Alfabeta - anno IX - n. 103 - dicembre 1987

Alf abeta 103 pagina 371 Centri del dibattito. Siena Sull'inte~ retazione I materiali qui di seguito pubblicati si riferiscono al Convegno Sull'interpretazione. Ermeneutica e testo letterario, Siena, 21-23 maggio 1987 Per una teoria allegorica Romano Luperini 1 È noto - anche perché non ha mancato di ricordarcelo Kafka - che la struttura di una casa è per- • cepibile con maggior precisione quando è in costruzione o quando brucia. La distinzione dei vari elementi dell'edificio ermeneutico· oggi è più chiara di ieri forse proprio perché la casa che sta bruciando è appunto quella dell'ermeneutica. Questa affermazione rischierà di apparire inutilmente provocatoria. Oggi come mai, infatti, le strutture della costruzione sembrano solide e diffuse. L'edificio ermeneutico, quale è andato costruendosi in Europa e negli Stati Uniti negli anni del poststrutturalismo, si è indubbiamente sviluppato, allargandosi in una sorta di koiné - per riprendere un termine impiegato recentemente da Vattimo - i cui «margini» (altro termine non casuale) si sono tuttavia così dilatati da rendere periclitante la stessa struttura complessiva: quasi che, insomma, il pilastro centrale non sia più capace di sorreggere uno sforzo così diffuso e per di più già minacciato dalle fiamme. E non per nulla Vattimo sembra ora voler sostituire quel pilastro e appellarsi - con mossa consueta nei William Xerra momenti di crisi di qualsiasi complesso ideologico - all'architetto in persona: Heidegger, ovviamente. Né c'è da meravigliarsi dell'incendio: quando di questo edificio sono considerati co-inquilini a egual diritto non solo - per esem- .... pio - Rorty, Fish e Vattimo stesso, ma anche Derrida e Habermas, è naturale che il fuoco della lite - perché stando al recente habermasiano Der philosophische Diskurs der Moderne proprio di lite si tratta - stia ormai divampando, rendendo così manifeste a tutti le mura della costruzione, le parti ancora intatte e le travature che invece rischiano di cedere. In un certo senso, l'ermeneutica si va decostruendo. Il pilastro centrale dell'edificio è stato, almeno in Italia, Verità e metodo di Gadamer; e non è un caso che proprio sulla sua scorta, pochi anni fa, e precisamente nella Postilla 1983 alla nuova edizione del libro, Vattimo abbia designato, ma in effetti anche proposto, il concetto di koiné ermeneutica, delineando un progetto così ampio e variegato da conciliare senza eccessivi attriti Heidegger e Nietzsche e da estendersi sino a Derrida e ai decostruzionisti americani. Verità e metodo si prestava indubbiamente a tale operazione: urbanizzando la provincia heideggeriana, smussando la Patrizia Vicine/li prospettiva dell'oltrepassamento della metafisica, recuperando la tradizione e lo storicismo, in questo libro, ma anche nell'insieme _della sua produzione, Gadamer ha effettuato uno sforzo, persino grandioso, di unire insieme ontologia e dialettica o, più esattamente, un'ontologia del linguaggio e una dialettica del dialogo. Il punto d'equilibrio è stato tuttavia raggiunto calando la seconda nella prima e cioè riconducendo l'istanza della concretezza storica nell'ambito di un'idea della tradizione di fatto coincidente con quella ontoiogia. Voglio dire che l'ontologia del linguaggio, assorbendo in sé la dialettica del dialogo, identifica l'Essere .nella tradizione con un conseguente processo di ipostatizzazione e assolutizzazione metastorica e adialettica di quest'ultima. ...P. ersino Vattimo ora appare disposto a rimproverare al pensiero di Gadamer una scarsa adeguatezza all'«esigenza di storicità» e di «emancipazione» e «l'ideale di un soggetto trasparente, astorico, neutralizzato», riconosce che «le obiezioni di Habermas e Gadamer colpivano nel segno» e suggerisce di «passare da un'ermeneutica come teoria del dialogo» inteso quale struttura metafisica di ogni esperienza umana ad «un'ermeneutica come dialogo» e quindi capace di impegnarsi concretamente nei confronti dei contenuti storici della tradizione. Forse non è esagerato pensare che sta cominciando a venire alla luce qualcosa che prima non era altrettanto chiaramente percepibile, e che cioè ontologia del linguaggio e Flavio Bonacci

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