l)G·,,.. - i.) ;J - {'Ora, <'On mi "e'·"h;o alla testa e quec::ti incresciosi fenomeni provano semplicemente che c'è anl·ora dell'acido c 1.rbonil'O nei te~- snti e che essi non se ne sono interamente liberati. Per cui il miglior consiglio che si pui> dnre alle persone che inc-0ntrano tali so:ffere·1ze, è quello di atthHre la respirazione e gli scambi in gen~re; per quanto la rarntteristi<'a sonno!enza, sonnolenza che in mnggiore o minor grado si ritrova in tutte le forme di asfissia, li porterebbe a poltrire sotto coltri, abbiano· invece il coraggio di sve 6 liarsi definitivamente e di solleYarsi in modo da riprendere le funzioni corporeo e da assumere un modulo di scambio più attivo che regoli l' attività espulsh·a, elevandone Lt portata e sbarazzando prontamente il corpo di quanto, ingombrandolo, induce il torpore e la incapacità ad un lavoro proficuo. *** Qu-ello che ad ogni modo non potl'à a meno di apparire manifesto da q nesti brevi cenni - ci sarebbe da riempil'e un ,olume a voler trattare conven·entemente del sonno - è che comunque, sia come riparatore grossolano, sia come regolatore fine del ricamb:o, il sonno ha una fun:1.ione delicata, che supera tutti g1i artifici, che ineombe su tutte le pa,- sioni e gli esaltamenti dell' ànimo - mi richiamo all'episodio accennato in principio - che assicura la vicenda essenziale delle energie e del riposo inteso come nn rifornitore di quelle, elle insomma ha tale com i,lessità di mandali da dover e.;;sere rispettato e c..insiderato un po· più di quel l'he non si.fal'cia abi tu al men te . . Se le esigenze della c·viltà sono tali che essa deve qu,1tidianamente c:,lpesta··e queste norme e fare della povera igiene la più ina- ~co't ata delle Cassandre, si adoperi almeno ad offrire a.lle vittime del'e sue esigenze il riparo meritato e non li metta in condizione da dovere, per guadagnare quanto occorre per vi,ero a.ppeua, faticare· 11el giorno oltrechè nella notte. Se a questo mondo civile poi i fatti insegnassero qualche cosa, si dovrebl,e riflettere cbe molte volte, portando la tensione d~l laYoratore ad un eccesso incongruo, si sono determinati i più gravi disast,ri ed irreparabili, da q,1e'li t·he può provocare un guardiano di ferrovie che sbaglia nel dare lo scambio ad un tl'eno, a quelli che genera un medico di notturna - dopo d'essere stato di diurna - che disconosce un'ernia strozzata od un iuvn.ginamento intestinale e pigliandoli ,per un'indigestione somministra un purgante, che .... fa il resto. E se oggidì si incontrano tanti nevrastenici fra le guardie, gli ngenti in genere e tutti coloro che sono obbligat.i a sacrificare il sonno pei.- ragioni di senizio, ciò deve cer1 amente riferirsi alle condizioni del loro lavoro, che non permettono il dovuto rifornimento di energie nervose e di poteuz alità funzionale. La stitichezza. La funzione i.ntestinal e è certo la più compromessa nella compromessissima economia. organica del nostro corpo; si contano porhi organi più ribelli ai loro elementari impegni degli intestini, il cui sciopero affligge in permanenza, e senza speranza di composizione o di accomodamento, i miseri mortali. I quali però - come vedremo subito - sono in gran parte colpevoli di questa loro disgrazia. Esiste indubbiamente nell'organismo umano un tono di tutte le fuuzioni in cui si riflette la potenzionalità equilibratrice del sistema nervoso genericamente intesa, e che, quando - come quasi universalmente avviene - risulti depresso, trae seco l'inerzia dell'intestino, accanto ad ogni altra forma di depressione e di atonia delle funzior.i tutte. lY altro canto è al regime di vita, sopi atutto al regime alimentare e di moto, ehe si appoggia la stitichezza. Non è dunque foori di luogo riflettere ohe se il primo di questi fattori riveste un certo carattere. di faralità, di cui non si può a rigar di logieà affibbiare all'uomo tutta la colpa perchè si compendia in condizioni di errore della vita, penetrate ormai irrimediabilmente nella vita stessa, l'altro però è nostro, tutto nostro e altrettauto emendabile quanto abitualmente disconosciufo ed anche irriso. ibliotecaGino Bianco L'alimentazione preferita dall'uomo è J-a bnse prima della stitichezz~ ebe affligge i nostri contemporanei più che non lo fosse per i nostri nonni. Il pane bianco nel processo digestivo va a trasformarsi in una massa densa, poltaC'ea, simile alla colla di farina, cbe per-· corre pigramente il tubo intestinale e quasi lo incolla, aumentando le ragioni della sua immobilità. La carne e le uova incrementano i procesE"i di fermentazione e di putrefazione normalmente svolgentisi nell' iutestino e creando di continuo nuovi gas, distendono la delicata parete di esso sfiancnndola e abolendo la sua attitudine· a riseutire il normale stimolo allo svuotamento. L1 abitudine di usare 1·aramente di verdura e di frutta e quasisempre di cuocere questi principii, sottrae gli eccitanti che la nal ura ha assegnato al regolare vuotamento dell'intestino e il disastro è poi ccmpleto per l'uso, se non l'abuso, del vino che è forse il più mortale nemico che mai abbia minacciato la normale funzione dell'intestino. La nostra cuciua colle sue preferenze, coi suoi sistemi snervanti di cucinazione illogica, colle sue consuetudini di condimento e di aromatizzazione non poteva che portarci ove ci ha condotti, cioè al1' abolizione graduale, insensibile della funzione intestinale, conseguente al fatto per cui l'intestino nei residui degli alimenti ingeriti non trae ragioue alcuna al suo normale svuotamento, anzi, per contro, ne desume quanto basta per trincerarsi nel più
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