Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 9 - ottobre 1990

.{)11. BIANCO l.XII. ROS.."4:) iiiiiii•h Il ministro Romita annuncia la vittoria della Repubblica, giugno 1946 I prezzi delle materie prime diverse dall'energia sono in discesa. L'indicizzazione della scala mobile non incide più per oltre 1'80, ma solo per il 46%. Infine, la politica monetaria è maggiormente sotto controllo rispetto alle due precedenti occasioni, anche se essa subisce i vincoli della riduzione della banda di oscillazione della lira all'interno dello Sme. Il cambio stabile, che ha consentito nella prima parte dell'anno una efficace gestione del debito pubblico riducendo i tassi di interesse e i differenziali nei tassi grazie alla riduzione del premio necessario per compensare il rischio sul cambio per gli investitori richiederebbe che la deflazione prodotta dallo shock esterno andasse a carico della domanda interna, per consentire il trasferimento di ricchezza ai paesi produttori. Ma la riduzione della domanda comporta costi politici e socialisti che il sistema italiano ha nel passato dimostrato di non voler assumere. Teoricamente non dovrebbero più essere possibili svalutazioni competitive e, perciò, le rigidità dei costi salariali rischiano di ridurre ulteriormente i margini delle imprese e la concorrenzialità del sistema produttivo, particolarmente nei settori non protetti dalla concorrenza internazionale. Questo peggioramento competitivo si aggiunge a quello che è in corso, sia pure lentamente, negli ultimi due anni. Esso non può più essere compensato, come è ampiamente avvenuto nella prima parte degli anni '80 attraverso le fiscalizzazioni degli oneri sociali finanziate dal «fiscal drag» da interventi di politica fiscale a causa della necessità di riportare sotto controllo la dinamica tendenziale del disavanzo e del debito pubblico con una manovra in ■ - ■ - ----- - -~- -- ~ tre anni di ampie dimensioni per poter giungere all'appuntamento del 1992 in una situazione di maggiore convergenza del nostro sistema economico e non perdere contatto con i paesi più forti dell'Europa nel processo di integrazione economica e politica ed evitare nei fatti l'Europa a due velocità. Anzi, l'aggiustamento necessario nei conti finanziari pubblici potrebbe anch'esso contribuire a peggiorare ulteriormente la posizione competitiva del sistema produttivo. La risultante erosione dei margini delle imprese potrebbe finire con l'innestare una crisi competitiva, i cui segni esterni più vistosi sarebbero l'aumento del disavanzo esterno di parte corrente e crescenti difficoltà per il suo finanziamento. Alla fine verrebbe posto in pericolo la stessa stabilità del cambio. A questi pericoli occorre rispondere con saggezza e preveggenza affrontando in una impostazione pluriennale di ampio respiro i nodi strutturali che attanagliano il nostro paese e che ne imbrigliano la competitività e ricercando con le parti sociali accordi compatibili con la nuova realtà e le serie sfide del futuro. I settori sui quali occorre incidere profondamente sono ben noti; le evasioni ed erosioni del sistema tributario e contributivo, le inefficienze dei servizi, gli sprechi delle politiche sociali che sono oramai dominate da meccanismi fuori controllo, le divergenze negli andamenti salariali e le rigidità ancora esistenti nel mercato del lavoro, le distorsioni nell'azione per lo sviluppo del Mezzogiorno. L'obiettivo a cui tendere è la graduale riduzione degli scarti di inflazione e di disoccupazione che sussistono tra il nostro paese e i partners battistrada dell'Europa.

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