PEilCHJ'.: SIAMO COLLETTIVISTI. 137 Si chiede allora, se è vero che non vi sia da far altro 'che aver pazienza; se siamo veramente sulla retta via; se possediamo· quel principio, il di cui sviluppo, di concerto coll'accrescimento dell' istruzione e della moralità sociale , deve dare sempre più all'Umanità frutti di giustizia e di felicità. No, la società non è ancora sulla buona via, non possiede il principio che solo può produrre la giustizia e ii benessere; tale è la nostra convinzione profonda e dolorosa. A voler guardare le cose superficialmente, conveniamo che molti possono ancora illudersi. La sqienza progredisce e si propaga con invenzioni maravigliose e piene d'avvenire, che tutte, più o meno, tendono a porre la Natura a servizio dell'Umanità, ,e a stabilire una più vasta comunicazione tra gli uomini, opera doppiamente democratica. I bisogni aumentano, sono più esigenti, più raffinati, e fanno la parte del lusso più grande di quella della fratellanza. L'istruzione si estende, il linguagg·io e gli atti si democratizzano. Tutto nel mondo tende a rendere gaia e ridente la superficie. Avvicinate un .afllitt9; per nascondervi il suo dolore vi sbozzerà un sorriso. Fiancheggiate la miseria; voi la vedrete sforzarai di gettare un velo sui suoi cenci, sulla sua fame, sulle sue vergogne, sui suoi dolori. Un consenso generale, misto di pudore e di vanità, stende sulla società le vestimenta di decenti e felici apparenze, che coprono orribili piaghe, vizì -ed ing·iustizie d'ogni ordine. Nelle città, dove la miseria è più intensn, il buongusto vieta a colui che muore di fame di stendere la mano al ricco per supplicarlo. Mesgo nel 1111merodelle immondizie, il misi:m1bile è spazzato via con gnrbo studiato; Biblioteca G no Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==