L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 42 - 1 marzo 1946

B Anno XXXVI (nuova serie) N. 42: Zurigo 1 Marzo 1946 LIBERAREE FEDERARE QUINDICINALE SOCIALISTA Redazione e Amministrazione: Casella postale No. 225 Selnau. zur,·go 2.· ,Conto postale No. VIII 26 305; Abbonamenti; 24 numeri Fr. 4.-. 12 numeri Fr. 2.-. una copia cent. 20 Telefono 27 4 7 o2 Discussioni precongressuali La lotta delle In attesa che i com:pagni della nostra Federazi.one, ci inviino i loro contributi alla diseussi.one precongressuale, continui.arrw la pubblicazione di oocumenti -significativi delle diverse tendenze nel no-stra partito in Itali.a. La questione della fusione tre tendenze nel partito alle prossime elezioni amministrative con u-:1 solo programma e con una sola lista di candidali : .: An-ehe questo fatto è una n1anifeslazione di maturità. del processo che ci <leve portare alla fusione». Come certi mercanti orientali, insomma, i comunisti chiedevano molto di più (la e federazione • immediata) per contentarsi di meno, per contentarsi della riconferma della ve-echia decisione elettorale ' corno pro,·a che il P. 6. non intende eiudere il problema d.ella «fusione», ma, pur dichiarandola e immatura•, vuole farla «maturare» con fatti concreti. Le sedute del Comitato Centrale Ed i comunisti sono stati accontentati. Cori commovente corrispondenza di amorosi sensi, Nenni sfoderò fin dall'inizio dei lavori del C. C. la vecchia decisione e la fece ~ pprovare - prima ancora c.he 1o specifico argomento della tattica elettorale venisse in dis~ussione ! -, riprodu-een<lola in un c,r<line del gi.orno Faralli. La famosa decisione Iu poi rirncarata da un o. d. g. Ceroni, il quale - contro l'opinione della minoranza che chiedeva per le Federazioni, ~onforme alla costante tradizione del Partito, una ragionevole autonomia elettorale - fa espresso divieto alle nostre sezioni di accedere a blocchi <lei quali non facciano parte i comunisti {non già, si badi, a blocchi dai quali si preten· desse escludere i comunisti, che è cosa ben diversa), facendo così i_comunisti, in molti oasi, arbitri dell'atteggiamento del nostro partit-o. . Come si ricorderà, dopo la deliberazione del Consiglio Nazionale dell'estate scorsa, in cui l'avvento della « fusione» era reclamato « al più presto • e che « di tanto mal Iu madre», i liquidatori fecero una ritirala strategica. Subito dopo il C. N., Nenni scrisse i•nfatti che la « fusione • non era più « attuale 't e che bisognava non parlarne più, -come: noo se ne parlò punto nella celebre mozione Perl;ni-Morandi-Silone del successivo -0tlobre. (Continua in II pagina) Se diamo uno sguardo alla vita del nostrn Pariito dal giorno d-ella sua ricostituzione in qua, essa ci apparirà dominata dalla lotta iQ.terna, ora palese ora sorda, fra quelli che, sostenuti <la un fortissimo appoggio esterno, mirano pertinacemente a « fonderlo » col Partito Comunista - al quale va tutta la loro segreta. ammirazione e fiducia -. e queili che, non avend,o mai perduto, o avendo via via acquistat-0 o riacquistato una . coscienza ~mpre più chiara della perenne ragione di essere del Partit-0 Soci.alista, si oppongon-o a quella liquidazione che di esso si vuol fare e si sono accinti, non meno pertinacemente, alla difesa della sua indipendenza. Quando questa difesa si fa strenua, i primi « mollano » o fingono di « mollare •, essendo la conservazione del potere essenziale al fine -ehe si propongono; quando si fa meno vigile e si attenua, quelli sferrano l'assalto con tutti i mezzi, per conquistare nuove posizioni. Così, volta a Presented • avvenire dellademocrazia • svizzera _y9lwi,,. ~.la:_ fn.sione è « inattuale >1 ora è da farsi « al più presto •; ora essa dìventa una e prospettiva storica >1 ora una « prospettiva politica ». E' questa lotta interna per la sua propria esistenza che ha sin qui logorato e consumato il Partito. E' questa. lotta interna che, mantenendolo in uno stato perpetuo di oscillazione funambulesca e vietandogli <li trovare ogni uhi consistam, lo va spingendo, da una posizione di primato politi-e-o quale sembrava arridergli subito dopo la 'liberazione del Paese, verso la decadenza e la liquidazione (poichè q~esta lenta decadenza, se non infrenata, è pure una maniera di liquidare il Partito, ~ potrebbe benissimo rappresentare un surrogato della « fusione » !). Ma è venuto il momento di concludere hi. lotta interna, arrestare la decadenza e liquidare i liquidatori. La apparente unanimità raccolta dalla mozione Pertini-Morandi-Silone nell'ottobre scor30 si è disgregata. Non ci fu difficile prevedere {vedi « C. S. » del 15 novembre 1945) « con quale anim-o una parte della maggioranza, e precisamente quella che concentra nelle sue mani i sommi poteri ese<.:utivi: aderiva alla mozione e si apprestava ad applicarla •• avendola votata solo per nou trovarsi isolata e svelarsi minoranza. La rece-nle crisi della segreteria (-ehe ci fu gabellata come « tecnica » !) e la recentissima riunione del Comitato Centrale hanno confermato pienamente le nostre previsioni. Il Congresso comunista PMprio mentre il C. C. si riuniva a Roma, il congresso del Partito Comunista ci ha gettato fra i piedi, un'altra volta, la bomba della « fusione •. In realtà i comunisti pretendevano un po' meno <lella « federazione» immediata. « Ma è poi Yero - si era chiesto il Longo nel suo disoorso - che la fusi one sia, oggi, così poco matura che non valga la pena di parlarne? Vediamo che l'unità di azione, malgrado tutli gli ostacoli che la impacciano, Ya già. oltre i limiti di un semplice accor<lo d'azione comune, per ac::sumere, in molti casi ed in molti luoghi, figura e censislenza <li una. vera e propria unità organizzativa». Ed a ripro,a di questo giustissimo rilievo il Lon!;O citarn. olfre le Oiunle d'intesa centrali e periferiche. molli casi <li lavoro comune, Ira i due Partili, di certe iniziative c.omuni. « dalla. gi~rnata della Cost.ituente <lel 14 ottobre, ai tre q11oti<liani t~ cinque Sl"tlimanali rerlalti, amministrati. diffusi in comune,. Ed. infine. e reiteratamente, ric-0rdant una Yecrhia. flecisione dei due Parlif i (febbraio 1945, anteriore cioè alla libera- ~n.--· h\}l'41Jl1a ~~Xoffl 3 ifl~ JYC$Cnfjrr· Siamo lieti di poter pubblicare come primizia iJ. .cwpitolo finale del libro di E. Reale sulla Svizzera, che uscirà pro-ssimamente a cura dèlw «Gh:ililàdel Libro». Chi, dop-o averne interrogato la storia, studiato i fattori fisici e demografici, osservato i -eoslumi e le leggi, le istituzioni e l'organizzazione, intenda pronunziare un giudizio conclusivo su un -p-opoloe scrutarne le ;possibilità. e prospettive d'avvenire, è indotto ad indagare quali ne siano le caratteristiche essenziali, quali gli aspetti particolari e ,differenziali, quali le dirntl-ive costanti della vita e del divenire. Quali sono le caratteristiche costanti della vita passata e presente della Svizzeera., quali le prevedibili prospetti ve del suo avvenire ? L'idea della Svizzera è inseparabile da quella della democrazia. La Confederazione è sorta come una democrazia, una libera unione di montanari decisi a difendere o conservare i propri beni ed i propri diritti, ha trovato nella democrazia la sua ragione di ,vita, non saprebbe sussistere senza la democrazia. Le forme nelle quali la democrazia si esprime e s'incarna non sono, s'intende, sempre le stesse. Esse si modificano e si evolvono con i tempi. N è la democrazia odierna è, nella Svizzera. quella dei secoli scorsi, nè essa potrebbe soprovviverc senza le evoluzioni e trasformazioni imposte dai nuovi tempi e dalle nuove esigenze. Ma l'idea essenziale della democra - zia - il governo del popolo a mezzo del p-opolo per il popolo - è connaturata alla Svizzera. Altri paesi hanno potuto sperimentare forme di governo e di vita estranee o contrarie alla democrazia. La .Svizzera non lo potrebbe, senza rinunziare alla sua stessa individualità e alla medesima sua esistenza. Perciò, oltre che per lo spirito cd il carattere dei suoi abitanti, i regimi totalitari, quali ne siano stai.i il nome, la struttura, le forme, non hanno mai incontralo larghezza di simpatie nel popolo svizzel'-0, ed i movimenti politici che ad essi si ispiravano non hanno trovalo seguito, se non in ristrettissime cerchie di alcune classi e categorie sociali, anche quando le dottrine e le istiluzi-0ni che proclamavano e preconizzavano sembrava dovessero foggiare per lungo tempo i destini dell'intera Europa. ~fa, oggi e più negli anni tempestosi eh<-' $Uccedcranno alla. guerra, è necessario, pcrchè la democrazia sussista, che essa, dal campo politico - ove ha raggiunt.o tutte le perfezioni - c::i trasporti nel campo sociale. I popoli non rcdamano soltanto un'uguaglianza dinanzi alla le~~e o nella partecipazione alla vita pubblica. K,c::i richiedono cd esigono. se non un'uguaglianza di fallo, contraria alla natura delle co:,e. una parità di condizioni iniziali rii vita. che permetta lo sviluppo di at 1cc acità senza differenze e $enza privilegi di classe e di categorie e quelle rrevidenze sociali, che, assicurando la contiwità e la dignità di un lavoro equamente ntribuilo, liberino l'uomo dal terrore della miseria e del bisogno. E' un'esigenza alla quale nessun paese potrà sottrarsi in un avvenire più o meno immediato, perchè è imposta. dalle tendenze dei tempi e dalle leggi del processo storico. Tanto meno potrà sottrarvisi la Svizzera che presenta tutte ·le condizioni adatte a -ehe una tale evoluzione si compia senza urti e senza tumulti. Perchè ciò sia è necessario che le sue classi dirigenti abbiano una più larga visione delle necessità del paese, un maggior spirito <li subordinazione degli interessi particolari a quelli genera.li e comuni, una più grande audacia in materia di provvidenze sociali. Se esse sapranno intendere queste ne-eessità dei nuovi tempi, il piccolo popolo svizzero potrà superare le immancabili crisi dei prossimi anni, costituire ed offrire ancora, come per il ,passato, un gran<le esempio, e mostrare come la libertà e la <lemocrazia si concilino non solo con l'ordine di una benintesa autorità, ma anche con le ,più ardite riforme ed innovazioni. Un'altra caratteristica essenziale della Svizzera e che la distingue da ogni altro paese d'Europa è la varietà, è la diversa molteplice vita delle sue comunità Tegionali e locali, è il profondo senso <lelle autonomie. Non v'è paese in Europa, del quale gli abitanti siano più diversi per origini, per tradizioni, per costumi, p-er tendenze dello spirito, :per genere di vita, e, persino, direi, per l'aspett-0 fisico. Ma non v'è forse nessun paese in Europa nel quale la solidarietà nazionale sia più viva, più forle sia il vincolo che uni.sce i citta<linì alla piccola patria più squisito il senso di fraternità che li lega fra loro nelle vicende tristi e nelle liete. « Che cosa divertente -· osservava Gottf ried Keller - che gli Svizzeri non siano fatti tutti sullo stesso modello, che vi siano degli Zurighesi e dei Bernesi, degli Un tervaldesi e <lei Neocastellani, dei Grigioncsi. dei Basilesi - persino due specie <li Basilesi -, che vi siano una storia di Appcnzello cd una di Ginevra. Questa varietà nell'unili\. - e Dio voglia conservarcela - è la. vera scuola dell'amicizia, e soltanto là <love la solidarietà politica. è completala da un legam-e personale d'amicizia, si raooiunoe ~ 00 ':> lv perfezione •. Questa unità nella varietà. sopravissuta alle più diveri'e vicende ed ai più aspri -contrasti, aunwnlata e rinsaJ.<lata dalle grandi prove ilellt' dnc più ~randi guerrl" che la storia del mondo nbbia oonosciulo. è stata re,-a po.c::sibill" rla nn'allra -delle costanti della storia svizzPra: il federali,:.mo. Primo r men-lio di lutti I'.> in Europa. il pop-olo svizzero ha comprego che la <liverqi(à, è una ricchezza, <;he non può e (Conlinua in III pagina) Italia d'ogg~ Consigli di gestione al gruppo Fiat A Roma i rappresenta,nti torinesi del lavoro e del capitale hanI10 esaminato con i ministri Granchi e Barbareschi il progetto di s,istemazione del complesso Fiat con la istituzione del Consiglio di gestione. Questo è il ri•sultato di circa due mesi di trattat,ive tra il C.L.N. aziendale e la proprietà Fiat, rappresentata da Valletta, AgnelN, Camarana con /.a mediazione de,l dott. Guglielmone ,in qualità di p,residente della commissione economica piemontese del C.L.N. L'aocordo sarebbe stato raggiunto su quesN punti: iil Consig.fi-0ha la rappresentanza degl,i elementi del lavoro (.operai, impiegati, capi) a lato de,lle direzioni aziendaU. La nomina dei suoi componenti .spetta quindi alle tre categori,e del lavoro ( operai, impiegati, capi). Essendo le sue funzioni consultive, la denominazione dovrebbe essere conseguenf:oe e guind•i Consigfi.o consultivo dii gestione. C0ompito del Consiglio: essere convocato periodicamente ed obbligatoriamente daUa direzoione per trottare i seguenti argomenti: miglioramento condizioni di vita dei lavoratori ( entro e f uor,i fabbrica); migUoramento della produzione e dei mezzi produttl,vi (accrescimento dell'elficenza produttiva); risparmio sugf.i sf-orzi operai e sui vari fattori deJ costo d•i produzione; incremento dei mezzi produttivi; incremento delfr, assistenze ai lavorat0ori; orientamenti e programmi della produzione e relative -realizzazioni (preventivi e consuntivi ricorrenN). R,ichie,ste aggiunfoive da parte del C.L.N.: criter,i per la formazione deJ bilancio. Numero e composizione dei Consigl-i: un Consiglio per Mirafiori, composto di 9 membri di cui 5 operai e 4 impi,egati: un Consig.fio per ogni .stabif.imenlco composto di un certo numero di meml>r-i a seconda del personale in forza. Nel caso di 5 componenti: 3 operai e 2 impiegati;. nel caso di 7 componenti: 4 operai e 3 impiegati. Periodicità delle riunioni. Riunioni ricorrenti: ordinarie, mensili, staordinarie; nel caso d,i necessità urgente a richiesta del direttore o della maggi,oranza dei membri. Lo stabif.imento dBI gruppo Fiat nel quale de11e sorgere il Consiglio è quello di Mirafiori. Gli organi di amministrazione e di direzione aziendale rimangono inalterati e pe.rciò sono di piena competenza della assemblea degN azionisti e della sua rappresentanza. N ,Consiglio ges-Nonafe /unzionerebbe a lato di cioascu,nadiJrezione d.i a:zie,nda o .stabilimento presieduto dal direttore o dal suo delegato as,sist,ito dai suoi collaboratori. Quel/,o d1i M-irafio.ri è stat,o anche indicato come Consigli-o •centrale. Richieste aggiuntive da parte del C.L.N.: nel caso d,i gravi contrastii tra Comitato diirettivo e ConsigHo c,o,nsultivo di gestione, si riconosce ad e-ntira,mbe ,le parti ,il diritto d,i adire ad un organismo arbitrale regi-onale o centra,[e composto di lavoratori, datori di lavoro, ed un pre-sidenote. Il ri-corso così presentat•o ha valore sospen,s.fvo neJl•e sof.e ,controversie di caraN-ere sociale. L'organismo viene proposto in atte.sa che .fl Governo, nel quadro deJ rì.conosdimento gruridico dei Consigli di ges.f'ione, sanciosce legislat-ivamente un organo esterno agli .stabilrimenti per i rappo.rti e la .soluzio-ne delle cointr-oversie e lavoro. Con l'entrata in funz-ione di questo Cons,iglio consult-ivo, in ambieintii solitamente bene irl!formati, si prospetta la eventualità che 1 il pl'ofes.sore V<1/llebta ssuma ila carica di consigf.iere delegato. GRAZIANI· Rodo!/ o Graziani, consegnato dagli alleati af.le autorità italii<aine, è stato trasportalo nell'isola di P.roc1;da. In un co.floquio, che il ministro della Giustizia Togliiatti ha avuto coJ Procuratore generale dena Corte d'Appello di Roma e ·col Procuratore generale mi,!itare per esaminare il caso del Maresciallo Graziani, consegnato alle autorità italiane dagf.i alleali, è stato deciso che costituendo il « caso GraziQni » il più importante processo di collaboraz,ionismo dopo J'8 settembre 1943, il dibattilo sarà tenuto a Roma presso una Corte Speciale d'Assise che sarà costituita appositamente. Il caso del maresciallo Graziani pone un problema elle rientra nel quadro generale dei rapporti ancora iindefinìli dell'Italia con gli alleati, perchè incide sulla più gelosa prerogativa cli uno Stato indipenclenle, quella dell'amminislra:.ione della giusli:ia. Un comunicato del m<1r,gioscorso dichiara che gli allenti intendevano considerarr (Continua in II p11gina) \

Bit Discussioni precongressuali La lotta delle tre tendenze nel partito (Continuazione dalla I pagina) &i vede ora che i liquidat.ori han ripreso l'offensiva, rinnegando l'" immaturità> <lella « fusione •· Il loro nuovo motlo è fusione in maturazione : ecco quanto è emerso, nelle riunioni del C. C., dai discorsi di Nenni, Basso, Lizza<lri, ecc., i quali non avevain-0mai così apertamente negato ogni specifica funzione del P. S. e, quindi, la necessità della sua autonomia. Tuttavia, per meglio raggiungere il loro scopo e suscitare nel Parlito h imprcssio,ne che la maggioranza. del C. C. li segue, essi han dovuto ritirare una loro mozione fusionista, presentare oome « estraneo alle tendenze > (sic !) l'o. d. g. Faralli più sopra menzionalo; evitare che la mozione Pertini fosse messa ai voti e raccogliesse, forse, l'adosione della maggioranza. Senonchè la manovra è riuscita solo in parte, grazie al contegno di PerLini stesso e dei compagni che in seno al C. C. rappresentano il gruppo degli Amici di " Critica Sociale>, i quali misero :i,n risalto con est.rema energia il dissenso che li separa dai liquidai.ori ed esigettero la pubblicazione delle tre mozioni, che consacrano ormai l'esistenza di tre tend~nze nel Partito. La prima tendenza, quella dei liquidatori, imper,nia la propria 1)-0litica, come avvertimmo un'altra volta (vedi « Critica Sociale» del 15 novembre 1945), su un blocco social - comunista in via di formazione, concepito come strumento animatore della così detta « democrazia progresaiva >, e cioè di una democrazia a tendenze totalitarie, che per attuarsi ha bisogno (mediante la «associazione di massa•, gli svariati « fronti > ed « unioni • e gli appelli alle collaborazioni più larghe possibili) di attutire e confondere nelle masse popolari le distinzi<>ni politi~he, ha bisogno cioè che !e n'lasse rimanganò D"làSSaamorfa, rinnovamento, e di preparare la sostituzione di tali unioni - già nella prossima campagna per le elezioni amministrative - con un nuovo schieramento politico, che ridia speranza e ardore alle classi popolari e raccolga e concentri le forze capaci ad un tempo di r ronteggiaro la reazione e di imporre una repubblica democratica, laica e sociale (altro che compromessi con la monarchia !). In una simile visione politica l'unità. di azione viene pertanto ricondotta al suo vero e solo scopo, che è quello di impegnare le masse comuniste ad un'opera che non è certamente difforme dai loro intendimenti profondi, se non dai calcoli dell'« apparato», e cioè a contribuire alla costruzione -cli una dem-0crazia che sia tale non solo nelle manifestazioni esterne ma anche nel contenuto. Non avendo più come scopo una inattuabile ~ fusione x-, l'unità d'azione dovrà cessare di assumere quella « figura e c6nsistenza di una vera e propria unità organizzativa. rilevata dal Longo; dovrà diventare bensì politicamente più impegnativa mediante un programma preciso e concreto, ma organizzativamenie più sciolta, con l'abolizione delle Giunte d'intesa pcrif eriche e di altri legami del genere fra i due partiti che, oltre tutto, porrebbero in una posizione di inaccettabile inferiorità gli altri partiti e forze che aderisser-0 all'intesa repubblicana e democratica, ormai di urgente preparazi-0ne. Le tre tendenze delineatesi nel Comitato Centrale e che abbiamo sommariamente descritte, si riducono, •come ognun vede, sostanzialmente a due : quella dei liquidatori e quella dei difensori del Partito· o della sua ragione di esistere. Anche se la convocazione del Congresso nazionale, contro ogni interesse, Italia è stata rimandata ad aprile, forse nella. speranza che ipotetici successi elett.orali socialcomunisti rechino prestigio alla tesi « fusionista », non è lontano il momenl-0 in eui la lotta interna. si concluderà e la decadenza del Partito sarà arrestata. Già una serie innumerevole di Congressi provinciali (Torino - Vercelli - Biella - Bergamo - Pavia - Venezia - Padova - Bologna - Ferrara - Ancona - Viterbo - Orvieto - Roma - Napoli - Bari, ecc.) han fatto chiaramente intendere che il Par• lito non ha nessuna volontà. suicida. Tanto più riprovevoli appaiono pertanto gli atti arbitrari decisi da dirigenti che non godono più la fiducia della maggioranza del Partito, quali il tentativo di soppressione della Lega dei Comuni Socialisti e la sua sostituzione con un ufficio burocratico sedente a Roma; l'incitamento alle Federazioni a trasformare i nuclei aziendali in « cellule», proprio mentre è demandato .al Congresso di decidere su questa questione di fondamentale importanza; la negata autonomia alle Federazi-0ni nella prossima 1-0tta elettorale amministrativa; l'imposizione alla Federazione giovanile, sotto minaccia di scioglimento, di rientrare nel comunista « Fronte della gioventù », ossia di sottomettersi ad una politica sulla quale il Congresso del Partito non f'i è mai neppure pr.onunciat-0; l'imposizione alla stessa Federazione Giovanile di una regola (circa l'età dei giovani che possono .appartenervi) contraria allo statulo provvisorio; il divieto fatto ad alcuni -compagni di discutere ull' «Epoca» di Roma l'indi rizz-0 del nostro Parlito (più esattamente : della Direzione), « qualunque sia la sostanza e la forma della discussione » (sic !), mentrn l'« Avanti ! • rifiuta di ospitare ogni nostrn scritto su tale argomento, comporlan<losi comn un vero e proprio giornale di frazione ; h pretesa <li decidere prima del Congresso, ed ;n sua vece, sulla strutlura giuridica e sui [ini del Fondo Matteotti, ecc. ecc. Gi. Effe. d'oggi La seconda, quella di Pertini, ritiene che il P. S. possa rappresentare « nella <lottrina e nella pratica, in modo autentico, le esigenze di tutte le categorie lavoratrici ", e che « la un.ificazi-0ne ,organica della classe lavoratrice rimane un obbiettivo del P. S. », che si realizzerà sul terre-no del socialismo e della democrazia. Questa tendenza, dunque, equivale ad uno schietto atto di fede nell'autonomia del Partito e nella sua inconfondi·bile funzione st-orica. Purtroppo, quasi ossessionato dalla taccia di anticomunista, che i liquidatori. elargiscono generosamente a tutti quanti n-011 la pensano come loro, e da altri motivi sentimentali, Pertini non spinge alle logiche conseguenze le proprie premesse. (Continuazione dalla I pagina) A questo rigore logico ci atteniamo invece noi. Posto come assioma che il proletariato - diseducato e traviato da venti anni di « credere, obbedire e combattere » e da una guerra atroce, quasi completamente scisso dalle ricche esperienze del passato, ricaduto in gran parte in preda a vecchie utopie giacobine e mistiche - soltanto sul terreno del socialismo democratico potrà addestrarsi alla sua missione storica e, quindi, ritrovare la sua· unità politica -; posto questo assioma, per noi diventa altrettanto assiomatica la necess,ità dell'indipendenza del nostro Partito, del Partito che ·è cust-0de della tradizione e della dottrina del socialismo democratico. Come si vede, questa necessità non è motivata (come taluni credono, anche dei nostri !) dalla preoccupazione principale di non respingere i cosidetti ceti medi nelle braccia del « qualunquismo >; bensì e principalmente dalla preoccupazione di ricondurre il proletariato alla coscienza del suo compito storico e dei soli mezzi con i quali può vittoriosamente esercitarlo, unificando intorno a sè tutte le classi del lavoro. Tale è la posizione nostra, tale è il nostro obbligo, che non rin.negheremo mai, senza timore dell'incomprensione (anche dei nostri !) e della so1itu<line. Il nostro programma Questa posizione si sviluppa logicamente sul terreno politico in una concezione generale della democrazia e dell'azione democratica, che non ha niente da fare con la « democrazia progressi va • dei « fusionisti • e dei comunisti. Noi intendiamo che non si cerchi di attutire e conf.ondere nelle masse la coscienza delle distinzioni politiche e di classe, sostituendo all'iniziati va loro quella di un « apparato » che le manovre secondo fini imperscrutabili, ma, al contrario, che si faccia di tutto per risvegliare in esse ed acuire il senso di quelle distinzioni, ossia di toglierle dallo stato <li massa e di elevarle al grado di autrici consapevoli della loro condotta. Niente quindi « uni-0ni" e «fronti» apolitici; ma organizzazione di classe, politica, sindacale, cooperativa, ecc. Quindi : democratizzazione radicale del Partito; democratizzazione dei sindacati, resi autonomi rispett-0 .a qualsiasi forza esterna; ricostituzione immediata dell'Internazi-0nale Socialista, ecc. Per noi non si· tratta di promuovere collaborazioni uni versali allo scopo di mettere in piedi una repubblica purchessia; bensi, al con_tra:i-0, ~i ri~ prendere la lotta, spezzando umon1__naz1-0nah stagnanti e paralitiche, che mortificano. !a qem-0crazia e demoralizzano, a t~tto benefici~ <le}la ea-zi ,!;le, Je. classi polal, ass at~ d GRAZIANI come ,prigio,nieni di guer.ra tutti gli ,appartenenti aUe formazioni miUtari repubbJicane; ma contro quelli che furono catturati dagli organi di polizia italiana mai fu posto ostacolo all'apertura del procedimento e al giud-izio 1de1llanostra autor,ità giudiziaria. Siochè si è verificata la ,singolare incongruenza di ,ma disparità di trattamento per i responsabi,l,i di un'identica attività crimi- _ nosa, secondo che gli alleati o noi li avessimo tratti in arresto: e l'ii,ngiustizia è d·iventata più ,incres,ciosa, quando si è rUevato che capo,ralet·ti della guard,i.a repubblichina, o mode,sN capisquadra deJ.la milizia, venivdno giudi,cat,i e puniti; mentre quasi tutti i Joro capi, e in particolare il •comandante supumo, che il ca,so o l'accorgi.imento aveva fatto cadere neUe mani degli alleati, godono ancoira della ·tutela riservata ai prigionieri di guerra. Si aggiiunga che neppure per Ja respo.nsalYil,ità nei massacri e neUe più terrificanti rappresaglie ( che questa tutela non può certamente icoprii,re) essi vengono giudùcati; mentre a Nwimberga e altrove gli ste.ssi de/titri vengono attribuiti ad oppartenenti ad u,n esericito -.r,egolare,quello tedesco, e 'f)ersino a sudditi ·nemici estiranei alla milizia. N caso cN Grazianri non ha però solo una impo-rtanza dal pUI11todi vista giuridico, ma anche da q,ueUo po1 fiitico. Esso è uno di quelli che magaionmente contribuiscono ad agitare l'opinione pubblica, ,che reagisce alla impunità di cui fin'ora ha goduto :i./ mau.soiallo co,n le più disparate cong•etture che vanno dalle ipate.si di una assurda omertà fra /.e alte oaste mil-itooi dii ogni Paese a quelle di i·nfoe.rventida parte di qualche alta geiraorchiadeUe forze armate, che sono state s,c&samente ·eipurate e che considerano ogn1iatteintato a co,mmiìlit-oni co-me un'o,ffesa •del Jo·ro p,restigi.o; ,e persino a richiami al ,perdono ori.stiano di sf,ere ecclesiastiche. Jpoteisi quasi certamente .infondate ma -che t,uUavia rirve1'ano ,N disagio , def.f,a·nostra o,pini<me pubblica. * Un aeroplano è (Sttatomesso dal iJTlinistro Togl•i-att-ia dispo•sizioine del magistrato c~e fra gio•rni 1si recherà ,da Roma -al -recluso-~10 cli Procida pe,r ,interrogare Rodolfo Graziani, che de'Ve rispondere cli tradimento e dri coNaboraz-ione con li.,/ nemico, reato 1cheprevede la pena di morte con 'la f ucilazio.ne nella sclriena. F!Tattanto, il c-apo uf f i,ci,odel P.M. /della sezione ,speciale deUa Corte d•i assise ,di Roma, oui l!'•istruttoria dell',ex-Maresciallo •d'J.talia è stata af f,idata, ha inviato al C.uardasig,Uli ,una breve memoria per manifestare W prO'prio }Parere gi•uridico si:11~ varie que-si'ioni che il giudiz,io di Graziani ha isollevato. ' A proposito tieill/a ,competenza, il maqistrato sostiene ,che Graziani 1 deve essere gr,.u._- d,icato ,dalla Corte d'assiise re non ,da un Tribunale mi.fi,tare, [in ,quanto i de/titti 1conte-s~- tigN esulano dal .campo stirettamente m1l1- trl::: t-ecniico. Quanto alla que-stione territoriale, il mag,istra,to stabiNrà ,che G,razia,ni cominciò la sua <Jlperad:i traditore violando il giuramento /militare -il 23 settembre 1943, a Roma, quando iniziò li discorsi e /e razz,ie per indurre i ,cittadini ad inquadrarsi nelle f orze arma,te dei/la irepubbUca sodale itaNana, e 1che ,tale 1 sua )azione ,ebbe termine il 25 a,prrle 1945, ,cioè Ili.e!momento in ,cui Graziani, che aveva il suo quartier generale presso f,remona, fu catturato Idagli alleati ne,i dint01mi di Brescia; trattandO'si, però, di un tipi,co tradimento della Patria che si identifica con la .sua ,capitale, ,i,[magistrato è d'avviso che ii[ giudizio di q,uest'uomo, che do,po MussoN,ni è il maggiore re,sponsabi.f,e,della catastrofe italiana successiva al/'8 settemfJ.re, debba celebrarsi a Ro,ma. Italia e Grecia Dichiarazioni di De Gasperi /.l Piresidenie d'el Con~i•glio De Gasper,i ha concesso u•na .intervista aJ giornalista g·reco Giorgio Dro,ssos, COI"J"tispo-nde-ndte·ei giornali di Atene «Elikon», «E.ma» e «Assirma- ,tos». « OMre un mese• fa - egli" ha dichiarato - feci alla Consulta un a,cce.nno espU,cito sui nostl'i rapporti con la Grecia». In quella oocas,i-one De Caisperi cf.iisseinfatti: «farebbero mal·e aN'i·merno ,colaro che, trascurando la rieaf.tà di ·una prima guerra peirdcuta dalla d,ittafowa, nolT!fossero dis,post-i a riconoscere ,i ,t,orti fatti ai po,pof.i vilmente e temerariamenfoe aggrediti e qui vo1lgo il mzo pensiero espiatorio aUa F!Tanc-ia, ai Paesi Balca,ni,ci vittime di una megalomania folle ed in particola.r-e alla Grecia, Paese che era stato ,s,empr-efra ,i nostri runici e che vi,vamente s,periamo ridiveinti tale.,,. De Gasperr,iha poi dichiarato al giornali- .sta che ove si prescinda dal ,recente pa.ssato che ,i1/ Governo democratico itali·ano vivissima-mente deplora, non v·i è alcun contra- -sto, •nè di i,nteressi, nè di altra ,indo-Je,fra la Grecia e l'Italia. Eguali ragioni d,i vita hanno per un popolo come per l'aNro eg.uale carattere i·mpeirativo. Se è così, e sembra diff,icile concepire che possa essere altrimenti, il problema dei ra,ppor,N avvenire italo-greoi si riduce oggi al probl-ema della li,quidazione del passato. Prooblema dif fricile in quanto alla sua tSoluzione con{ luiscono elementi complessi anche ps-icologici e senNmentali. Peirò nonostante questo, non insoh~bile. A pro,posito; infi:ne di una nota della «Agenzia di Atene» oi1 l'Ca i beni degli itaNani -i-n Grecia che l'agenzia stessa diceva essere stati soltanto messi sotto sequestro iu for;a di una legge cJ.i guerra del 1940, negli ambienti autorizzati viene precisato ali' «Ansa» che la situazione degl,i italiani è preoar.ia. Tutti i beni sono tuttora sequestroti ed alcuni sono stati ,co-.nfiscati. Socialisti e Comunisti in Germania E' un fatto ormai eerto che nei paesi europei oceu,pati dalla Russia lo sforzo fatto per sostenere i partiti comunisti non ha dato quei risultati che i Q'U& i si ripromettevano. .Le elezioni poJitiche in Ungheria ed in Austria lo mo trano con sufficiente chiarezza. Anche le elezioni sindacali avvenute recentemente in quella parte della Germania occupata dai Russi lo dimostrano <'On. ancor maggior chiarezza. Le cifre che seguono, che si riferiscono a delle zone partico]armente indusbriali, sono indicative: Delegali Soc. Dem. Comun, Sassonia Off. Horgh 5 3 Geg 21 1 Unione Lav. 11:i.n. Oarib. 12 3 Berlino Ferrovie tedesche 10 3 Witler 11 3 La Russia, fin dall'inizio della sua occupazione, cercò di favorire in seno ai lavoratori socialisti e comunisti la tendenza alla fusione. Questi sembrò ad un certo punto avviarsi alla sua realizzazione, in certe zone, ma poi essa non ebbe queHa riuscita che si credeva. Infatti malgrado la più forte organizzazione comunista, che si era mantenuta in Germania con dei quadri compatti, anche durante il regime hitleriano, la maggior parte dei lavoratori tedeschi erano più portati verso il partito social-democratico tradizionalmente più forte. Vi fu, è vero nel dieémbre del 1945 un incontro ,fra i 'delegati dei due partiti comunista e -social-democratico, da cui uscì una r•i,soluzione che chiedeva la fusione dei due partiti. Tale risoluzione ebbe deLle notevoli ri,pe.rcussioni non solo nella zona oc-cupata dai russi, ma anche in tutta la Germania. La prLma oosa che molti social-demooratici si chiesero fu questa: .in nome di chi parlavano gli esecutivi dei due partiti della Zona di Berlino 1 Infatti bisogna ricordare ehe in una conferenza tenuta precedente ad Hannover i dirigenti social-democ.ratici avevano stabilito di ricostruire indipendentemente il partito nelle varie zone, in queJ modo che meglio si adatta va alle condizioni locali. Ciò fin quando non si potrà avere un partito nazionale. In seguito agli accordi unilaterali di .Berliuo si iniziò una polemic.a che si estese a tutti i parti ti socialdemocratici delle varie zone. Sop.ratutto nella zona dell'Ovest, tale polemica fu particolaTmente vivace: in essa i social-democratici aoousarono i comunisti di non volere l'unità dei laivoratori, ma so.lo l'assor,bimento del partito socialdemoeratico da parte di quello eomuni,sta. Furono anche tenuti delle riuni-0ni nel gennaio di quest'anno ad Hannov-.3r e a Francoforte sul Meno, in cui il dott. Kurt Schumacher, il leruder del paDtito socialdemocratico in Germania propose una riscluzione che fu adottata che dice: « f in-chè la Germania saTà. divisa in zone differenti e governata con metodi politici ed econom~ci diversi, le 0ondizioni che si -sono determinate nella zona cratico tedesco non esistono ... La risoluzione di Berlino è un risultato di spe-cia,li condizioni ehe si nono determinate nella zona occupata dai Russi .... l'unità dei Javoratl>l'i non può essere realizzata finchè i partiti socialisti e comunista non potranno provare la loro indi•pendenza politica ed intellettuale da una potenza straniera. Il partito sociaJdemocratico non può rin'U.Ilcial"'e al diritto di criticare, e di considerare !e condizioni -per l'unità non ancora mature :i:. ,Mail,grado questa dichiairazione, che impegna tutti i partiti socialdemocratici nelle zone oOOU!Pate dai belligeranti, la Russia esercita una forte pressione pe.rehè si proceda alla fusione fra i due partiti. Essa tiene a mettere in evidenza le « spontanee risoluzioni locali in favoTe ,della fusione». Qua,li saranno gli svilUJppi politici che lo avvenire riserverà ai due partiti1 L'unità della clatSse lavoratrice tedesca fatta in tutta fretta e senza che -siano venute a matura- ' . . zione le condizioni e senza che 1 lavoratori siano -coscienti dell'importanza del fatto, può esse.re per il momento, almeno così pensano i social-democratici, un larvato pericolo per chi ricoTda quanto favorì la vitto1ria di Hitler, la confusione di una -politica che tendeva a unire indistintamente butti i cittadini in un fronte unico. Se le pressioni che vengono dailla zona di Berlino pe,r accelerare la fusione dei due Partiti, non si çhetano, la :polemica fra socialisti e comuni<Sti, e fra «fusionisti» e «antifu.sionisti ». finirà. per avvelenare l'atmosfera del partito òOcialista teiclesco. L'unità di intenti che è indis.pensabile per risolvere molti problemi urgentissimi nella Germania devastata, può , essere resa ancor più difficile, se non impossibile nella zona dell'Ovest come in quella dell'Est. SI.

B Presenetdeavvendireelldaemocrazia svizzera (Continuazione dalla I pa,gina) razione non rinunciò - anche se vi apportò rcslrizi-0ni e limiti imp-0sti dalle nuove forme della solidarietà internazionale - all-0rchè accordò la sua adesione alla 8-0cielà delle 1"azioni e ne entrò a fare pnrle. Ad essa restò fedele negli anni tra le due guerre mondiali, anche quando certe sue posizioni e certi suoi gesti polcvan-0 sembrare e embrar-0no a molti dei suoi cittadini contrari agli interessi ed alle necessità cli una più vasta collaborazione europea. Gli avvenimenti recenti, le alterne vicende di una guerra, a.lla quale è sembrato che nessun paese e nessun popolo potessero, voleti o nolenti, sottrarsi, hanno trovato ancora una volta le aut-0rilà e le popolazioni. della Confederazione concordi ed unile, in uno sforZ-Osuprem-0, in una tensione spasmodica di tulle le energie, nella volont,à di difendere, con l'indipendenza e la libertà, quella che ne appariva la condizione pregiudiziale ed e ~e!lzialc, il mantenimento della neutralità. 'Ma la neutralità non -significa nè può ignificarc per i I popolo svizzero indHfcrenza morale, astensione dall'esprimere il proprio giudizio, dal manifestare le proprie simpatie. Rigidamente neutrale nel conflitto a1,mato, pr,onto a difendere la propria indipendenza contro chiunque osasse vi-0larla od -0ffenderla1 il popolo svizzero ha rivendicato la sua liberti! d·-0pinione e di giudizi-O, pur <land-0 ad essa quelle forme roO{lerate e modeste d'espressi-0ne che la grandiosità degli eventi Ti-chiedeva. E della, siluazi-0nc di vantaggio nella quale la neutralità la poneva, la Confederazione, sfuggita, q11asi S-Ola, alla tormenta devastatrico <lella guerra, nel mezzo dell'Europa in fiamme, s'è valsa per moltiplicar-e le opere <li as$istenza e cli soccorso materiale e morale, le quali hanno valso a mantenere ed a oonfermare quelle tradizioni di larga e generosa umanità, che costituiscono la parte migliore del suo patrimonio. Essa ha Lenut-0 cosi fede a quanto la sua suprema auLorilà, il Consiglio Federale, proclamava, alla vigilia dell'inizio della guerra, il 3 l agosl-0 1939 : di volere cioè mante.nere e difendere, con lutti i mezzi a s6a disposizione, l'inviolabilità del terri tori-0 e la neutralità e, nello stesso tempo, di vole1· facilitare in ogni modo l'attività imparziale delle opere umanitarie capaci di attenuare le sofferenze dei popoli traY-Olti dal conflitto. (Fine al prossimo numero) non dev'e ere perduta in un·unità sistematica. ed accentratrice, in un'unità. cioè, nella quale un ordine generale e<l uniforme distrugga o jmpcdisca l'ordine locale ed inteso che una Jarga. autonomia è per esso condizione indispensabile ad una vita comune e concorde. La geografia e la l-0ria1 le abitudini di vita e le tendenze dello pirito, hanno impedito cd impediscono alla vizzera di essere assoggettata ad un unico g-0verno ed a leggi uniformi, come cli far prevalere le esigenze e gli in teressi ,lelle regioni e delle cillà più pop-0lose e -più ricche sulle libertà dei piccoli cantoni. Se per altri paesi, il fecleralismo può essere mezZ-O a risolvere problemi di convivenza che appaion-0 altrimenti insolubili, per la Svizzera e so è condizione essenziale e fondamentale d{'lla stessa unità. « La natura stessa ha fatto il vo tr-0 lato federale, dichiarava rapole-0ne in un suo proclama alla Deputazi-0ne svizzera del 1·0 {licembre 1 02. Volerla vilJlcere non è opera di un 11-0mosaggi-0 ». Ed egli che è stato indubbiamente l'artefice e-cl. il creatore delle forme più accentuato di accentramento statale, era costretto. dopo ch'era miseramente fallito il tentativo di unificazione della Repubblica Elvetica, a rispettare i governi e le libertà dei grandi e dei piccoli cantoni e quelle {lemocrazie locali che clànno il colore particolare al paese, impedendo alle sue varie stirpi di confondersi con altri tali cd incorp-0rarsi ad essi. Senza federalismo dunque, che concilii la varietà con l'unità e rispetti le pro.fonde diversità regionali, la Svizzera non può intendersi e non potrebbe vivere. )fa il federalismo non è e non può essere ooncepi to come un ri t-0rno al vecchio superato canlonalismo, a quella assoluta sovranità. dei cantoni che nelle antiche forme della Confederazione, ne ha reso, nel pa...c;;sa.toco, sì difficile una vita ed un'opera oomuni e che, nelle oondizioni del mondo moderno, sarebbe più che mai inadatta alla stessa esistenza nazionale. Più che l'-Osscquio ad una illimitata sovranità rivelatasi oggi incapace a mantenere in vita qualsiasi forma di convivenza sociale, il federalismo dev'essere concepito come il rispetto della diversità delle culture, delle tendenze, delle aspirazioni nell'unità federale, come una salvaguardia, contro un eccessivo accentramento burocratico, della ricca varietà di istituzioni e di costumi, che meglio conviene alla costiluzi-0ne googra.iica, etnica, Hnguislica, spirituale del paese. Italia • Con la democrazia ed il federalismo, la neutralità oostHuisce una terza costante della storia e della vita della Confederazione. Finiti, sui campi di Marignano e fra i contrasti religiosi, i sogni di grandezza militare e di espansi-0ne territ,oriale, una nuova politica si iniziava, alla quale, durante quattro secoìi, la Confederazione è restala, quasi senza interruzioni, ·fedele : quella dell'astensione e della neutralità nei conflitti europei. Essa fu dapprima una politica di fatto, priva di ogni forma e d'ogni contenuto giuridico, ed ebbe poi, con la pace di Vestfalia, che sanciva ufficialmente la libertà e l'indipendenza della Con!ederazione, un primo indiretto riconoscimento europeo. Assente dalle guerre che si succedetler-0 in Europa net XVII e XVIII secolo, la Confederazione non sfuggì interamente a quelle della Rivoluzione francese e dell' Impero napoleonico. ~a, anche al'lora, non fu tanl-0 la Svizzera a rinunziare alla sua politica tradizionale, quanto le necessità militari dei suoi potenti vicini e la fatalità degli eventi e delle condizioni di squilibrio ch'esse recavano che la sconvolsero e travolsero nelle guerre europee. La neutralità era violata, pe1ch~ l'indipendenza del paese non più sussisLeva. Quando, caduta la potenza na.poleonica, e ristabilitosi l'equilibrio europeo, la Confederazione ritrovò, nei trattati del 1815, l'indipendenza, la neutralità si trasformò !la un semplice fatto materiale in un principio giuridico, da un elemento di politica interna in una linea direttiva di quella europea. Assoluta e permanente, essa fu riconosciuta e garantita dalle P-0tenze dell'Europa, come un loro proprio interesse e un elemento del diritto pubblico europeo. Le guerre delle nazionalità, che sconvolsero, nel XIX secolo, l'assetto dell'Europa e e-be si combatterono, i!I grande parte, agli stessi confini del paese, non turbarono la neutralità della Confederazione. Se il popolo svizzero non fu assente, con le simpatie e la solidarietà morale, da quelle lotte, esso non scese in campo e non parteggiò con le armi per l'uno o per l'altro dei oontendent.i. La prima guerra mondiak trovò sì gli animi discordi e divisi tra i due gruppi di P-0tenze belligeranti, ma tutto il popolo, in tutti i suoi ceti ed in tutti i suoi ~anioni, Iu concorde nel ritenere il manlPnimcnto cd il rispett-0 della neutralità come una. condizione essenziale alla propria esistenza. Quella <lecisa volontà di restare fedele ad una politica che aveva .fallo le sue prove. volontà a presi<Jio della quale sta, con il 1 ispelto dei contendenti, la forza armata dei suoi figli, vigilanti alle frontiere, rim,cì a trarre la Confederazione fuori da tutte le difficoltà, a permetterle di superare lutti gli ostacoli, a farle attraversare incolume quella formidabile crisi. Alla ne,rr liià la Conf'fA "" Ai Sacerdoti è vietataogni propagandapolitica A/ila «C.ons,ulta» è stato confermato a grande maggioranza l'arf>icolo 66 della legge elettorale che vieta ai sacerdo,ti ogni propaganda politica. N punto di vista del Partito Sooiali•sta è stato il'lustrato dal compag,no Malagugi,ni. «La qu~tione -in esame - ha detto l'oratore - è stata ingrandita, de[ armata e d•rammatizzata 1/ uori luogo. Noi socialisti non abbaiamo nessun interesse a fa,r resusci,tare veccbie polemiche e nessuna intenzione di ritornare ,a •situazfoni storiche oggi s-uperate. Per- noi l'ant,iclericalismo è morto e sepo•lf.o. Siamo i primi a riconosce-re i meriti acquisiti nella ,fotta cmt,ifascista specialmenf!e dal p,roletariato ecclesiasNco (qualche democristiano si scandaJizza per l'espressione) ma non ,si pretenda di rinfaccia,rci i benefici o di presentarci il conto» «E' doveroso per altro ri1evare - continua 111<:rlagugini - che subito dopo il 25 c1prN,e 1945 si è prodotto un brusco cambiamento neU'atteggicfmento del clero verso i movimenti e i partiti con ,i quali aveva collaboralo la guerra partigiana. Comunque nessun sacerdote che isia vercnmente aWalte::.za defila sua mi1ssione deve rite-nersi offeso dalle disposizioni di un arl'f.colo che lungi dal preitendere di i•nterferire nell'attività ref i,giosa, vuole •invece rappresentare un espf.icito ricono.scimento dell'af.ta f,unz-ione spiirituale del clero cattolico». Poichè -la ref.igfone deve - od almeno dovrebbe - riguardare il soprannaturale, mentre la poWi,ca è ,['ar-te de,[ terreno e del contingente. Del resto un articolo d•ello statuto della Democrazia oristiana vieta ai sacerdoN di entrare nel partilo. «Lasciate dunque o amici democristiani - ha conduso •tra vivi applausi il compagno Malagugini - lasciate i sacerdoti fuori dalla mischia poli<tka». Per i,/ Partito comunista sono quindi •intervenuti nel dibattilo il compagno PAJETTA e, ,moHo ·brevemente, TERRACINI. Ent-rambi hanno preso recisamente posizione contro il tentativo c/.i spostare fo cf.iscussione dal campo politico al campo religioso, per condannare come atei e nemici della chiesa ca,N,olica, i parNti favorevoli -al mantenimento dell'ar-ticolo 66. «N provvedimento è diretto contro i sacer,doti dimentichi del loro sacerdozio» ha affermalo Pajetta «non contro la Chiesa cattolica, che si erge al disopra di ogni discordia poliNca» ha ri1b-ad.itoTerracini. Attivitàelettoralein Italia Come in tutte le località d'Italia ove S-Ono prossime le elezioni amministrative, anche nella provincia di Savona l'attività è intensa. Si respira nell'aria qualcosa di insolito e le discussioni sull'arg-0menfo sono vivaci e acC-Orate.Tutti si entusiasmano a quest-0 inizio della nostra vita rlem-0cratica, e si attendono da esso qualcosa di nuov-0 che sia per il nostro paese il via per 'Percorrere la faticosa strada della, ricostruzi-0ne. Fra i partiti di sinistra si è formata la Unione Repubblicana Democratica Popolare che prevede un accordo fra i partit.i 8-0c. Com. Rep. e d'A.z. con presentazione di lista unica nei comuni della pr-0vincia ove la legge prevede le elezioni a sistema maggioritario. Intanto, preceduto dall'Assemblea generale della sezione del parWo di Sav~ma, si è tenut-0 nei giorni 9 e 10 febbrai-0 il Congresso Provinciale del Partito. In un ambiente simpatico e sereno si son-0 svolte le discussioni derivanti dall'O. d. G., e gli argomenti rpiù interessanti che hanno sollevato le maggiori discussi-0ni1 sono sta-li due, e cioè la -0pportuni'là o meno della costituzi-One di lista. unica derivante dalla U.R.D.P. e la grave posizione delle pr-0vincie di Sav-0na, Imperia e La Spezia in seguiLo alla costituzione del Collegi-0 unico eletLorale a Genova per l'intera regione ligure. Il primo problema è stato ampiamente dibattuto, e non pochi erano i dissensi, volendo alcuni, e non erano pochi, che il partit-0 agisse in queste prime elezi-Oni da solo, in piena indipendenza, abbandonando qualsiasi com- . promesso al di fuori e nel sen-0 dei O. L. N. Qualche &ezi-0ne si è anche lamentata ool Comitafo esecutivo della Federazi-0ne di aver presentato a loro le cose a fatto compiuto, ma il Comitato, adducendo l'urgenza del caso, si è liberat-0 dall'accusa, mettendo poi in luce la opp-0rtunità dell'accord-0 concluso nei comuni in cui le elezioni si svolgono a sistema maggioritario, sistema che avrebbe p-O'tuto eventualmente porre il partito al di fuori dell'amministrazi-0ne comunale. Il second-0 problema è stato illustralo dal compagno Pera in tutta la sua gravità, e i congressisti hanno molto applaudito l'esposizione, sottolineando in ta·l modo il pericolo che dal collegi-0 unico regionale può venire alle provincie non capiluogo di regione di n-0n essere rappresentaie convenientemente in seno alla ·Costituente, per il vantaggio del Capoluogo di un maggior numer-0 di elettori e dei mezzi di propaganda a sua disposizi-0ne. In conclusione questo Congresso ha messo in luce una elevata 'Preparazione politica dei compagni, ed una volontà. di fare e di fare bene da parte di tutti, e i risultati n-0n potramno che coronare g1li sforzi per u'na bella aJfermazione del nostro partito. E' quello che attendiamo. Leelezioanmi ministrative diMilano fissatpeer il 7 aprile Le ele~ioni amministrative ,in Milano si svolgeranno il 7 aprile prossimo. Dai risultati quasi d'e<f,initivi dell'esame delle liste , gli e,/ettoni a Milano sono 822.489 di cui 436.670 donne. Bevlne la paceconl'Italia U mi:nistro •inglese degili affari esteri, Ernesto Bevin, ha pro.n,unciato alla Camera dei Comuni parole che certo giungono care al cuou degli italiani: «Io vorrei ripetere ora ciò che df1 ss.f nell'uiltimo dibaUito e cioè che il principio al quale R Governo deve attenersi per quanto riguarda •l'ltaf.ia è ,che questo pae,se no1n deve essere trattato al tavolo deHa pace come se Mussolini fosse ancora vivo. Io so che ,i paesi ,che sono stati sotto '1a di-ttat-ura hanno perso le loro «gambe pofi,tfrhe». In Italia si sta operando un sensibilissimo processo di guarigione. E-sso dovrà f rontegg,iwe grandi ,difficoltà. Io non le sot-lovaf.uto; tutto ciò che il Governo britannico potrà fare per contrib,uire a ridare aH'Italia, la sua antica posizione - non quella imperial,istica voluta erroneamente raggiungere da Mussolini, ma quella culturaie ,c.Nmembro utile della comunità delle '!Vaz,ioni - ,esso cei,cherà di farlo. La Gran Bretagna è pronta a callaborare con ogni paese •che •vog/iia aiutare l'Uafia in ogni tentativo di restaurare .fa sua economia». La limitazionedella sovranità nazionalealla Costituente francese Forse per la prima volta nella storia, il Corpo {egislativo di un Paese ha pr-oposto l'accettazione di una limitazione costii'uzionale della sov·rcrnilà nazionale per permettere « la organizzaziÒne e la di[ e.sa della, pace ». Questa è la sostanza dell'articolo 3 di una dichicvra=ione in q,uattro articoli, adottata oggi dabla ,competente Commis-; sione della Costituente france se e che sarà ora presentata per l'approvazione prima' alla Assemb,/ea e poi al ,po,pol-0 francese. I quattro arti,col,i de!Ja dichiarazione da in,serirsi nella nuova Costituzione dicono: « 1) La Franicia è una ·repuibblica indivi-• sibJ~le,democratica e sociale. « 2) La sovranità nazionale a,ppartiene aJ' popolo francese ed è esercitata in confo,rmità -afla Costituzione. « 3) Il rispetto delle leggi internazionali• rappresenta ,un obbligo per la Nazione f ran-: cese e per i suoi capi. A condizione di reci-'. procità, la Francia è pronta ad accet-tare limitazioni di sov.ranità che clove-ssero render.si necessarie per ,permettere la o,rganiz-' zazione e la difesa della pace. ; « 4) /,! popolo francese eserc-il'a la ,sua so-1 vrcmità per mezzo de.i rappresentanti che esso ,elegge con su[ f rag io universa,le, di,retto: e segreto ». La did1iarazi,011e aggiunge: « La forma di Costituzione adottata dal: popolo francese non può e.ssere modificata; se non in seguito a referend,um ». Cronadchelel'emigrazione italia ai GINEVRA La Sezione di Ginevra, recentemente riunita in assemblea, dopo avere asoolt.ato la relazione del compagno Jacchia 1 delegato al, congresso della Federazi-One, ha approvato le. decisioni ivi prese e la mozione v-0taia. E': stata vivamente raccomandata la diffusione; del giornale fra i lavoratori italiani e la soV toscrizi-0ne dell'abbonament-0 ai compagni che ancora non l'hanno fatto. ARBON Sezione Socialista Italiana Domenica 10 marzo, alle ore 14, nella ,sal~ del ristorante Weissen Scht>fli, il compagno! Piero Pellegrini, Direttore di « Libera Stam~ pa » e segretario del Partito Socialista Tici-: nese, terrà un'importante conferenza sul te7 ma : " La situazione 'J)Olitica in Hali~ ». Il compagno Pellegrini, che ha vissuto per; tanti anni a T-0rino e che è un perietio cono~ scitore della psicologia del popolo italiano, è stato in questi ul1imi mesi a Milano, a Varese e in tante altre città. Egli ci dirà con: la sua chia.ra e convincente parola l'opera e, gli scopi del Partito Socialista in Italia. Siamd. certi che saprà convincere tutti i compagni, che ancora non hanno sapu'l-0 decidersi, a<l' entrare nella nostra Sezione. A tutti i compagni lavoratori, di lingua: italiana, ·è rivolt-0 il più cordiale invito di partecipazione. Auguri La sezione tubta, invia gli auguri migliori' al compagno Lana Clemente il quale dopo. aver sublto una difficile -0perazione all'ospedale di :M:i.isterlingen è rit-0rnato a casa sua .. Al nostro caro compagno Clementino, socio fondat-0re e frequentatore assiduo delle riuni-0ni della nostra sezione, esprimiamo il più vivo desideri-0 di rivederlo presto fra noi. Italo Redattore : E rie h V ,a, I a r - Zurigo Tipografia: Grafica Bellinzona S. A. - Bellinzona

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