cui andava in processione. Che sull'argomento abbia parlato avventatamente lo dimostrano le sue dichiarazioni del secondo giorno: i comunisti, ha detto, avevano più armi di quante ne abbia l'esercito oggi; e, ha aggiunto, «nel triangolo di Reggio furono uccisi 83 preti». Cosa assolutamente infondata. La quale dimostrano che il Presidente dice soprattutto ciò che gli viene in mente, senza nemmeno informarsi presso i suoi esperti e collaboratori. E purtroppo non è la sola volta che il Presidente, a forza di parlare, eccede. Non è escluso che Cossiga, con quelle «rivelazioni»(su fatti che poi erano già arcinoti, salvo le sue giovanili imprese da guerrigliero) un proprio obiettivo ce l'avesse. Il grande difensore di GlaBibliotecaGino Bianco 23 dio forse voleva dimostrare che questa organizzazione è stata la continuazione di una strategia generale della Democrazia Cristiana, cominciata fin dal '48, di fronteggiare il comunismo con le armi più che con la politica. Per quanto riguarda l'esperienza modenese, è ridicolo pensare a qualsiasi forma di continuità fra la nostra organizzazione armata postbellica, sciolta nel 1948-49,e i quattro o cinque ex-partigiani entrati nella Gladio quindici anni dopo. Ma, più in generale, è ridicolo attribuire la sconfitta del comunismo italiano a fattori diversi dal confronto politico che, con intensità e modalità diverse, si è sviluppato nel corso di questi quasi cinquant'anni. Anche nell'immediato dopoguerra nessun peso politico ebbe la nostra organizzazione armata: non furono le nostre armi - del resto mai usate - a spaventare i comunisti; così come non li hanno terrorizzati i seicento gladiatori. Il comunismo italiano non ha vinto (nel senso che, pur avendo contribuito in molti casi alla realizzazione di importanti progressi civili e sociali, non ha ottenuto il consenso sufficiente per assumere il governo del paese) a causa dell'impegno culturale, politico, sindacale, sociale di migliaia di dirigenti, di centinaia di migliaia di militanti che hanno combattuto con le sole armi della democrazia: che sono le idee. Perché questa rivisitazione storico-politica? Per precisare fatti su cui è stato sollevato un gran polverone. Ma soprattutto per trarne una conclusione: non c'è nessun bisogno di riscrivere la storia del «quarantennio democristiano» (come è stato scritto) perché oggi si sarebbe alzato il velo su oscure operazioni antidemocratiche che sarebbero servite a sconfiggere il partito comunista. Questa sconfitta è frutto del confronto politico, che ha messo in luce l'incapacità del comunismo di rispondere alle speranze del progresso umano. Cosi come ha confermato la storia sul piano mondiale. Ma adesso è ora di lasciare le vicende del passato agli studiosi; e di discutere dell'oggi e del domani.
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