Alfabeta 103 Chi sarà mai il Grande Lettore? 1. Come possiamo immaginare che sia colui che prende le decisioni finali nelle Case Editrici? Se lo chiedono prima di tutto i lettori esterni che hanno potuto constatare 'un fenomeno apparentemente indecifrabile: in caso di parere negativo di un lettore esterno la Casa Editrice rifiuta il manoscritto (con qualche eccezione, di cui si dirà) mentre in caso di parere positivo «allora il caso domina sovrano», come ha scritto su un settimanale un'autorevole lettrice esterna. :$ proprio quando si entra nel regno del caso che si comincia a sospettare la presenza di un Grande Lettore Definitito. 2. Il mistero però si infittisce pJrché altri lettori esterni hanno confessato di poter stabilire quasi un'altra regola: 11 giudizio era negativo e il libro è uscito lo stesso; il giudizio era nettamente positivo, e il libro non è mai uscito. 3. Un tempo questi interrogativi quasi non si ponevano: operavano, alla luce del sole, persone con un nome e cognome in grado di assumersi responsabilità. Basterà ricordare il ruolo di Cesare Pavese, di Elio Vittorini, di Italo Calvino, tra i molti. Un tempo erano anche normalmedte caricati delle loro responsabilità i Direttori di collana: ora se ne può constatare la rarità e occorre rammaricarsi di legami troppo stretti con interessi accademici chiusi, dove domina non il caso ma la ferrea regola del do ut des. Con tutta la buona volontà molti dei presenti funzionari di Case Editrici non sembrano avere la benché minima possibilità di competere, quanto ad assunzione di responsabilità culturali e letterarie, con i modelli appena indicati. 4. Eppure un certo numero di libri viene stampato ogni mese. Chi lo ha deciso? Per quanto riguarda il numero delle novità la risposta è semplice: gli estensori dei budget finanziari. Tanto si può investire, vedete un po' voi come spendere questa cifra. Dal punto di vista delle scelte, del perché questi titoli invece che cento altri possibili, la domanda è senza risposta. I più disorientati di tutti sono i lettori normali, quelli che comprano i libri, per l'appunto, che riescono a salvarsi dal falso dilemma «o mangi questa minestra o salti dalla finestra», rivolgendosi ai classici di ogni tempo. 5. Qualcuno pensa che il fenomeno abbia un'origine precisa: la burocratizzazione ferrea delle Case Editrici, e burocratizzazione vuol dire scarico di ogni responsabilità 'individuale. Nessuno può sapere chi è il responsabile. Il vero responsabile è un fantasma, il Grande Lettore, l'invisibile, inafferrabile, inconoscibile Grande Lettore. 6. I funzionari di Casa Editrice sono soliti scaricare la responsabilità su un presunto giudizio di vendibilità. Il Tale non si vende quindi non si fa, prescindendo· da ogni giudizio di valore. Peccato! La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: molti editori hanno rinunciato a un autore proprio riA più voci pagina 31 Taccuini rande ore fiutando il suo primo best-seller (è il caso di Peter Handke ·o di Milan Kundera ... ). 7. Si può formulare l'ipotesi che il Grande Lettore, come il Grande Fratello, possa avere un corpo e che questo corpo abbia due teste: quella del Direttore editoriale e quella del Direttore commerciale e/o marketing. L'ipotesi è però resa inattendibile dai perenni litigi tra le due funzioni aziendali sopra indicate: in caso di litigio furibondo e terminale si possono osservare due corpi distinti prendere strade diverse. Uno dei due può anche restare dov'era mentre l'altro passa ad altra Casa Editrice e la storia infinita continua. L'intercambiabilità dei funzionari di Ca-- sa Editrice è di grado così elevato, che il fantasma del Grande Lettore Terminale e/o Definitivo aumenta la propria credibilità mese dopo mese. 8. Al tempo delle persone che potevano assumersi molte responsabilità, con nome e cognome, funzionavano anche Comitati Editoriali dove i problemi e i libri venivano ampiamente dibattuti e la decisione era notoriamente del Comitato, per il sì come per il no. Sembra che simili comitati siano stati giudicati «scomodi» dal Grande Fratello .. e/o Lettore: giudicavano, infatti, con criteri diversi da quelli della pura e semplice vendibilità; davano giudizi culturalmente fondati. Prima si decideva se un libro «vale o no», poi si affrontavano i problemi inerenti alla vendita di un libro deciso. Curioso, ma quando gli uomini di vendita hanno cominciato a prendere il sopravvento le vendite in realtà non sono progredite come tutti credevano: il trend è rimasto identico a prima, o è peggiorato. In tutti i casi finora conosciuti gli uomini del marketing si sono salvati con il catalogo, cioè con i valori consolidati è decisi da quei comitati che hanno voluto mettere in soffitta. Forse il Grande Lettore è come il famoso giudice di Rabelais: accumula i manoscritti in due mucchi distinti e poi tira i dadi e pesca a destra o a sinistra, indifferentemente, a occhi bendati. 9. Se il Grande Lettore ha gli occhi bendati e gioca con i dadi, tiene però le orecchie bene aperte al soffio delle mode. Si fa leggere i giornali da qualcuno e si fa raccontare i salotti. Allora, per seguire quei soffi, può decidere di barare: sceglie senza ricorrere ai dadi. 10. Eppure un certo metodo, per uscire dal dominio del caso, può essere applicato. E' quello seguito con notevole scrupolo da molta editoria di Francia. Se due lettori esterni dicono «sì», il libro deve esserepubblicato. Il più importante editore di Francia (Gallimard) segue le indicazioni di un Comitato di lettura di cui sono noti i nomi (è la grande eredità della NRF). Quando qualcuno viene chiamato a far parte del Comitato la notizia viene PU:bblicatacon evidenza dai quotidiani. «Qui da noi si fa cultura» è la convinzione di Gallimard e non c'è altro modo di fare cultura che affi- ,., darsi a valutazioni multiple. _ . ~ 11. Qui da noi si fa strada un altro so- .,,.,.,,.'.1d"'-",...-:-,:--:,.,, spetto: che ogni funzionario di-casa editrice .. - • finga di essere il Grande Lettore: si evitano Nanda Vigo così scomode ingerenze. «Basta piacere a uno di loro - suggerisce qualcuno - e i giochi sono fatti. ..» Si tratta di una malignità ma in alcuni casi si ha la sgradevole sensazione che accada. È la politica dei gusci vuoti che non sapendo come mascherare l'interna assenza si fanno riempire da chi capita, da uno di passaggio, da un amico di un amico. 12. Se la «politica» del Grande Lettore risulta insondabile per quel che riguarda la cultura italiana (letteraria e altro), il rifugio sicuro viene sbandierato come «linea» editoriale: le traduzioni. L'Italia si fa vanto di un difetto: è il paese che traduce di più al mondo. Prevale l'ossequio provinciale. Basta non essere italiani e scatta subito una curiosità da paese sottosviluppato. Poiché l'Italia è in molti altri settori uno dei paesi più progrediti del mondo si fa strada il timore che gli squilibri nazionali tra settore e_ settore siano molto più profondi di quello che si crede. 13. La «politica» delle traduzioni, meritoria in altre stagioni autarchiche, posa le sue certezze su valori comunque già filtrati da altre culture. Ma anche qui prende corpo il fantasma del Grande Lettore. Molti libri tradotti non valevano lo sforzo e in certi casi sono state tradotte opere contro l'opinione di lettori. esterni qualificati. Forse si dimenticano le proporzioni: gli altri paesi traducono poco e raramente, dunque se privilegiano la cultura «interna» possono commettere più errori di chi non rischia quasi mai. 14. Se l'attendibilità del quadro di interrogativi e sospetti che abbiamo qui esposto fosse anche minima siamo convinti che gli editori dovrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di trovare un metodo di lavoro. Il «caso» non produce cuitura. * * *
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