Alfabeta - anno IX - n. 103 - dicembre 1987

Alfabeta 103 Amedeo Giacomini No tornant a Vildivar Di ains pluj j' no torni, no mi covente save s'al c"iuleil puarton ancjemò s' 'e àn butàt-jù che biele magnolie, ni il miìr torna a viodi plen di salnitro cun dissegnàdis de l'èdare vènis sècjis di cour - Prove d'artista Corte di Poesia Bologna, Festa dell'Unità, 16-17 settembre 1987 Associazione «Fondo Pier Paolo Pasolini, Cooperativa soci de «L'Unità» Unviar 'A é in mé vue, tal pluj fons, une posse inglassade, e a disfale a' noi baste il sai dal tiò ben. Un ajar di mii ains al é passàt su di mé scancelanmi tanche 'ne strade; ... ErcoleBellucci Così mi ceni mi dieti mi sfami sul palmo mi commissioni mi spedisci ti astieni guardi & mi alieni regolabile la temperatura fibre & venature riprodotte dal vero di tutte le misure anatomiche persuasive comiche sbalorditive convenienti ai buchi di scappamento orali intercostali terapeutici intercostali a piacimento pagina 43 e pò à no covente torna inte cjase lassade eh' 'a veve camarin une volte 'i tu varèssis di là cumò come vuarbe, menade dal tiò dolòr d' aghe sorgive, ma tu rèstis ferme su la pedrade, ingrisulide dal nuje che intòr 'a semene la grivie man dal miò unviàr. strumenti semoventi andirivieni & via-vai da viaggio da vagina e grenàr plens di ridàdis. applicabili in cucina Pa la mare, cunvinte siartece eh' j' vif j' no ai pluj bisugne dai muarts. Inverno disponi mi tieni a regime capi il mangime introduci davanti all'autoscatto con foto di rigetto Non tornando a Varmo Da anni più non ritorno,/non mi occorre sapere/se cigola ancora il portone,/se hanno abbattuto la bella magnolia,/né il muro rivedere/pieno di salnitro con disegnate/dall'edera vene secche di cuore -/e poi non occorre ritornare nella casa abbandonata/che aveva dispensa un tempo/e granaio pieni di risate./Per l'amara, convinta certezza che vivo/non ho più bisogno dei morti. C'è in me oggi, nel più fondo/una pozzanghera ghiacciata, e a disfarla/non basta il sale del tuo bene ./Un vento di mille anni è passato su di me/cancellandomi come una strada;/dovresti andare adesso come cieca,/portata dal tuo dolore d'acqua sorgiva,/ma resti ferma sulla pietra della fonte,/raggricciata dal nulla che semina intorno/la greve mano del mio inverno. sputi i peli sdruci & ricuci il bottone schianti il filo con i denti rasenti strappi la manica imbastita pulisci la macchia con la saliva mi scansi dal fiato calmo caldo del palato buono temperato mi proteggi dalla sbandata mi eviti la testata mi sollevi la nuca dalla battuta dalla. fessura dell'astuccio fa tutto l'apparecchio nella camera scura sviluppa la figura la spinge fuori a prendere i colori lucidi all'aria pura mentre la cinepresa monta la sorpresa simula l'intesa soddisfa la pretesa A Giancarlo Ricci Tango y final che mi aumenta la fronte a vista d'occhio quanto al cannocchiale permette una distanza ravvicinata di rimpetto di tutto rispetto per il soggetto ... E rivàt jù insomp de strade: un là in sercli, un nassi e torna a nassi intes diviàrsis stàlis, no frut madressiìt dal torna a nassi, ma pluj frut ogni volte pluj piardiìt. che! cjantonut di tiare a Vildivàr, il murmujà dai cjàmars de oselade, zorlà di miàrlis te siarade e il vongola lontan di un veli d'aghe sui claps dal Tiliment ... Di viarte i saresàrs di Jàcun a cuviarzi di blanc il zàl dai narcis sflandoròs che Sandra, forsi, 'a plantarà!. .. Tango y final . . . E giunto al fondo della strada:/un andare in cerchio, un nascere/e un rinascere nelle diverse stalle,/non ragazzo maturato da queste diverse nascite,/ma più bambino ogni volta e più perduto,/quel cantuccio di terra a Varmo,/il mormorare dei carpini dell'uccellanda,/zirlio di merli in autunno/e il lontano mormorare ondeggiando di un velo d'acqua/sui sassi del Tagliamento ... /Di primavera i ciliegi di Giacomo/a coprire di bianco/il giallo dei narcisi fulgenti/che Sandra, forse, ci pianterà!. .. Nascita di un ~anti-premio~? Il «Pasolini di poesia» 1987 si è avviato sulla sua strada ancora con i panni di un premio, sia pure con le sue peculiari caratteristiche. Strada facendo è suonato un primo campanello di allarme: per marcare meglio la differenza con i premi letterari qualcuno ha pensato a una lettura-dibattito in pubblico. L'idea, ancora in via di definizione, ha trovato un suo primo profilo nel titolo «Corte di poesia»: che voleva significare un luogo di incontri e confronti e prese di responsabilità con protagonista il «fare poesia» oggi in Italia, in diverse lingue. Questa definizione di «Corte di poesia» ha prodotto subito i suoi effetti innovativi: alcuni tra i giurati hanno avuto l'impressione che il premio, in quanto tradizionalmente tale, stava cambiando pelle Articoli Pericoli il plico raccomandato con assoluta riservatezza recapitato anonimo & sigillato il numero corrispettivo al Vs. ordinativo distrutto cancellato dalla faccia della terra a scanso di reato entrate in possesso di un aggeggio discreto a comando irrequieto uno stereo vibratore singolo doppio accelerato a scoppio ritardato :da come si comporta nel mirino lo fa apposta - nuda si sposta scosta la tenda sosta sulla veranda prende il sole in branda manda via le mosche cambia idea (sia rialza una dea) da non sottovalutare la scacciacani da borsetta che il Catalogo propone limata la levetta-diaframma che ostruisce la canna in tutto uguali alle mortali da tenersi nel cruscotto (sulla tempia al primo scotto) non senza aver causato incidenti a catena e messo a soqquadro la zona Nord della cittadina bloccando il traffico e dirottando le ambulanze al punto da non poter più chiamarsi tale. Si è sottolineato, per esempio, che già in partenza il «Pasolini di poesia» aveva soppresso la parola premio, come fosse considerato, ormai, un guscio vuoto. Quando i giurati si sono trovati a Bologna insieme ai poeti presentati da ciascuno, con tutte le differenze di livello e di impostazione riscontrabili e riscontrate a prima vista, si è capito che un premio e le pantere di scorta in direzione della palude verso l'alta marea non era più nemmeno pensabile. La trasformazione era avvenuta, nonostante tutto, e anche un poco spontaneamente, nel senso che è stata solo accompagnata dalla giuria più che programmata. Si può dunque affermare che è nato un modello di «anti-premio», cioè un modo diverso di presentare la poesia al pubblico senza per forza proclamare dei vincitori? Una sorta di «poesia in pubblico» con responsabilità critiche precise e confronti approfonditi? La risposta ci verrà data in seguito, nel corso del tempo. Per ora pensiamo sia utile presentare la «Corte di poesia» ai lettori di «Alfabeta», con una scelta di testi presentati a Bologna. A.P.

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