Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1915

dustrie non vengano alterali; d'altra pur'.e i non interessati direttamente, che considerauo il problema dal lato più vasto della nazione consumatrice. invoeano la soppressione o la limitazione dei dazi e<.'cessivi ehe colpiscono gravemente il consumatore. Così si va· acuendo e scoppierà ft a poco la lotta trn protezionisti e liueristi, pel' i grani, per lo zucchero, per il caffè, per le materie dell' industria siderurgica, e nella lotla si farà grave 1·eccitamento dovuto ad uu C'On etto tropvo assoluto 11ella difesa delle proprie opinioni, e questa lotta, che 11011appa.rirù a tu ti troppo sincera e disinteressata, esereiterà una sfavore\·ole influenza sulle industrie, alimenter~ la sfiducia, perpetuerà un maless1,re dannosissimo all'economia nazionale. Questo il problema massimo, per la soluzione del quale tra 11e1.·e:::;sariuon periodo di <1uiete, di concentrazione, di studio indefesso e amorevole. Ln. rottnra austro-serba e il cataclisma cbe ne derivò La rivolto le menti altrove, b.a distratto gli studiosi, ba impau1ito le popolazioni, ha disorganizza~o i goYerni, ha creato nno stato di cose foor.i della log·ge comune, che la, pace finale, la nuova sistemazione della carta d'Europa, l' esaurimento derivato dalla grande guerra a vincitori e vinti potrà finalmente rimettere nella 11ormalità. La produzione agricola. I prodotti agricoli ehe rappresentano Ja maggior ricchezza d'Italia sono: il frumento, l' u,·a, il riso, le olive e i bozzoli. Esaminiamo breYemente i J·isult1ti di queste. produzioni du 1 aute l'annata l\:l14. (1) ·Abbiamo già accennato ad un raccolto assai scarso del frumento; infatti, di fronte ai 51 milioni di quintali del 1909, ai 52 milioni del 1911 e ai 68 milioni del 1913, la produzione del 1914 si aggira scarsamente sui 47 milioni di quintali. S1 tratta quindi di una cte=iiùienza fortissima· in confronto del ('OnHtrno, il quale è in Italia di circa 66 milivni çli quintali annui. Questa enorme· differenz·a }Ulla. quale il dazio d'introduzione graverà <lnest' anno per circa 140 milioni di lire, è una delle tante ragioni per cui il Governo non volle al·condi:;cendere a sospendere e lleppure a ridurre il dazio sul grano, ciò che sarebbe stato giovevole alla massa {onsurnat, iee durante i mesi in cui la guerra europea, arrestando i traffid mondiali·, aveva resa più dura la vita delle classi meno a.date. A questo proposito sorsero lunghe discussioni tra i 1auto1i del dazio e gli al>olitori, disuussioni rese più ardenti dalle gesta degli act•aparratori cbe miravano a provocare un rialzo nrtificioso 11ei prezzi dt'l grano a tutto loro vantaggio. La lotta tra i pareri diversi non ha dato risultati tangibili, ma ba radicato sempre più H concetto che in Italia la coltivazione del (1) "Esigenze ti11ogra,lfohe e la necessità di aver vronto il volume per la fine del diceml)re 19141 non permettono ai dati statistici di essere precisi. se non in qnauto si riferisce ai no,-e 11rimj mesi dell'annata. BibliotecaGino Bianco frumento è ancora troppo empir:ca ed i nostri coltivatori dovrebbero seguire con più attenzione e ma 6gior fiducia i progressi della, scienza e provvedere a migliorare q nesta produz:oiie con vantaggio proprio e dei consumatori. I 4.700.000 et!ara attualmente coltivati a frumento non danno in media più di 4.9 milioni di quintali, ossia neppure 11 qu 11t.ili per ettara, mentre in Francia·il prodotto per ugual superfieie è di 18 ed in Iughilterr.L di 21. Meditino gli agricoltori sopra que~t0 cifre e pensino a prov, edere. · Raccolto inferiore alla media fo pure quello dell'u\'a. In alcune pat·ti d'Italia Ja ~icl'it.ì fu la ca.usa principale della scarsezza, innitre la soverehia pioggia, l'umidità persistente e il conseguente sviluppo della peronosporn.. " l'eterna nemiea iniducll>ile dei 1w::.tri vignet•i. Siamo uattiralmente ben lontani dai V2 milioni di qniutali d'uva del 1909 e (fagli fO milioni del 1913. Il prodotto del 1914 è Yalutato invece in cirea 72 milioni di qnilltali d'avi.I. a cui corrisponderanno l'irC'a 47 rnilio11i di ettolitri di viuo, con una differenza in meno di 5 milioni d' ettolitri in confronto della passata annata. La preoceupazione del minor prodotto lLL poca presa sui nostri viticultori, i quali hanno l'occhio vigil~ rivolto soprattutto sui prezzi di qnell'ineostante merce che :si chiama il vine. L'anno 191.3 s.i. è cl1iuso 0011 un ristagno disastroso;· 1e esportazioni si 1 id ussero, per alcuni paesi d'Europa., a cifre iuconchtdenti, (1) e gli Stati Uniti, dove esse avrebbero potuto rivolgersi 0011 maggiori :sperauz<', non poterono divenire un mereato a larga base soprattutto a ca.usa della earezza ct~ i noli e degli inasprimenti delle tariffe aoganali. La Svizzera, che nell'estate è nr>a delle maggiori consumatrici, si vide costretta u. disdire tut:·e le ordinazioni per l'assolnta mancanza di forestie1·i, fuggiti davanti agli orrori dèlla guerra. Danno incu.lcola.bile subirono poi i prod u ttori di uve da tavola (e anche di agrumi) dell'Italia centrale e meridionale. i maggiori consumato1) sono i popoli nordiei, ma i mercati tede::;chi, russi, inglesi furono chiusi al1' esportazioue è paree<.'hi milioni di ricavi andarono perduti. Abbiamo accennato al conflitto dei risaiuoli nella plaga del Vercellese e della Lomellina, che minacciò seriamente i ra<'colti. Con tutto ciò la produzione, qnantunque inferiore a quella dell'annata precedente, :si nggirò attorno ai 5 milioui di quintali. Da notare in questa passata aunata il fotto cbe all' epol'a del deereto che vietò l'esportazione di molti cereali all'Estero (agosto 1914), furono fatte ripetute istanze al Ministero delle fiuanze per la revoca del divieto nei riguardi del riso, affermando che il cònsumo interno consente normalmente l'esportazione di oltre metà della produzione stessa. Si r!spose che solo un ottavo della proclu- (I) E ciò contrariamente alle previsioni al1' inizio dell' annata. Infatti il va,lore delle esporta.;r,ioui <'}.agenna.io a marzo ra,gginuse b cifra cli 34 milioni di lire, mentre nello st;esi--o periodo del 1913 non era arrivata che a 14 milioni e nel 1912 appena a 12 milioni.

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