Alfabeta 106 La stessa cultura tecnologica, anche se ha una fondazione razionale, rigida e scientifica, determina uno scenario complessivo eclettico, proprio perché le culture produttive che essa determina sono delle culture separate, che non operano alla ricerca dell'unità, ma della differenziazione, della concorrenza e dell'alternativa. In certo senso il modello teorico ottimale della Metropoli Ibrida non è più Oslo, la perla dell'estremo Nord, ma piuttosto altre città molto più contraddittorie, frazionate, ibride, appunto. Come New York, ma anche Hong Kong, o il sistema di città del Canada, dove L e tecnologie di informazione aprono la carcassa inerte degli oggetti e popolano la terra di un nuovo occupante: l'oggetto di parole. Non si tratta soltanto dell'invasione dei giochi elettronici, dei terminali telematici, degli home-computer, delle apprecchiature sanitarie e di sicurezza. Gli oggetti tradizionali ne sono penetrati dall'interno, perché i micro-processori si impongono là dove esistono comandi, regolazioni, misure. Così, forni, orologi, lavatrici, termosifoni, automobili, letti, frigoriferi, vasche da bagno, macchine fotografiche trasformano i loro principi interni di funzionamento e i loro processi di comunicazione con l'ambiente. Tutto lo scompiglio che agita oggi sia l'economia che il mondo delle forme deriva dal fatto che l'oggetto si inserisce ormai in un campo di parole e si sposta rispetto allo spazio visivo, che gli aveva dato ragion d'essere e di proliferare. Questa rivoluzione dell'oggetto deve essere analizzata nelle sue tre dimensioni contemporanee: la crisi della visibilità dell'oggetto immateriale; lo spostamento della leggibilità sociale dell'oggetto-medium; la nuova simbologia della forma, richiesta dalla comparsa dell'oggetto parlante. Gli economisti non sanno più che cos'è un prodotto. Secondo la contabilità nazionale e dei modelli, più della metà della popolazione attiva dei paesi sviluppati lavora all'elaborazione e al trattamento di cose (servizi, informazioni, comunicazioni ... ) che non hanno valore di prodotto. Gli economisti, non sapendo cos'è un prodotto, non sanno più cos'è una produzione, né, di conseguenza, cosa significhi produttività. Così i fondamenti stessi dell'economia politica sono in crisi e lo sono ancor più seriamente di quanto non lo siano le economie reali che devono affrontare il ristagno economico e la disoccupazione. I giuristi non sanno più che cos'è un bene. Infatti, secondo i principi fondamentali del diritto, un bene è un oggetto materiale che si può possedere, cedere, distruggere. La perdita dell'oggetto perché donato, venduto o scomparso è essenziale a questa definizione. Ora, i «beni immateriali», ormai maggioritari nel flusso di beni scambiati e nello stock dei beni investiti, non condividono questo destino perituro. Se qualcuno mi chiede l'orologio, dicono i giuristi, glielo dò e io non ce l'ho ogni capitale rappresenta una frontiera interna al paese, un serbatoio di memorie e di identità di altri luoghi o patrie europee. Ma anche i grandi agglomerati latinoamericani, come Città del Messico o San Paolo del Brasile, universi metropolitani che racchiudono dentro di sé tutto e il contrario di tutto, ogni contraddizione e ogni unità. Ma forse la città che più di ogni altra definisce meglio il concetto di Metropoli Ibrida è Beirut, una città in cui avviene una guerra interna, i cui meccanismi deflagranti ci appaiono dall'esterno del tutto incomprensibili. Incomprensibili più. Ma se qualcuno mi chiede l'ora, io gliela dico, ma ce l'ho ancora! Decisamente l'informazione sembra imprevedibile come perdita e inafferrabile come bene. Ma allora, come creare norme, incoraggiare l'iniziativa, proteggere l'investimento? La crisi del diritto, rispetto ai nuovi beni, non fa che alfa bis. 2 proprio perché la nostra cultura legge la politica con criteri meccanici: esiste una destra, una sinistra, forze progressiste e forze conservatrici. Al contrario a Beirut c'è una serie di schieramenti che si fronteggiano, si alleano e si danno battaglia, secondo criteri globalmente estranei alla nostra cultura, perché sono scontri armati legati a famiglie, religioni, tribù, conflitti tradizionali, ereditati dai secoli passati fino a divenire un punto di incrocio di conflittualità comprensibili solo dentro a quella metropoli. Nella Metropoli Ibrida cambiano quindi alcune gerarchie tradizionali, e la nostra ottica opecon il fatto che a volte si può anche vendere, niente più funziona nella dottrina del pubblico e del privato. Gli Stati investono e producono per modernizzare le loro attività; si smembrano in centri di gestione più o meno autonomi; incorporano i servizi pubblici (istruzione, regolamentazione fiscale, rativa deve essere rivista, insieme agli strumenti di intervento. Le scelte generali e particolari sono più di natura culturale che logica, più intuitiva che razionale. È stata compiuta in qualche parte degli Stati Uniti una indagine sui criteri di amministrazione di questi organismi metropolitani così complessi e contraddittori, ed è stato dimostrato che gli strumenti tradizionali in possesso di un programmatore razionalista sono del tutto inadeguati; mentre può dare risultati molto migliori un artista o una casalinga, che possiedono logiche creative o semplice buon senso. Crisi del prodotto, crisi del bene, crisi del servizio pubblico. Nei dati fondamentali dell'attuale crisi della società si trova un fattore comune: la difficoltà di pensare l'oggetto o anche semplicemente di vederlo. • Gli oggetti immateriali sono difficili da vedere, ma non per questo Alvin Longdon Coburn, George Bernard Shaw ritratto come il pensatore, International Museum of Photography, George Eastman House, Rochester, New York, 1906 rafforzare la crisi dell'economia rispetto ai nuovi prodotti. I giornalisti - uomini politici e opinion makers - non sanno più che cos'è pubblico e cosa privato. Il servizio pubblico, fondamento tipico dell'attività e degli interventi dello Stato nella società civile, era facilmente comprensibile come nozione finché comprendeva l'organizzazione di certi flussi astratti: la moneta, la regolamentazione e lo stato civile, l'educazione e la ricerca, le poste ecc. Con lo sviluppo dell'informazione, con il suo tecnicizzarsi, con il suo acquisire un costo valutabile, meteorologia) in sistemi tecnologici che diffondono su larga scala; si adeguano alle leggi del marketing e della pubblicità. Da questo momento tutte le evoluzioni sono possibili. In un caso si parla di deregulation, si afferma che l'informazione e la comunicazione sono commerciali, si autolimita lo Stato. Nell'altro si sviluppa lo Stato, si nazionalizza, si estende il servizio pubblico alla produzione di beni industriali. Chi dispone di solidi punti di riferimento in questa contrapposizione? Chi può persino essere sicuro che questi due tipi di _evoluzione siano contraddittori? l'oggetto materiale si trova in una situazione migliore. Pur continuando ad essere perfettamente visibile, diventa illeggibile, non lo si riesce più a capire. L'aumento d_ellaloro quantità, la loro sofisticatezza aveva già reso difficile la comprensione dello statuto degli oggetti. La svolta tecnologica, accelerando il ritmo di rinnovamento, rendendo complesse le forme e le finalità dell'architettura degli oggetti, distrugge i principali punti di riferimento. Infatti l'oggetto è un medium. Anche se prodotto in serie, deve esprimere alla società qualcosa pagina XIII Il prodotto industriale collocato in questo scenario dinamico, dove si mescolano tante culture comportamentali, tanti territori immaginari, deve riuscire a comunicare in tempi brevi la propria identità, il proprio sistema di relazioni e i suoi modi di consumo. Esso si trova a essere oggi come un fiore o un animale dentro a una foresta, che deve sparare i propri codici genetici, fatti di segni, colori e odori, per catturare il proprio partner. I tempi dei vecchi prodotti «che vanno bene per tutti» sono tramontati, si vive oggi producendo selezione e diversità. che proviene dalla società stessa. Da questo punto di vista, l'opacità dell'oggetto materiale è ambigua: questa consente di renderlo visibile, ma, al tempo stesso, l'eccessiva densità del reale impedisce di vedere ciò che sta dietro l'oggetto. Dal momento in cui la società cambia, sviluppa processi e strumenti diretti di comunicazione (i «media»), l'oggetto materiale, troppo visibile, diventa indecifrabile. Personalmente ricordo il turbamento intellettuale e letterario che procurava la lettura delle Choses di Georges Perec o delle Mitologie di Roland Barthes. La società diventava un testo i cui segni erano formati dagli oggetti. Le loro connessioni obbedivano a una grammatica, la cui progressiva scoperta procurava un piacere insensato. La visibilità dell'oggetto sembrava allora totale, al punto che la società commerciale si viveva come uno spettacolo. La luce cruda delle vetrine imponeva almeno una lucidità o una ironia dalla quale non sempre era esclusa la perversità. Il sistema degli oggetti di Jean Baudrillard consacra così, in una scrittura perfetta, lo sguardo glaciale che un sociologo poteva gettare nel 1968 sulla struttura assente del consumo. L'oggetto, imballato, illuminato, vantato, discusso, cristallizza nel suo essere tutti i significati della società. M a qual era l'unità reale di questo agglomerato? Ciò che l'ondata tecnologica trasformerà completamente è l'idea di un oggetto singolo e immutabile. I prodotti si fondono in architetture complesse e mutevoli. L'uso di un oggetto singolo, completo in se stesso, ripiegato sulla sua forma, rispondente a un bisogno unico e chiaramente delimitato va tramontando. Per spiegare il mutamento non basta l'aumento del livello di vita, i desideri e le aspettative sofisticati. Anche la soddisfazione di certe funzioni primarie vive un'evoluzione verso il modulare e il combinatorio. Nutrirsi significa ogni giorno di più dip.encleredalla catena del surgelato: prq_dottisurgelati, congelatori domestici, forni a micro-onde. Anche per il divertimento e l'informazione si ricorre a una catena che assicura la nostra alta fedeltà ail'universo del suono (radio, piastra, piatto), cui si aggiunge il grande fascino che esercita su di noi il mondo dell'immagine (televisione, videoregistratore,
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