- 3GCdignitoso silenzio, nel riserbo più ostinato. Quanto al moto, esso costitui. oe un u.tr tore che. sta già a cavaliet e tra le cat1se locali e. le generali. Non v'ha dubbio che, nel moto, il contenuto tutto dell' al1dome viene scosso, sobbalzato modicamente; per legge volgare di grn.vità il residuo alÌmentare destin:ito all'espulsione risulta portato meccanicamente alle parti inferiori dell'intestino, ove la sua presenza indice poi neces~ariamente lo svuotamento. Si è potuto eonst..ttare nel modo più rigoroso che le persone che fanno ,,ita sedeut.al'ia sono soggette a stitichezza a-sai più di quelle che si muovono di continuo, soprattutto a'l'apel'to. Perchè infatti per altra e indiretta via, può il moto intluire sulle funzioni intestinali; l' ossidazione eopiosa del sangue che vien concessa a chi cammina all'aperto vivi tic-a le funzioni tutte e sollt>Ya quel tono geneiale d'ogni attività organica nostra alla quale è deferente, fra l'altre, anche la funzione dell'intestino e che - come si vide - è così davvicino minacciato dai sistemi di YHa pigra, inerte, unilaterale e sacrificatis:-;ima nei riguardi dell'esercizio fisico, alla quale noi siamo abitualmente dediti. Que8to rapido sguardo alle cause della stitichezza e alle ragioni che la incrementano è sufficiente per spiegarci la sua diffusione e la os~inatezza con cui si manifesta, perocehè ben pochi fattori nocivi delJa nostra salute quanto la stitichezza si trovano ad essere connaturati coi sistemi intimi della vita nostra tuttà. E ben di rado anche si nutrono a proposito di un'infermità concetti così poco chiari come per la stitiehezza. Così ad esempio sono stitici - e non si credono tali - anche certi soggetti che hanno una scarica quotidiana, perchè si tratta di una ·scarica che libera l'intestino solo del contenuto della sua parte ultima, ma non assicura per nulla il vuotamento regolare dei tratti superiori. Questi possono benissimo> in tali condizioni, restare coperti da una patina di materia fecale che per l'atonia loro, per la loro immobilità, non viene mai rimossa e resta sempre a costituire uno strato che dà continua materia di riassol'bimento autotossico. Ciò è tanto vero che il giorno in cui costoro prendouo un pu-::gante, f'mettono _dal loro corpo una massa di feci la cui presenza nel corpo loro restava insospettata. Tutto l'intestino deve mostrarsi attivo, deve corrispondere al dovere di propellere continuamente il suo contenut-o in avanti, non solo per avvicinare questo contenuto all'apertura, dalla quale deve essere espulso, ma ancora pervhè nelle varie sezioni dell' inte tino, esso deve venire in co11tatt o coi suncbi intestinali sempre freschi per completare le sue riduzioni e le sue evoluzioni. La parte teiminale può svuotarsi p€1rsensibilità meccanica pura e semplice ma ciò non toglie che l'intestino sia atono, eh~ trattenga indebitamente il suo contenuto, che non si opponga in guisa veruna a1la decomposizione di esso, che irison1ma per mille iuise si moBibliotecaGino Bianco stri deviato, rispétto a-quelle che sono le sue fondamentali attribuzioni. D::.:~ 4l itanno reale della stitichezza, la ~omma del distul'bi che esso determina in via reflessa. è cta riferire a gues··o lento riassorbimenlO di nuteriale che si del'ompone prima di essere espulso. Questo da1ino supera di gran lunga il &emplice danno meccanico, al quale :=tbbia,m-.fatto ee11110più sopra e che a uoi proviene dulia de'.'ormazione del tubo intestinale, che int,•niene sempre dal più al meno quando non si goda di un rt~golare completo e periodico svuotamento. Ne.-;;sun dubbio infatti che la stitichezza sia. la mamma dell'autointossicazione. Vanno quindi riferiti alla stitichezza tutti i disturbi d1e caratterizzano l' autointo::sicazione; alla sua stitichezza ripeterà ogni cag on di danno ta11to chi soffre di un osti11a1,omal di capo, quanto chi smania sotto i dolori ·a: tit'olari ehe lo strazia110, tanto la clorotil-a allam}-,anata, q nanto il diabetico oteso, perehè in ognuna di queste forme è st,1ta premes-a una de\·iazione ctel rieambio di ct1i la stiti ·hezza fu il primo e piu significativo fenomeno rivelatore. Si può dire sen7.a esagerare ch8 ogni malato in <·ui la malattia abbia av.uto lento t>so:- d io è stato, prima di essere malato, s~itko, ma assai meglio si dirà che egli t-ra malato anche quando era semplieement e stitico. La malattia, per chi ben guarda, nel periodo in cui esplode è la conclusio1le · di uno stato morboso che si inizia da g1;an tempo subdolamente. Se si sapesse intervenire in questo albore di patologia i risultati sarebbero ben diversi e migliori, ma purtroppo per la. felice convinzione che in questo primissimo periodo del male non si sia ancora ammala.ti, il m:glior tempo .per la cura e più ferace, viene irremissibilmente perduto. Perfino l'arteriosclerosi, questo temuto segno di decadimento che tanto preoccupa gli uomini, che si è fatta uua triste popola• 1 ità per la quale è sulle bocche di tutti, si riallaccia in so::,tanza allo stato stitico. Quando, a lungo andare, del detrito si trattenga in noi inljuinandpne il sangue, esso arriva così ad alterarne la composizione clie le pareti arteriose in continuo contatto con esso, :tiniseono per soffrirne e, sotto la conti:rna usura irritativa, d::t ultimo vnnno ad indurir~i, compromettendo la circolazione tutta, ossia la via di salute e di rinnovamento organico cìie l'intero organismo rioouosee. Quanto ai danni meccaniei, di cui già si è fatto eeuno, essi sono certo secondari, ma non trascurabili e quando si affermino veramente davvicino minacciano la. salute dell'uomo. Anzitutto le occlusioni intestiua1i, le torsioni, quelli aceiùenti terminali che spes~o in poche ore rapiscono un soggetto in apparenza sanissimo, sono da riforire ad una protratta stitichezza; sotto l'improvvisa occlusione l'intestino, che a lungo anrlare aveva finito per assottigliarsi notevolmente, si tende fin che si rompe e ne deriva un passaggio di contenuto intestinale nel peritonéo, ohe dà la morte in poche ore. E oi pare che risulti abbastanr.a chiaro da quanto siamo· venuti sino ad ora esponendo
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