Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1915

- 308 CJironicon Amalph:it.a>ium. I Comuni del mare, pu$todi dello scibile marittimo romano, perpetuarono la tradizione della galea, e furono . anche i giurisp~riti del mare, coll'iniziare la compilazione dei loro Statu,ti i quali, comunque derivati da:lle Busitiche degl' imperatori di Costantinopoli, ne furono gli. interpreti oltre monte e oltre mare, tnspirarwo la dottrina del Consolato del Mare dei' Catalani, dei Rooles d'Oléron dei Francesi oceanici e-le leggi ai Wisbuy dei Tedeschi. I ·comuni del mare presero in imprestito dagli Arabi loro avversari la vela triangolare comunemente ed erroneamente chiamata latina, 1'a bussola, alcuni· vocaboli e le cifre dette arabiche; e tutta questa roba trasmiser.o. al rimanente d'Europa. ·Allernarono il commercio, la corsa e la guerra. Insomma, di lorò si può dire the furono maestri. Iniziarono le crochi.te prima che papa Urbano II bandisse la prima: crearono l'ufficio di console presso popoli esteri cui nè .Atene, nè Rodi, nè Cartagine, nè tampoco Roma, avevano pensato,; ufficio che tutto dì si perpetua. I. Amalfi. - È il più anziano fra i nostri Comuni d,el mare. Tocca l'apogeo nel secolo XI 0 ; .. r.na già nel IX0 Pulcare, prefetto degli A~alfitani, si distacca dall'amicizia contratta, per paura, coi Saraceni per entrare nelle vie glo1:iose della riscossa, quale i pontefici la ,ndicano a tutti gli .u·omini della costa. Ed ecco gli Amalfi.tani con Panbleo foro console ~u• espugnazione del castell() c;ul Garigliano (916). Prima delle crociate già praticano tlol"ido commercio con luoghi di Asia, tantochè presso alle rovine della- classica Alicarnasso un porto si chiama sulle antiche carte porto Amalfitano. I loro viaggi in Soria sono così frequenti che l'amalfitano Gherardo della Scala fonda l'ordine Ospedaliero, che, più tard~, si trasformerà in convento dei cavalieri Gioanniti di Rodi e di Malta. Antichissima moneta degli Amalfitani fu il Tarì, col quale, sino a pochi anni addietro, facevano i loro conti i Siciliani. Le secolari franchigie pomunali Ruggero, il gran Conte di Sicilia, le cancellò col suo spadone d'acciaio, poichè Roberto Guiscardo assediato in Napoli dall'armata di Amalfi aveva chiamato Pisa al soccorso, di modo che questa desse il sacco alla opulenta rivale indifesa. L'armata amalfitana, insieme alla napoletana, formarono il nucleo della siculo-normanna, la più gl9riosa tra le principesche del medioevo italiano. Il. Napoli.' - Sinò dai tempi di Roma imperiale il golfo napolitano e le sue isole ful'Ono sede di energia navale. A Miseno era la stazione permanente dell'armata romana che sopravegliava il Mediterraneo occidentale. Laonde allorchè nell'anno 845 i Saraceni s' impad1·onirono delle isole Pontine, d' onde mossero per assediare Napoli, incontrarono resistenza viva ed ostinata. La città infatti non fu espugnata; anzi, i cittadini, armate le loro navi, volarono nell' 846 a Gaeta insieme alle navi di Amalfi per prestare soccorso agli abitanti di Gaeta stessa stretti d'assedio dai Saraceni 1·educi allora allora da Roma. Nella gjornata di Ostia (84.9)figura Cesario figlio di Sergio duca di N~p.oli, capitano delle navi della sua terra, di' .fianco a Costantino, ipato · Bibli.... -"- ~ ..,_ ..),_,. _ . r di Gaeta, colle gaetane. La vittoria di Ostia, auspice Leone IV pontefice, è vittoria delle marine ducali di Napoli e di Gaeta. Nelle 300 navi e tra i 30 mila uomini da sbarco che nell'anno 1087 espugnarono Afrodisio in Africa, i cronisti segnano navi e militi del ducato di Napoli, -insieme a navi e militi di Calabria, di Pisa, di Genova e di Amn l.fi. •Purtroppo i dissidi tra Greci e Longobardi nell'Italia meridionale contribuirono a che i giorni del ducato di Napoli fosser.o contati. Ruggero di Sicilia s'impadronì della città nel 1037, le lasciò franchigie comunali e vi coniò la bella moneta cui diè nome di ducato. Dalla metà del XII secolo in poi la storia navale di Na• poli si confonde con quella del reame meridionale. . lii. Gaeta. - L'antichissima città che prende nome dalla nutrice di Enea che qu(:'- sti onorò· di sepolcro là ove sorge il castello, fu ducato greco governato da· Ipetti che Costantinopoli vi mandava. Più tardi i citta,dini nominarono il proprio s,upremo magistrato, pur conservandogli il titolo bizantino. La metrovoli d'Oriente si appaga·va di controfirmare la elezione, traendo da ciò una apparenza di sovranità. Gaeta ha una macchia indelebile nella sua storia. L''ipato Docibi · e, consigliato dalla paura, oppure spintovi dal1' interesse, diede asilo ai Saraceni sulla focé del Garigliano. Amalfi, Salern·o, ~ Capua si affrettarono a comprare la pace dagli invasori. Ma non di meno i Gaetani fecero più tardi ammend.a onorev.ole, partecipandÒ co• gli altri italiani alla conquista del castello di cui avevano, per così dire, piantato le .fondamenta. La città venne conquistata nel 1091 da Ruggero di Sicilia. Indinnanzi la sua storia si confonde con quella del rimanente dei Comuni litoranei meridionali .. IV. Pisa. - Fondata dagli Elleni dell'Elide reduci dall'assedio di Troia, soggiogata da Roma, Pisa ed il suo porto situato a levante di Livorno, presso a Triturrita di cui il sobborgo livornese di Torretta conserva in parte il nome, fu luogo di mare importantissi~o sino dal tempo di Roma repubblicana, e di cui l'Impero accrebbe il valore. Non alla bocca dell'Arno, pur tuttavia in comunicazione coll'Arno il· quale antichissimamente ebbe col Serchio .foce comune, la città situata nel piano ubertoso del Valdarno infeferiore e addossata al boschivo Appennino, ·colla fronte sulla distesa del Tirrello, aveva tutto il necessario perchè l'avvenire m,1rittimo le sorridesse. Pisa è tluvfomarina per eccellenza al pari di lk.na. Rutilio Numaziano e Claudiano ne descrivono, lodandolo, il porto, oggi interrato, ma che s'identifica nella spiaggia a levante di Torretta. A renderne avventurosi e bellicosi gli abitatori contribuirono i Longobardi che vi si stabilirono in gran nurriero. Il loro conte alternava la residenza di Lucca con quella di Pis<t, la quale coi signori della terra propinqua ebbe legame di obbligo feudale che durò anche quando •i Franchi sottentrarono ai Longobardi. Di Pisa longoba11da ed armatrice di navi si ha notizia da una lettera scritta da papa Gregorio il Grande a Smaragdo esarca di Ravenna. Nel l00i il Musetto delle oro• nache italiane, em,iro uaaomettano di Sarde- ,J

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