Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1915

- 312 - quei discendenti di corsari scandinavi. Ma nè i loro consanguinei di Francia, nè quelli di Inghiltena ebbero pronti nelle m~ni gli elementi preziosi offerti dall'Italia meridionale. lvi •a tradizione di architettura, di tattica, di g uri-.pruJ.enza, e di azienda economica, che giù romana, erasi perpetuata a Costantinopoli, fe~t' ri ~orno in Irali::t e si cristallizzò nei due ..ti l,.!reci e nei comuni del mare Ionio. Per cou-.e~uenza niuno· inarchi le eiglia nel con-· stata.re che Roberto Guiscardo e Ruggero disp,>sero di ta'.i forze sul mare, 1e quali, addestrate nella eonquistadi Palermo (10Gi4-1072) ed in quella di Bari (10()8-1072), si cimentano nel 1078 colle greche obbedienti all' imperatore Alessio Comneno e colle veneziane. No11 stupisca nessuno se le vincono, se impadroniseonsi di Corfù, di Butrinto e della Va.l!o11a. La morte di Roberto Guiscardo a Cefa,h ,tia nel luglio del 1085 non arresta l'impeto degli Italiani meridionali, i quali capitanati da Boemondo, figlio del Guiscardo, e da Tancredi, vestono l'insegna della· Croce, p:1,,·sano l' AdriatiC'o nel 1098 e attraverso l' 11lir:a e la Tessaglia, muovono per Costantinop<Jli. Quell'impeto è duraturo. Infatti, regna udo in Sicilia Ilugge1,o II, la costui armata nel 1146 s' impos~es~a di Cefalonia., di Negroponte, di Corinto e di Atene. Nel 1147 riviolge vontro Tripoli lo sforzo, mentre Mal'garitone di Bari, l'ammiraglio re.gio, incendia i sobbor;..:·bi ò.i Costantinopoli additando la via ai Veueziani che, capitanati da Enri.co Dandolo la ricalcheranno più tardi. La gesta è ripetuta dai ::,iciliani nel 1185; vittoriosi a Salonicco, souo respinti a Costantinopoli. Niuno stupisca i11fine se nel secolo XII, all' apogèo della gloria delle armi siciliane, regnanti i due Gughelwi, il 111crlo e il buono, Palermo spartisca con Cor.i cH·a e con Costantinopoli il primato della }J I osperità economica1 e dello splendore civile iu Europa. La solidità dell'ordinamento nazionale del pri11cipato merirtionale si desume dal fatto seguente: Svevi ed Angioini vi esercitarono la signoria successivamente e lo spirito marinaresco sopravvisse al.doppio dramma; di guisa che quando, nel 1882, la Sicilia insorse contro re Carlo, chiese aiuto a Pietro re di Aragona e dié principio alla Guer1·a del Vesp1·0 che durò sino alla pace stipulata nel 1302 a Caltabellotta, ambedu.e le parti contendenti si giovarono di armate eccellenti sorte dal grembo del paese. ln entrambe fu pari la ostin:,zione. Il massimo capitano che abbia ac Juistato nome nelle guerre ·che insanguinarono il Meditenaneo sino dall'antichità più remota, fu Ruggero di Lauria, nato sul conti:1ente, ma duce di marinai siciliani. Unita alla marL1a catalana dei re di Aragona, la siciliana, capitanate entrambe da Ruggero di Lauria e da Corrado Lancia, impegnano nel giugno del 1884 Ja famosa battaglia di Napoli in cui Carlo duca di Calabria, principe ereditario, in-3ieme a Guglielmo Stendardo fiorentino contestabile del reame, c~ddero pri- .g•oi1i dei vint.:itori. Il principe fu custodito nel càstello di Matagrifoue in Messina durante quattro anni; e ne uscì quando ebbe rinunziato per sè e per i discendenti alla corona di Sicilia. Nè da secoli il mare nostro non aveva visto armamento così formidabile Biblioteca Gino Bianco come quello che i nemici della Sicilia prepararono nel 1285. Il giorno di Pasqua i reami di Francia, Napoli e Maiorca, insieme alla· contea di Provenza eransi collegate a danno· di At·agona e Sicilia. ·La Lega disponeva di 150 vele sc.11onate tra Narbona e Marsilia le quali accingevansi a dominare il mare acciò 100,000nomini da sbarco potessero transit~rlo. Tra quelle 150 vele eranvene èzianrtio di pi· sane e di genovesi. In una sola campagna, veramente insuperabile, Ruggero ne catturò 110 e i suoi luogotenenti distrussero alcuni' c,tmpi in ct1i le milizie da sbarco erano attendate. L'audacia era puri nel campo av~ verso. '.rre anni d_opo l'ammiraglio angioino Narzone sorprese la città di Agosta mentre Ruggero desolava le coste della Catalogna. Ecco l'audacissimo capitano a guisa. di falco librare sul mare il volo e ·rinfrescare a Messina. Di là parte per ricuperare Agosta e poi muove per Napoli e vi sconfigge Narzone. Gloria•di Ruggero sarebbe stato continuare a servire la causa siciliana.· Ma quando, correndo l'anno 1299, il Pontefice, il re d'Aragona, Carlo II di Napoli e, la Francia si strinsero in lega, egli, come uomo ligio alJa c.orona d'Arago·na per i feudi dei quali e~a irivestitb laggiù, dovè segnire le sorti del suo ·principe. Corrado Lancia rimase· fedele al campo siciliano. 1 due fratelli d' arme si scontrarono a Capo Orlando in Sicilia, b vittoria arrise a Napoli e ad Aragona. Arrise loro ancora nell'anno 1300 presso alle isole Pontiue. Indi la pac·'e, ma anche la intromissione nelle faccende nostre dei sovt:ani di Aragona dei loro pro• vetti capitani catalani, 1'indebolimento reciproco dei due reami di Sicilia:···e di Napoli, uonchè la loro impreparazione a tentare 'in dinnanzi imprese di alto ,olo. Riunite le due coron'e sul capo di. Ft!rdinando il Cattolico· e poi su quello dell'Imperatore Carlo V, la marina meridionale divenne djpendenza della spa 6 111,10iap,ur rimanendo italiana di usanze, di liugua e di sistemi di azienda. Colla marina spagnuola spartì· le glorie-~anguinose di Lepallto e i dolori dell'Armi:ida invencible allà cui composizione parteciparono la squadra di Italia di dieci navi capitanate da Don Mar~ tino di Bartendona e la divisione delle quattro galeazze napolitane condotta· a traverso il fuoco nemico e le procelle da Ugo di Mo11cada. Sull'esempio della squadra permanente istituita dai Po11tefici, la Corona di Spagna, dalla metà del secolo XVI ai primi del XVIII (per essere più esatti sino al trattato di Utrecht del 1713) creò la gua,rdia 'di Napoli e la guardia di, Sicil-ia, possenti squa-dre di galere, te.nute in armamento 11e:Ia buona• stagione per difendere i rivaggi dei possedimenti spagnuoli in Italia dalla pirateria musulmana. Naviglio, uomini, ufficialità e spesso i generali furono napoletani e siciliani: gli arsenali erauo situati a Napoli ed a Palermo. Quando il Trattato rii Vienna (1735) diede le due Sicilie in balìa a Carlo di BorboneFarnese, la saggia amministrazione di lui dotò il regno ricostituito: dell'Arsenale di Napoli, del Cantie1·e di Castel1amare, della Scuola di Marina, piantonaio di ufficiali, della Scuola dei piloti; ed infine di un naviglio costruito in casa e che non era inferiore per

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