e i sono voluti cinque anni perché il testo di Mal visto mal detto fosse pubblicato in italiano ma, a giudicare dall'esito dell'impresa, il tempo trascorso non è stato messo a buon profitto e ci troviamo di fronte, ancora una volta, a un esempio della disinvoltura con la quale l'industria editoriale italiana affronta l'opera del grande scrittore irlandese. Pertanto gioverà mettere ulteriormente a fuoco alcune osservazioni che già abbiamo fatto, ancora su «Alfabeta», a proposito di altre traduzioni pubblicate nel nostro paese e talvolta accolte benignamente dalla criticapressapochista che sta dilagando nelle pagine «culturali» dei giornali. Mal visto mal detto è un testo denso, in alcuni punti enigmatico, sempre in bilico tra un registro narrativo e uno poetico, e tuttavia come altri testi.beckettiani, acquista lineamenti e implicazioni più precisi se viene letto alla luce di quanto Beckett ha scritto precedentemente. Disgraziatamente pochissimi, nel nostro paese, sembrano disposti a seguire questo percorso, obbligato per un traduttore, col risultato che un testo beckettiano corre facilmente il rischio di essere travisato, impoverito e perfino deturpato. Invano nelle quarte di copertina gli ascari editoriali distillano pistolotti tautologici per esorcizzare i problemi relativi all'interpretazione del testo: i meccanismi retorici messi a punto da Beckett non concedono tergiversazioni e i nodi vengono al pettine. Tanto per cominciare, è curiosa la tendenza dei traduttori italiani di Beckett a forzare inutilmente il testo anche là dove, nella sua scabra linearità, esso non pone problemi. Qui, per esempio, dove il francese dice «Pour ne pouvoir repartir» si traduce « Per il fatto di non poter» (p. 3), introducendo un nesso di casualità inesistente; analogamente, «Quindi votato prima» (p. 77) contiene un «quindi» piovuto dal cielo. Perché «assaporare» (per «connaftre») la felicità? Il testo francese a fronte è utile, naturalmente, ma, a parte il fatto che contiene troppi refusi (anche del genere «le bas» invece di «les bas»), nella fattispecie serve a rendersi presto conto che la traduzione è spesso lacunosa. A p. 15 manzione molto più scaltra di quella che possa essere apparentata al neorealismo, e naturalmente di quella che possa essere apparentata alla didascalia politica, che è materiale senza dubbio buttato nell'operazione, ammette l'operazione, vuol dirci, al di fuori di tutti i pregiudizi ideologici - di tutti però, non solo di quelli degli altri - vuol dirci con esattezza quello che è avvenuto nella sua carica esistenziale. Antonio Porta. Ho parlato prima di Alain Robbe-Grillet e avrei potuto dire anche Samuel Beckett, perché i due scrittori furono letti proprio nella seconda metà degli anni cinquanta da molti giovani come delle rivelazioni, proprio per le ragioni che ha detto Leonetti. Anch'io ho avuto la stessa impressione vedendo Com'è di Beckett, diciamo «tagliato» da Quadri per i Magazzini Criminali. Per questo tr) ho detto che ne Gli invisibili è ar- ~ rivata a maturazione una certa -~ prosa che si è rivelata in quegli ant::l.. r-.... ni. Quindi non solo neorealismo ~ come operazione di tipo estetico- -. ~ stilistico, ma anche l'altra che qui "- tenta di innestarsi. Questo impa- §, sto, secondo me, non riesce per- ~ fettamente. s:: ~ Omar Calabrese. L'osservazione i che ho fatto sul contenuto proba- ~ bilmente spiega anche l'indirizzo, Mallettomaltradal ca la frase «Immobili o che si allontanano»; a p. 21 «Si confonde e si annulla»; a p. 53 «Ma è meglio non fidarsi». Le lacune, gravi in un testo fatto di frasi brevi e soppesate, giustapposte senza virgole, sono una decina. Aldo Tagliaferri bloc» a p. 28 significa non «calma blocco», bensì «tranquillo masso». «Glas» non può essere tradotto cor civettuolo «scampanellio» (p. 81) e deve essere tradotto con «rintocco a morto»; (nel testo si parla anche di una tomba e il peressere intesa letteralmente, tenen- • do conto delle specifiche risonanze che essa ha o acquista nel lessico fondamentale dell'autore. Così, a p. 75, «noircir» va inteso alla lettera e non può essere tradotto con «scarabocchiare», dato che Deng, ®David Levine (1979), Courtesy Studio Marconi A volte una singola parola è tradotta senza tener conto del contesto. Per es. «Appréhender» (p. 16) significa «percepire» e non «arrestare», che è una diversa accezione dello stesso verbo. «Calme l'orientamento letterario di Balestrini. Preciso la mia analisi del contenuto. Il movimento del '77 - nato da prima ancora, per concludersi negli anni a cavallo del '77 - ha avuto, oserei dire, due facce sostanziali, in Italia. La prima è quella più dura, che fa sua un'eredità politica molto precisa di impegno, sia pure esasperato o malinteso; e ce n'è un'altra più giocosa, e che usa l'ironia contro la società: «Sarà un risotto che vi seppellirà», per dirla con uno slogan famoso. Ora, Balestrini tenta di rappresentarle tutte e d_ue.Infatti, come è già stato notato, c'è spesso il riferimento all'aspetto del gioco, «giochiamo con i carabinieri», ecc. Ma proprio il riferimento a quella parte là, a Balestrini non gli viene tanto bene, mentre gli viene perfettamente il riferimento all'area drammatica e tragica del movimento. Ma questo, in realtà, ha un riflesso o, meglio, rispecchia qualcosa che avviene nelle scelte letterarie di Balestrini, che infatti non intende affatto la letteratura come gioco, ma intende piuttosto la letteratura come impegno, sia pure passata magari attraverso l'avanguardia e la sperimentazione. Quindi questo la dice anche lunga su come collocare il romanzo di Nanni, che questa parte di ironia sulla società, secondo me, non la fa sua. Forse per questo il romansonaggio femminile intorno al quale si dipana il testo è in lutto); nella stessa pagina, «soudain», tradotto con «nuovamente», è invece «improvvisamente». Altre volte la parola dovrebbe zo non riesce a piacere completamente a uno come me che magari invece ha preferito, ha abbracciato il movimento del «non prendersi sul serio», dell'ironia e autoironia sociali. Mario Spinella. Solo due parole che mi sono state suggerite dagli mette in gioco, ancora una volta, quel gioco dialettico tra bianco e nero che, dalla trilogia in poi, riaffiora periodicamente nei testi beckettiani e diyenta addirittura assillante in Mal visto mal detto ultimi interventi: un paragone, un paragone approssimativo. Io sono marxista e amo molto il marxismo di Ernst Bloch. Nel marxismo Bloch divide due linee, la linea fredda e la linea calda. Beckett, e dico Beckett più ancora che l'école du regard, le cui affinità sono evidenti, è un grandissimo Tiziano ®David Levine (1970) Courtesy Studio Marconi :' .,, ~"".'.'_... -,...,. ' I • 'i. ~ ~... .. ' ~ («Rien que noir et blanc»). Sempre a proposito della necessità di conoscere i fondamenti della poetica beckettiana, e in particolare la coincidentia oppositorum di ascendenza cusaniana, troviamo qui un esempio molto geniale e tipicamente beckettiano: « La folle du logis s'en donne à coeur chagrin» (p. 18). La traduzione, grottesca, dice: «La demente dell'abituro si affligge», mentre dovrebbe ovviamente essere «L'immaginazione si dà alla pazza melanconia». Vale anche la pena di esemplificare due perniciose tendenze che sembrano sedurre più di un traduttore, e sulle quali ci eravamo brevemente intrattenuti occupandoci della traduzione italiana di Compagnia. La prima consiste nel tentativo di «abbellire» il linguaggio beckettiano immettendovi effetti sonori che in italiano sono particolarmente invadenti: il lapidario «D'elle tenace trace» (p. 81) diventa «Di lei tenace tracciapiacca o non piaccia» (per creare, presumiamo, una goffa assonanza, di cui si farebbe volentieri a meno, con «faccia»). La seconda consiste nel rendere penosamente aggrovigliate frasi che nell'originale erano limpide, mettendo (inutilmente) a dura prova la pazienza del lettore. «Ce meme sourire établi [es yeux grands ouverts n'est plus ceux-ci fermés le meme» (p. 66) è stato tradotto: «Quello stesso sorriso invariabile con gli occhi spalancati non è più e questi chiusi idem». Basterebbe una tranquilla traduzione letterale: «Quello stesso sorriso accertato·con occhi spalancati non è più con questi chiusi lo stesso». È nostra convinzione che Beckett stia diventando, col passare degli anni, e certamente malgré lui, una specie di sonda lanciata verso i centri nevralgici della cultura istituzionale italiana (la cosiddetta critica militante, l'accademia, l'editoria.. .), sulle cui miserie inesorabilmente ci ragguaglia. Se, come pare, qualcuno sta già progettando l'edizione italiana dell'opera omnia beckettiana, se ne vedranno delle belle. Samuel Beckett Mal visto mal detto Tr. it. di Renzo Guidieri Torino, Einaudi, 1986 pp. 84, lire 8.500 artista ed è, a mio parere, lo scrittore il quale, attraverso la linea fredda, delucida la contemporaneità. Balestrini si muove sulla linea calda che, come tutte le linee calde, è rischiosa e ha qualche cosa a che vedere, in questo sono d'accordo con Porta, con talune premesse, sentimentali più che teoretiche, del neorealismo. Per_ cui quando il caldo non è sufficiente, si può forse anche leggere qualche caduta, però gran parte, direi il tono generale, del libro, è proprio incandescente, cioè è caldo fino in fondo. Ed è proprio questo - come diceva Bloch, per esempio, studiando la rivolta dei contadini tedeschi, la rivolta di Thomas Miintzer - che ne costituisce l'epicità. Francesco Leonetti. Nell'interesse verso Bloch e nel voluto, da parte mia come di altri, non-riferimento alla problematicità del movimento, perché deve essere dedotta dal libro, non può essere presa a sé, debbo fare una piccolissima osservazione: Beckett, nel Com'è, non è uno scrittore freddo, assolutamente, prima cosa. Seconda cosa: direi che ho fatto riferimento a Beckett per la radicalità della situazione umana, quindi in questo senso ho preso il testo di Balestrini.
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