.P-lLBIANCO \XILROSSO llldUMMM\.i#itiifAnij■ traddistingue il nostro Paese. In particolare si è posto l'accento sulla necessità di chiarire alla gente la reale portata di ciascuna proposta di riforma, quali tra di esse vanno effettivamente nel segno di una alternanza possibile e come i partiti della sinistra dovrebbero affrontare tale decisivo appuntamento. Il Prof. Ettore Rotelli ha chiarito la posizione favorevole di ReS sui Referendum economici del Comitato promosso da Giannini, e negativa su quelli di natura elettorale proposti da Segni. Rotelli ha affermato che, al di là delle intenzioni di facciata sul ricambio politico, di fatto i referendum elettorali tendono a lasciare il sistema con le stesse regole del gioco senza quella garanzia di creare i due schieramenti chiaramente contrapposti e alternativi nella guida politica del governo del Paese e degli Enti locali. Pierre Camiti ha posto l'accento sulla necessità di una riforma della politica come aspetto fondamentale per uscire dal tunnel della grave crisi istituzionale che investe il Paese a tutti i livelli ed ha chiarito quali possono essere i meccanismi per indurre, anche in Italia, il sistema dell'alternanza. La elezione diretta del Capo dello Stato e del Sindaco per i Comuni è l'innovazione istituzionale, che più di altre, può arrestare la degenerazione del sistema dei partiti e consentire alternanza e condizioni di reale governabilità. LeconclusionidelDirettivodiReS - 1comitato direttivo di ReS si è riunito a Ro1 ma martedì 7 gennaio per esaminare la situazione politica e la imminente scadenza elettorale. Nel corso dell'ampio dibattito, che ha riconfermato la scelta di ReS per la politica dell'alternanza come passaggio ob- - bligato per la modernizzazione e la moralizzazione del sistema politico italiano si è espressa la più viva preoccupazione per il continuo degrado dei rapporti nella sinistra che può ulteriormente pregiudicare tale prospettiva. Il comitato direttivo di ReS ritiene che la principale responsabilità per questo stato di cose sia da attribuire al Pds. Innanzitutto per la posizione che ha assunto sulle riforme istituzionali, più tesa a conservare lo status quo che a indurre le condizioni per l'alternanza. Ma, soprattutto, per la vaghezza, l'oscillazione culturale e di strategia politica che caratterizza le iniziativeed i comportarne - ti del Pds e che lo rende sempre più indecifrabile. Più passa il tempo e più il Pds appare, infatti, impantanato in mezzo al guado. Ondeggiante tra verbosi alternativismi ed opportunistici consociativismi. Per uscirne il Pds non può più sottrarsi all'esigenza di scegliere tra due possibili strade. La prima consiste nella trasformazione di quel che resta del vecchio Pci in un partito radicale di BibliotecaGino Bianco 62 massa: un po' ambientalista, un po' solidarista, un po' internazionalista, sempre convinto che si possa continuamente separare la critica dalla assunzione di responsabilità e per questo espressione più di una cultura di opposizione (anche se liberaldemocratica) che di governo. La seconda consiste nella ricomposizione politica con il Partito Socialista Italiano, anche senaturalmente con forme organizzative appropriate e rispettose di uno spazio di autonomia reciproca. Questa strada ha il vantaggio di essere indiscutibilmente più lineare e comprensibile. Vada sè che si tratta di una scelta opposta a quella della rissa con il Psi che sembra privilegiata dalle ansie elettorali di molti dirigenti del Pds. Tuttavia, lo scioglimento del vecchio Pci (ed il prezzo pagato con la costituzione di Rifondazione Comunista) non potrebbe che essere considerato una incomprensibile dissennatezza se si risolvesse nel congelamento persino dei voti Pds. C'è perciò da sperare e soprattutto da lavorare perché un simile approdo sia scongiurato. Anche perché renderebbe ancora più problematica l'affermazione delle ragioni di una rinnovata sinistra riformista e democratica di cui il paese ha invece bisogno per rendere possibile la democrazia dell'alternanza. In questo quadro, per quanto riguarda la sca-
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