Roberto Pazzi Lamalattiadel tempo La forza di un nuovo Gengis Khan rianima tutti i miti e itempi della Storia in una deriva senza fine. •Narrativa» Pagine 160, lire 16.000 Mario Schettini Favolee apologhi Prefazione di Ceno Pampaloni Piccoli itinerari in un mondo fantastico. •Narrativa» Pagine 160, lire 15.000 Enrico Rovegno Vigilia Un padre e un figlio di fronte all'assurdo del dolore e al mistero dell'angelo. •Narrativa» Pagine 120, lire 14.000 Walter Binni Lettura delle Operette morali La lezione di un maestro. •Saggistica» Pagine 114, lire 20.000 Ramon Carande -CarloV e i suoi banchieri Le trame finanziarie di un impero mondiale costruito da un grande conquistatore. •Saggistica» Pagine 880, lire 80.000 Georgij Florovskij Viedellateologiarussa Un universo di libri, uomini e pensiero. Un grande affresco. «Dabar» Pagine 500, lire 65.000 Hans Geor:g Gadamer I sentierdi iHeidegger Un confronto problematico e v1v1ss1mo. «Filosofia» Pagine 160, lire 20.000 Martin Buber Sion.Storiadi un'idea Un'impresa politica è un'idea religiosa. • Il Ponte» Pagine 184, lire 25.000 pagina 18 Cfr Alfabeta 103 Cfr/da Tokio L'Italia dei . . g1appones1 Carmen Covito N ell'immaginario del giapponese medio, l'Italia è ancora sostanzialmente il paese del sole, degli scioperi, del buon mangiare e di una tradizione artistica che, secondo lo status culturale dell'immaginante, è congelata al Rinascimento fiorentino e all'opera lirica ottocentesca oppure si cristallizza intorno al nucleo duro del cinema neorealista (Riso amaro e Ladri di biciclette si contendono il primato nel cuore degli intellettuali di sinistra, ma anche Bertolucci ne ha fatto strage con le bandiere rosse di Novecento, un film che nelle cronologie sentimentali dei cinefili giapponesi sembra saldarsi direttamente a Roma città aperta). Tra i giovani, si passa con la massima disinvoltura da Leonardo a Giugiaro, mentre avanza un'immagine composta in prevalenza da giacche di Armani e borsette di Gucci. La sfocatura, beninteso, è reciproca: il Giappone di molti italiani rimane ancora un 'accozzaglia di geishe e di robot filmati da Kurosawa e intenti a fabbricare microchip in mezzo a una fittissima nebbia di zen, che l'attenzione rivolta negli ultimi anni dall'editoria italiana alla letteratura giapponese nario internazionale e che gli garantisce uno spazio crescente nei canali di informazione. In Giappone l'andamento è esattamente opposto: se quotidiani, news magazine e reti televisive dedicano poco spazio alle notizie Il mondovissutoe narratodalledonne G. Paley PICCOLCIONTRATTEMPI DELVIVERE A. Wimschneider LATTED'AUTUNNO J. Rhys VIAGGIONELBUIO M. Atwood LADYORACOLO F. Enchi ONNAZAKA E.Joubert IL LUNGOVIAGGIO DIPOPPINEONGENA E. Burgos . MlCHIAMORIGOBERTMAENCHU M. Rodoreda ALOMA BuchiEmecheta CITTADINDAISECONDCALASSE non basta a diradare. Però, a livello di comunicazione di massa, qui sta accadendo che le conoscenze sul Giappone, per quanto stereotipe e incomplete, diventino ogni giorno quantitativamente più abbondanti, grazie al peso economico-politico che il paese del sol levante ha ormai acquisito sullo sceGIUNTI italiane e puntano generalmente su temi risaputi o su <;ronache a sensazione, le riviste di cultura, i centri di studio e l'editoria saggÌstica riservano all'Italia un'attenzione precisa, puntuale e tesa all'approfondimento. La conoscenza è di minoranza, ma sofisticata. Nel 1986 sono uscite in Giappone 73 opere di saggistica su argomenti italiani che vanno dalla filosofia al disegno industriale, dall'arte contemporanea alla semiologia, dagli studi di storia moderna alla critica letteraria; architettura, scienze politiche, teatro, giurisprudenza, urbanistica, musica, pedagogia, antropologia sono campi battuti a tappeto da drappelli di studiosi giapponesi che fanno anche da traduttori e da consulenti editoriali. Il premio «Marco Polo» che l'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo assegna annualmente a un'opera in giapponese riguardante l'Italia è stato attribuito per il 1987 alla traduzione de I quattro libri del- /' architettura di Andrea Palladio, curata da Shinjiro Kirishiki che l'ha corredata di un lungo saggio introduttivo e di un ricchissimo apparato di note (edizioni Chuo Koron Bijutsu); ma sono già stati tradotti anche saggi e trattati molto meno classici, e nomi come . quelli di Leonardo Benevolo o Renzo Piano sono molto noti fra gli studiosi del settore. Nelle altre diseipline la situazione è analoga, e confortevole: basti dire che un libro come Intervista sul mio partito di Luéiano Lama, pubblicato da Laterza nell'aprile del 1987, ad agosto era già uscito in traduzione giapponese (edizioni Shin-nihon). I dibattiti culturali italiani vengono seguiti con occhio attento e con sufficiente tempestività, grazie anche alla presenza in Giappone di intellettuali non strettamente legati all'ambito accademico e quindi liberi di muoversi trasversalmente: c'è per esempio un personaggio eclettico come Shuei Hosokawa, poeta, massmediologo e semiologo di scuola bolognese, che fra moltissimo altro ha scritto un libro sul Futurismo a quattro mani con il musicista Ryiiichi Sakamoto e si occupa disinvoltamente di avanguardie storiche, letteratura, eventi multimediali e fenomenologia del calcio. Per gli italianisti di professione, preoccupati di recuperare ritardi e di colmare vuoti, è più arduo promuovere una conoscenza aggiornata della letteratura italiana fra il pubblico dei lettori comuni giapponesi. Sono state tradotte opere di Gadda, Landolfi, Manganelli, Malerba, Volponi, Morante, Ginzburg e quasi tutto Calvino, ma l'unico scrittore italiano vivente che gli editori giapponesi accettano a scatola chiusa è ancora Moravia, tradotto quasi in esclusiva da un italianista celebre, Ken Chigusa (è lui il traduttore di Gadda, ma effettua anche incursioni in territori narrativi di minore impegno: due anni fa ha tradotto Sotto il vestito niente di Marco Palma). Umberto Eco è conosciuto e apprezzato in Giappone per le opere teoriche; però Il nome della rosa, pur salutato da molte recensioni, non ha prodotto effetti trascinanti per i nuovi romanzieri italiani. «Le difficoltà sono di ordine storico», spiega Ryofu Yonekawa, docente di letteratura italiana contemporanea alla Tokyo Univer~ sity. «Nel periodo Meiji, quando il Giappone si aprì alle influenze occidentali, l'attenzione fu puntata sui paesi europei più sviluppati: la Francia, l'Inghilterra e la Germania. Noi italianisti subiamo ancora oggi le conseguenze di questo orientamento, che ha portato a considerare la cultura italiana un campo minore di studi, e quando proponiamo delle traduzioni ci scontriamo spesso con gli interessi degli editori, i quali si preoccupano, giustamente, delle vendite. Accade così che alcuni autori possono essere presentati solo in maniera episodica: io ho potuto tradurre alcune opere narrative e poetiche di Pasolini perché Pasolini era noto in Giappone come regista cinematografico; Hideaki Kawashima dell'università di lingue straniere sta curando adesso l'edizione dell'opera completa di Pavese, che, come l'ultimo Calvino, piace molto ai giovani e può quindi trovare un mercato. Però rimane difficile far conoscere nella loro completezza e complessità, anche di contesto, autori come Pirandello, che potrebbero dare una immagine più articolata della letteratura italiana.» Sul piano della diffusione di massa qualcosa, comunque, si sta muovendo anche in Giappone; se l'ultima Storia della letteratura italiana, di cui Yonekawa è coautore insieme ad· altri tre italianisti, è stata pubblicata dalle edizioni della Tokyo University e circolerà quindi prevalentemente fra gli italofili, riviste di larga diffusione stanno cominciando a dedicare spazi più ampi e articoli più approfonditi alla cultura italiana, magari teorizzando un neo-rinascimento delle lettere e delle arti come ha fatto recentemente la rivista «NHK».
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