Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1915

307 - napolifano, il Balì Vincenzo Rospigliosi pi· ~toiese e il marchese Di Villa piemontese. Cento dieci anni dopo che era stata stipulata la Sacra Lega che fruttò la vittoria di Lepanto, ·ue -çenne conclusa un'altra nel 1684 n:a Veuezia, il Pontefice, la Spagna è l'Impero. Assuu,ero il compito de1la guer:ra navale Venezia, Roma, la Toscana e Malta. Ebbero il comando supremo Francesco Morosini nel- .. --~ 0~ ~~ )'• -~- I 1 i1' --<!(' . /j' {l,~l ---:-~. l/·:,/·l;- FH.ANC!l:sco l\lou.OSINI . il « p EL op o N .NE s·r A e o ». (Da. un ritratto del tempo). r Arcipela.go, Girolamo Cornal'O nell'Adriatico e nell' Ionio. Il primo riconq n istò la More:t, il secondo Castelnuovo di Dalmazia. 'rre anni -dopo Venezia spartir a la Mo rea i11 quattro prJvincie rette da provveditori nominati dalla dominante. De-gli antichi tre reami di Levante (Cipro, Candia e Morea) posseduti nel 1500 da Venezia, l'ultimo gli ritornava nel 1699. Pur troppo dopo una nuova guerra (1714-1718! la pace conclusa a Passaro\· iz ·assicurò alla. Repubblica appeua le isole Ionie, Ce1;igo e i pa~si di Butrinto, Parga. e Prevesa in Alua11ia. Più tardi I' insolenz:t dei còrsari barba- ·1·eschi inoi•gogliti dai trionfi turchi manifestossi colla irruzione delle loro navi sino nell'alto Adrinti<·o. A punirli in casa loro si at:c;nse Augelo Erno nelle tre campagne del 177-1, del 75 e del 76 in cui Venezia; sola, senza aiuto dagli altl"i stati italiani, per opera cli colui che fu giu:;tamente battezzato il Ye- 'neto F.lopomene, percosse Susa, Sfax e lu;Goletta. 'fermina con Angelo Erno la storia nav .d. e di Veuezia indipendente: eppure contiima a palesai si la veneta virtù sotto il regime vice-regale in Italia: essa brilla a Lissa il 1:3 marzo del 1810 per opera di Pasqualigo comandante la fregata Corona, di Duodo comandante della Bellona e di Paulucd capitano del llfei-rurio. Gli inglesi ha,nno levato a cielo la prodezza dei loro avversari di quel giorno·. Liberatasi dal giogo austriaco nel marzo del 1848, Venezia soffrì il celebre as- ~edio cui prese parte assai 11obile, quantunque insufficiente, la marina che il governo di Daniele Manin aveva formato cogli ufficiali e i marinari di sangu!:}. italiano che si erano offerti volontari per difende.re l'antica rfgina dell'Adrì'atieo e dell'Egeo. Quanto saggh~ l'_a~µù1i~tr.aiione navale di Ven,ezia renr (. dono manifesto due insegnamenti che impartì. A tutt'oggi la marina dèll' Imperialismo inglese prospera_ sotto la cura di un Consig ·io d'ammiragliato composto precisamente come quello dei Suvi da mar veneziani. Quando Colbert ordinò la marina di Luigi XIV, pigliò di peso il regolamento del demanio forestale de1la Reiubblica e lo introdusse in Francia. . . Marinemunicipali e ducali nei Tirreno. _La necessità della difesa si manifestò lnngo il lido appena la potenza centrale di ·R0ma imperiale cessò. La nìoltitudine dei port.i del• l'Italia antica stupisce e p1;ova eziandio la florideZ7a dell' al'mamento e del commercio marittimo. Da Nizza a Le.rie-i la. tavola Peutingeriana segna 20 porti. I barbari scesi dalle Alpi, ne distrussero parte; mentre l'altra ft1 desolata da Normanni e Saraeeni, signori det mare. I primi distrussero Luni, sì che della bella e ricca città situata alla sinistra del Magra uuieo vestigio rima.nel' anfitel:ltro nella tenuta di Marinella appartenente ad Andrea Fabbricotti. La città di Cosa presso Orbetello fu spiantata dai Goti; n.ltro non ne ri1çane fuorchè la stupe11da cinta di mure grauitiuhe. Centumcelle nell'anno 829 (oggi chiamasi Civitavecchia), Taranto, Bari, Ancona, l'Isola di Ponza e la città di Genova Ci:l.ddero preda dei Saraceni fra l' 839 è l' 845. L' i stessa H.oma v~nne àa essi assediata (846~847). Protettore dei popoli era l'Imperatore, lontano; percussori i Barbari, vicini, potenti· in Libia e con un piede in Sardegna. Indispensabile per conseguenza l~armà.mento na:vale che fn •n11tnicipct~e, cioè a .consentimento del èomu ne cd a concorso spontaneo dei privati. Le monta.g11e propinque al mare abbondavano di 1-gname da farne navi. Particolari costruttori, che l' ar~e avevano custodita, -si obbli,gavanò a fornire _tali e tanti bastimenti a società di persone le quali, se facoltose, le pt;rssedevano in proprio; se meno agiate entni'°a·10 a carati maggiori o minori. I munieipi più espo:-ti alle ingiurie del nemico si consociarono alla città più munita o pur megllo situata. Ed ecco così l'origine delle città e dei ducati marinari dei secoli X, XI e XII: repubblica in Amalfi, in Pisa, in Genova, in Trani, fn A11·- c.ona; ducato greco a Bari, a NapoH, ,a G~eta ed a Roma. Ma repubbliche o ducati erano colleganze di borgate che, per affinità elettiva e ricerca di sicu1·ezza, si stringe·vano amichevoli alla principale città.. co·sfcchè le amicizie di Genova si estesero sino àl Varo a, ponente ed al Magra a levante; quelle di Pisa sino a Port.'Ercole, ·ove la spiaggia romana cominci.i per terminare a Terracina. Da q nesto stHto di cose scaturì lo sfoi:zq stupendo numerico di naviglio e di persouale di codesti aggruppamenti politici, ·sul cuì grembo il fermento della libertà co11tribuì alla fioritura di un bello sviluppo 'intellettuale: perchè questi _çommli e questi duca.ti marittimi furono, oltreehè eroici, sapieùti:·Il più antico codice· di diritto marittimo nel Medio ·Evo è ia Legge di Trani, compilato dalla città cui affluivano le -ene1·gie navali pugliesi- Alla legge ·di •.rrani ~iene dietro ra l'avola Ama 1fitan11; menti!e il più•-vetusto do- ·cumento di storia marittima .-italian_a ,-e -li

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