Alfabeta - anno IX - n. 95 - aprile 1987

boia diacronica dell'intervento selettivo della Robinson-Valéry e i suoi grumi tematici (si immagina bene la qualità della nuova apertura metodologica fornita da questo strumento nella direzione di una problematizzazione delle esclusioni e delle scelte). Nel lavoro di schiere di studiosi .si attua così la volontà stessa di Valéry: dal disordine aurorale verso la costruzione di un labirinto postumo del sapere contemporaneo. Un primo, ingenuo, interrogativo sulla metafora concreta di questo processo di «costruzione» conduce a riflettere sulle modalità della conoscenza. Valéry accrebbe infatti, quasi quotidianamente, i tasselli di un puzzle che avrebbe dovuto fornire - nell'istante sempre presente della scrittura - la chiave di una philosophia perennis volta all'analisi del funzionamento' della mente; la frustrazione che l'o coglieva dinanzi a tale immane progetto di sistema (cfr. J. Robinson-Valéry, L'apport de Valéry à la philosophie, in «Nuova Corrente» pp. 480-484) motivava anche i suoi tentativi classifica- ~ori e selettivi e si risolveva infine nella consapevolezza di aver affidato ai posteri un impegno costruttivo sempre modificabile e mai concluso. Nell'iniziativa della comunità scientifica futura Valéry ha quindi lasciato l'immagine concreta della propria eternità, sicuro che il suo accumulo di frammenti avrebbe inaugurato, nell'abbandono di ogni sapere edificato, la prospettiva tardo moderna. La cifra della proposta conoscitiva valeriana si trova - mi sembra - già tutta qui, nelle forme del processo accumulativo dei Cahiers. Cifra . che ammette una decifrazione senza fine. Qualche accenno mimetico alla qualità delle ricerche rivolte ad evidenziare la pregnanza logico-matematica delle indicazioni fornite dai Cahiers sul tema, quanto mai ricorrente, dell'atto conoscitivo e inventivo consente un vago riferimento all'epistemologia di Valéry, ancora in gran parte da ricostruire e da applicare. Una microstoria dell'euristica, tratteggiata da Gabetta lungo la doppia direttrice algebrico-combinatoria e analogico-abduttiva (L'euristica a partire da Leibniz, conferenza tenuta il 13 novembre 1986 presso il club Psomega), trova nei Cahiers il suo «scenario letterario», un vicolo cieco che mescola «tradizioni disperse in una storia sfilacciata», avviando a quella «ecologia dell'ideazione» richiesta nell'interrogare continuo e drammatico di ciò che, rimosso, ritorna. Tuttavia la «matematica delle parole», specchio di una attitudine rigorosamente strumentalista e non di una logica a priori, doveva incorrere in un inevitabile fallimento. Meno problematica appare invece l'ipotesi di una topologia della mente, tutta rivolta a circoscrivere le forme analogiche dell'atto conoscitivo alla luce di una ricezione spiccata· dei nuovi problemi posti dal dibattito sui fondamenti. Valéry - come ricorda Jean Dieudonné - non accettava il riduzionismo logico, ma neppure l'intuizionismo di Poincaré, mentre ebbe «una prefigurazione delle nozioni di struttura e di categoria, che dominano il pensiero matematico attuale»•. La sua visione della matematica, scienza che «realizza la metafisica intendendo come esseri dei concetti» (Pléiade, II, p. 837), si attaglia all'epistemologia strutturalista e bourbakista; e proprio alla matematica viene riservato il compito di produrre un linguaggio operatorio e funzionale, strumento sempre provvisorio e mai sostanza logica. Anche René Thom ha interrogato il Sistema di Valéry, riconoscendovi germi della «teoria delle catastrofi», ma notando anche che il suo scacco è legato all'eccessivo rigorismo e alla visione operaz1onalista. Basti su questo punto concludere ricordando l'ineludibile centralità dell'analisi del funzionamento della mente anche rispetto al progetto di Sistema, e l'incidenza di questa analisi in una delle poche proposte ricostruttive di largo respiro fin qui tentate, quella di Andrea Pasquino. 5 N on è difficile motivare - per passare al secondo interrogativo che qui propongo - l'intersezione ricorsiva che permette di guardare alla temporalità in Valéry come allo specchio dell'atto conoscitivo. L'incontro di temporalità e invenzione rinvia ancora alla metafora concreta della scrittura dei Cahiers: anche in questa direzione la scrittura polimorfa e figurata di Valéry (e le pagine in fac-simile ce ne offrono l'indescrivibile modalità) è protesa nella virtualità a-cronica di un presente perenne. L'ars inveniendi, vista come arte di «reinventare l'invenzione stessa» (G. Gabetta, La costruzione del/' «Immemoriale» in Valéry, «Nuova Corrente» p. 489), coinvolge la globalità oscillante dell'atto mentale e si impone così immediatamente come luogo deputato di una temporalità senza residui. È parimenti nota la violenza - quasi hempeliana - degli attacchi di Valéry alla narrazione storica. Come pure la distanza che lo separa dalla filosofia bergsoniana della durée. 6 Bachelard vide consapevolmente in Valéry (e nelle avanguardie dell'istante poetico) il correttivo necessario a una filosofia della durata che finiva per attestarsi sul terreno metafisico. La «palpitazione dell'informe» che traspare nel!' «immemoriale» (G. Gabetta, cit., p. 500) misura l'eccedenza tra oblio e memoria essenziale a designare la tensione senza storia dei Cahiers. La complessità della costruzione dell' «im- ·r memoriale», ripetuta indefinitamente, si configura forse come òccultamento di un passato ancora troppo presente (come suppone la Giaveri ne La camera di Casanova, «Nuova Corrente», pp. 307325), come «lutto dell'origine» in cui la morte del testo funziona da motore, nel contralto del rumore di fondo e in cui «l'orgoglio della conoscenza assoluta continua a misurarsi, eroicamente e gloriosada estremo esorcismo di un tempo innominabile, quello della morte. L'ipotetico dominio sul tempo è chiuso dal paradosso di un tempo che avvolge. Quest'opera senza storia ha salvato la sua eternità nella nemesi storicizzante della critica genetica, ha implicato in sé un volta per tutte ogni suo futuro. Viene da pensare ancora a questa scrittura allo stato nascente nel suo perenne scontrarsi con il moFenomenologia e scienzedell'uomo Rivista semestrale diretta da Dino Formaggio n. 3 Presenza di Antonio Banfi: numero speciale nel centenario della nascita Saggi di: G.M. Bertin, D. Formaggio, E. Franzini, F. Minazzi, C. Montaleone, G.D. Neri, F. Papi, G. Scaramuzza, A. Vigorelli, L. Witkowski, L. Zanzi. n. 4 Forma: fisica e metafisica Saggi di: P. Bi.irger, A. Civita, D. Formaggio, E. Greblo, P.G .. Milanesi, J.F. Lyotard, H. Marcuse. Per il 1987: Abbonamento annuo: Italia L. 20.000 Estero L. 30.000 Redazione e Amministrazione: Edizioni Unicopli via Verona 9-20135 MILA O - 02/ 5458009 Versamenti sul c.c.p. 14724207 intestato a Edizioni Unicopli mente, con le forme stesse del proprio inadempimento» (cfr. S. Agosti, Per una semiologia del Soggetto nei «Cahiers», relazione tenuta al citato Convegno milanese, e anche, dello stesso, Valéry e i Cahiers, in «Alfabeta», n. 82, marzo 1986, pp. 19-20). In ogni caso tuttavia il buco nero di un Sé sempre presente a se stesso funge vimento temporale dell'interpretazione, nel corto circuito generatore di senso. L'istante nascente e puro del movimento stesso del pensare - eternato nei Cahiers - non nega la virtualità di un fluire, la compossibilità della durata; ma vi si sostituisce come primum ontologico, riaprendo tacitamente la porta a quella metafisica che Valéry aveva programmaticamente disprezzato, in un rapporto con la ,,,· ,· ~ j/~i 1, \ I ~ • '. \• "''\ Li '\'· I • . ,~- \ • - Giscard D'Estaing ©DavidLevine (1980) Courtesy Studio Marconi filosofia ambiv-alénte e indecidibile. I tasti toccati nello scetticismo «innato» dei Cahiers riportano infatti ai dilemmi quotidiani del discorso filosofico (crisi della filosofia, dissacrazione del linguaggio metafisico, riflessione epistemologica, costruttivismo e prospettivismo, ecc.), a indicare come il tempo della scrittura, nella virtualità inesauribile del testo, non implichi quello della fine della scrittura. Valéry abbandona l'utopia metafisica del Libro di Mallarmé (e di Hegel), elevandosi allo stato nascente di un tempo incoativo; e l'istante puro del Sé anima un eterno presente. Ma quale ossessione emana, nel paradosso di eternità e di morte, dal buco nero di un infinito fttturo di scrittura? Quale angoscia è allogata in una ricerca di perennità che diviene sintonia tra Io puro e socialità disseminata di pratiche che temporalizzano l'esperienza? Nel caso. singolare dei Cahiers tempo della conoscenza e tempo della scrittura rivendicano un'iterazione perpetua. Si raccolgono in una purezza figurale, nel luogo della nostra conoscenza e della nostra scrittura, oscurando il corpo come presenza concreta (sensi, emozioni, impurità). Il terrore dinanzi al vacuum della finitezza non viene nominato; eppure la redazione dei Cahiers si inaugura e si conclude sub signo doloris (cfr. M.T. Giaveri. La camera di Casanova, «Nuova Corrente», p. 315). Il gioco infinito delle formazioni discorsive voluto da Valéry forse non accetterebbe lo scacco di una temporalità empirica e materialistica, quand'anche quest'ultima - addensata intorno alla parola «morte» - fungesse da spazio vuoto e confortante del ri-pensamento. Note (1) Oltre all'edizione italiana dei Ca-· hiers in corso di stampa presso Adelphi (Quaderni, voi. I e II, tr. di R. Guarini, Milano, 1985-86), ricordo tra le traduzioni più recenti La cacciamagica, a cura di M.T. Giaveri, Napoli, Guida, 1985; L'idea fissa, a cura di V. Magrelli, Roma-Napoli, Theoria, 1985; Mallarmé, a cura di S. Toni, con introduzione di G. Toti, Bologna, Il cavaliere azzurro, 1984; Il Cimitero marino, a cura di M.T. Giaveri, Milano, Il Saggiatore, 1984. (2) Mi riferiscoal II Convegnodel centro di documentazionee di studi «Paul Valéry», tenutosi a Milano il 28 e 29 gennaio 1987, dal titolo Paul Valéry: una mappa per la modernità. Itinerari epistemologici e poetici (i cui Atti sono in corso di pubblicazione preso Guida). • (3) Cfr. anche le relazionidi Huguette Laurenti (Le lecteurde manuscrits:des problèmes de trascription à l' analyse génétique) e di Jeannine Jallat (Régimes d'écriture dans les «Cahiers») al ricordatoConvegnodi Milano,e il saggio di NicoleCeleyrette-Pietri, Histoire d'un texte: manuscrits et éditions, «NuovaCorrente», pp. 285-306. (4) J. Dieudonné, La conception des mathématiques chez Valéry, in AA.VV., Fonctions de l'esprit, textes recueilliset présentéspar J. RobinsonValéry, Paris, Hermann, 1983, p. 188; cfr. anche, nello stessovolume, i saggi di Jacques Bouveresse, Valéry, le langage et la logique, pp. 233-253, e di René Thom, La modélisationdes processus mentau.x:le «Système» valéryen vu par un théoricien des catastrophes, pp. 193-206 ( una traduzione parziale del volume è annunciata dall'Istituto E. Mounier). (5) Cfr. A. Pasquino, I «Cahiers» di Paul Valéry, Roma, Bulzoni, 1979 (è condivisibile,a p. 126, l'avvicinamento Bachelard-Valéryper la comuneaffermazione del carattere metaforico di matematica e poesia) e dello stesso Paul Valéry e la mistica del/'attenzio- -.:ine, «Nuova Corrente», pp. 343-49 e <"I Modelli matematici tra assioma e figu- .S ra nei «Cahiers» di Valéry (relazione ~ al Convegnodi Milano). c::i.. (6) Ma rimane il bisogno di sondare t--.. questa distanzacon verifichepuntuali. ~ Sul rapporto di Valéry con la filosofia ...... cfr. - oltre al ricordato saggio della ~ Robinson-Valérypubblicatoda «Nuo- §, va Corrente» - R. Pietra, Valéry et les philosophes, in «Nuova Corrente», ~ pp. 421-450 (i riferimenti a Bergsonsi s:: trovano alle pp. 441-442) e della stessa ,s l'importante volume Valéry. Direc- i tions spatiales et parcours verbal, Pa- ~ ris, Minard, 1981. è;

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