Alfabeta - anno X - n. 109 - giugno 1988

pagina 38 Prove d'artista Alfabeto 109 SebastianoCarta I n quel complesso di tendenze che ha caratterizzato l'avanguardia romana degli anni trenta, tra futurismo, ermetismo, echi surrealisti ed astratti, di cui il «Bragaglia Fuori Commercio» è stato uno dei punti di riferimento, va posta la figura di Sebastiano Carta, poeta e pittore, attratto per una breve e intensa stagione dal credo marinettiano. Nato a Priolo in Sicilia il 4 marzo 1913, il Carta è vissuto a Roma, dove intorno al 1930è entrato in contatto col gruppo dei «futursimultanisti», animato da Ettore G. Mattia e dai pittori Domenico Belli, Augusto Favalli, Giovanni Ketoff, Bruno Tano. Ma Carta nei suoi libri è un futurista sui generis, non è parolibero nel senso dell'uso espressivo della tipografia, né può dirsi un aeropoeta, non optando per il canto lungo ed il soggetto modernista espressi dalla scuola marinettiana in quegli anni. Tuttavia dal futurismo egli trae indicazioni per quanto riguarda le forzature della sintassi, della punteggiatura (almeno nelle prime prove) e soprattutto nel vivere la cosiddetta «ossessione lirica della materia», che, secondo le intenzioni marinettiane, significa uscire dai limiti dell'io e della psicologia per praticare una scrittura in grado di «animalizzare, vegetalizzare, mineralizzare, elettrizzare e liquefare lo stile». Linguaggio minimale, livello grammaticale assai basso, uso di frasi nominali, spesso montate con effetti stranianti, una tensione a scrivere in modi impersonali e astratti, materici e quasi mineralizzati, sempre aspri: questi, gli strumenti di Carta nei primi libri. Nel 1935 esce il volume Le case, che nel titolo, e nella notevole copertina di Ketoff, offre una chiave di lettura costruttivista dei testi, i quali, per altro, oscillano, nelle tematiche, dal primordiale degli elementi (terra, cielo, acqua) al primordiale-moderno della città. Viene annunciato un successivo volume, Materia, ma i titoli che vedono la luce, nel 1936, sono Campo Mobile e Nostro passo quotidiano; poi, nel 1940, tutto il materiale precedente viene rielaborato con gusto ermetizzante nella raccolta Poesie. Dopo questa data Carta aderisce con Franco Matacotta al Gruppo Primordiali Futuristi Antonio Sant'Elia, formato da Marinetti allo scopo di trovare una strategia comune tra futuristi, architetti razionalisti, pittori astratti (il gruppo di astrattisti comaschi, animato da Franco Ciliberti, ha lanciato nel 1938 la rivista «Valori Primordiali»}. In seguito Carta si dedica prevalentemente alla pittura. Nel 1955 pubblica Canto largo. Muore nella capitale il 22 dicembre 1973. Marinetti, in vela per l'Africa negli anni trenta, lesse un manoscritto di Sebastiano Carta, Sistemazione fisica, e poi scrisse: «Istintivamente palpando tra le carte trassi il manoscritto del ventenne Sebastiano Carta, la cui figura fisica ossuta e scattante in alto agitava un'ispirata testa scapigliata. Nella mia sedia a sdraio la poesia parolibera, sintetica, astratta, frenetica al punto da sembrar disperata, cominciò a vivere con indipendenza e baldanza. Nulla di morituro o di perituro. Il mare non cullava più la mia lontana infanzia. Ascoltava la voce profonda rigogliante che il manoscritto diffondeva». Gli effetti magici ed originali della poesia di Carta sono stati sottolineati anche da Marcello Gallian che, nella prefazione al volume del 1940 scrive: «Fra i veri giovani d'arte, non saprei trovare un secondo poeta, se non in Alfonso Gatto». Il «singulto, i versi rotti, le pause dei punti lunghi, le soste nella bufera» della poesia del nostro nascono, secondo Gallian, come «per un parto feroce e subitaneo». Molti anni più tardi Ruggero Jacobbi ha notato che «la ricerca degli stacchi grafici e dei rapporti linguistici» di Le case «antecede di molto le ricerche di Balestrini», e per questo motivo il Carta sarebbe uno dei pochissimi poeti da salvare nella generale decadenza del futurismo letterario degli anni trenta. Infine Glauco Viazzi, nella sua ricca antologia di poeti futuristi, ha indicato nel lavoro di Carta «una interessante variante del paroliberismo». Certo è un peccato che finora, al di là della cerchia degli esegeti del futurismo, l'operato di Carta non sia stato considerato. Intorno al 1936 il nostro ha scritto un manifesto sulla poesia murale (che risulta essere inedito) e ne ha inviato una copia parziale (qui riprodotta) all'amico Augusto Fa- • ~. ~~ t{;dlu, C, du,ra~ 3J tu, r;, t?-. ,, ~ nle4t' Rendez-vous dimanche 6 février 1916 (Appuntamento per domenica 6 febbraio 1916), 1916-1941 valli, accompagnandola con una lettera in cui è contenuto un progetto di una serie di poemi-attiche, da realizzare con il contributo di artisti. I nomi dei poeti sono: Marinetti, Rimbaud, Apollinaire, Ungaretti, Carta, Francesco Orlando, Mario Rivosecchi, Pino Masnata. Quelli dei pittori: Favalli, Ketoff, Tano, Cesare Andreoni, Prampolini. Il progetto anticipa di qualche anno i «testi-poemi murali» di Carlo Belloli (1944), fogli mobili su carta da pacchi gialla, che rappresentano un punto di passaggio dal paroliberismo alla poesia concreta e visiva del dopoguerra. Nel manifesto di Carta viene espressa l'idea di coinvolgere «poeti pittori scultori musicisti architetti e operai» attorno al progetto delle «mobili tavole di poesia», che diventano «elemento di piazza», «vera e propria sensazione-sparo» nella rete comu_nicantedella società del grande numero. E proprio nel desiderio di invadere le piazze, catturando l'attenzione dei passanti, l'operazione dimostra una stretta parentela con le motivazioni dell'arte pubblicitaria futurista, che appunto in quegli anni sognava di conquistare la città con i prodotti dell'ingegno d'avanguardia al servizio dell'industria. Claudia Salaris Opere di Sebastiano Carta Le case, Roma, Le origini, 1935; Campo Mobile, Roma, Le Origini, 1936; Nostro passo quotidiano, con un colloquio di Marcello Gallian, Roma, Le Origini, 1936; Poesie, pref. di Marcello Gallian, Roma, Scrittori contemporanei, s.d. ma 1940: Canto largo, Roma, Sabazio, 1955. Bibliografia Ruggero Jacobbi, Poesia futurista italiana, Parma, Guanda Editore, 1968. Glauco Viazzi, I poeti de/futurismo, 1909-1944, Milano, Longanesi, 1978. Giovanni Lista, Le livre futuriste, Modena, Panini, 1984. Claudia Salaris, Storia del futurismo, Roma, Editori Riuniti, 1985.

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