Almanacco italiano: piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1914

19 .J Il Calendario. Divisione del te~po. - L' anno. Presso quasi tutti i popoli, la misura del tempo riposa sopra divi$ioni naturali, ossia dedotte dall'osservazione dei fenomeni celesti. Le divisioni più semplici sono il giorno· e l'anno. La vera durata di una rivoluzione della Terra nell'eclittica è di 365 gior., 5 ore, 48',46": questa sarebbe 1a durata dell'anno t1·opico, il quale non può servi1•e pBr anno ci-vile; poichè questo per ragioni cv.iare ad intendersi, deve esser composto di un numero intero di giorni. L'anno è diviso in mesi: ed il mese nella sua origine conispoadeva: ad uua lunazione, cioè al periodo dopo il quale si ripetono le medesime fasi lunari. Ma 1a durata precisa di una lunazione è di giorni 29, ore 12, 44'; 3"; e quindi non è pa1·te ahqnota dell'anno tropico. Siccome il numero delle lunazioni intiere che si osservano in un anno è di dodici, così, di solito, l'anno è stato sempre diviso in dodici mesi, i quali però non corrispondevano più ad una lunazione, ma ad una dodicesii;na parte dell'apparente cammino del Sole nel cielo; e siccome a q\rnsto cammino gli antichi astronomi facevano corrispondere 1a fascia dello Zodiaco, composta di 12 costellazioÌ1i, così il mese presso i popoli più avanzati in civiltà corrispondeva alla apparente dimora del Sole in uno dei 12 segni dello Zodiaco. Calendario Romano antico. Gli antiehi romani non contavano i giorni dell'armo secondo il loro numero ordinativo nel mese, ma rispetto alle calende, alle none, agli idi di ogni mese. Le calende (Kalendae; acC'. J(a7enJasj abl. I(alenilis) cadevano il primo giorno del mese: le none (Nonaej ace. No11rt.~·; abl. Nonis) al settimo giorno dei mesi di 111::nzo,maggio, luglio e ottobre, al quinto di tutti gli altri; gli idi (nom. e ace. Idus i ablativo Idibus) otto giorni più tardi d~lle none, cioè al 15 in marzo, maggio, luglio e ottobre, al 13 nel resto dell'anno. Per indicare gli altri giorni, dicevano l'ordine che questi avevano avanti alle calende, alle none, agli idi; per cui i giorni che precedevano immediatamente i tre dì ora accennati, erano pJ"id,ie l(alendas, p~·idie Nonas, pi·idie Iclus; i giorni ancora precedenti erano tertio Kalendas, ec. Riforma Giuliana. Giulio Cesare, avendo trovato che il computo dell'anno stabilito da Numa Pompilio e seguìto fino allora dai Romani, aveva prodotto grandissimo disordine, si accinse alla riforma del calendario con il consiglio dell'astronomo alessandr"il10 Sosigene: e l'anno da lui riformato nel 45 av: O. fu stabilito di 365 giorni, divisi in 12 mesi~ alternativamente di 81 e di 30 giorni, salvo febbraio che ne &.veva 29 e 30 nei bisestilJ FL1 pure stabilito, 1~ella persuasioue che l'anno tropico fosse precisamente di 365 giorni e¼, che ogni quatt.ro anni si aggiungesse un giorno al mese di febbraio, e pre'cisamente fra il 24 e il 25; e .:;iecome nel calendario romano il 24 febbraio si chiamava sexto J(alendas· Martii, il giorno intercalato fu detto bis sexto kal, Ma,·tii, e l'anno che aveva. tale intercaln.zione, fu chiamato bisestile. L'anno doveva cominciare al :J gennaio, e l'equinozio di prima':era fu fissato al 25 marzo. La divisione giuliana in mesi, e l'intercalazione quadriennale sono seguìte anche oggi da tutte le nazioni cristiane. .. (*) Chi de8iùera:;:,e maggiori ra,gguagli su questa in traduzione cronologica e cosmografi.ca a.ll'ALMANACco ITALIANO,consulti le annate 1896-98, dove essa era assai più diffusa. L'aumentare della materia ci ha obbligati a ridurla iu piri breve spazio. BibliotecaGino Bianco

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