Alfabeta - anno IX - n. 102 - novembre 1987

I Alf abeta 102 Da quando ne sono stati contestati i metodi di rilevazione le 1. classifiche dei libri «più venduti» si sono moltiplicate. L'inattendibilità/a più notizia (cfr. «Novella 2000», da questo_ punto di vista il miglior settimanale italiano). 2. Titolo dominante (involontario) in testa a una classifica «autorevole»: Robot in delirio. Il titolo, propriamente riferito a un nuovo romanzo di Isaac Asimov, rischia di alludere alla categoria infelicissima dei «rilevatori». 3. Finalmente la Adhoc GPF & Associati (la sigla non è uno scherzo, è autentica) «rileva» la poesia. Risultato del 3 ottobre: 1. Alighieri, Inferno; 2. Alighieri, Paradiso; 3. Alighieri, Purgatorio (Ed. Signorelli); 4. Alighieri, Purgatorio (Ed. La Nuova Italia); 5. Alighieri, Paradiso (Ed. Signorelli). Per la narrativa italiana i risultati della stessa settimana sono i seguenti: 1. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 2. Svevo, La coscienza di Zeno; 3. Liala, Ungesto una parola un silenzio; 4. Manzoni, I promessi sposi (Ed. Zanichelli); 6. Manzoni, I promessi sposi (Ed. Palumbo). Che l'editoria scolastica dominasse il mercato in questa stagione lo si sapeva. Ora ce lo spiega anche la Adhoc GPF & Associati. 4. Cambiando campione di libreria (una rotazione tra 250 punti di vendita fatta dalla Demoskopea) la classifica si rivoluziona: lo mette in luce la «posizione» della settimana precedente: in 25 casi su 36 il libro entrato in classifica non era presente. Si conferma che in Italia, salvo la scolastica, si vende poco e a macchia di leopardo, salvo rarissime eccezioni: i best seller. Ora lo sa anche la Demoskopea. 5. Un notista letterario intelligente ha fatto rilevare che «ogni tanto anche Giorgio Bocca ha ragione». Nel caso specifico il Bocca nazionale ha scritto che le classifiche gli sembrano necrologie alla rovescia; annunci di morte per i libri che contano, naturalmente. Ma il pubblico fa i dispetti, anche in questo caso, ha scritto un altro notista, e compra regolarmente i libri cosiddetti «intelligenti», infischiandosene delle classifiche. Ma allora: per che pubblico servono le classifiche? 6. Le classifiche servono per gli scrittori molto ambiziosi che esigono dal Grande Editore di «entrare in classifica». C'è chi provvede alla bisogna, si dice. Il rappresentante di un Medio Editore di Prestigio ha dichiarato in pubblico che le classifiche, come i premi letterari, sono tutte truccate. 7., Se le cose stanno così, a chi giova la finzione sopra indicata? Forse alle tirature dei quotidiani a corto di idee che sono in caccia di una cosa qualsiasi, purché faccia più notizia? Che cosa fa più notizia di una finzione predisposta allo scopo di fare notizia? 8. Sembra che gli scrittori ci patiscano molto quando non «entrano» in classifica. .Per questo preferiscono la pietosa bugia .alla cruda v~rità: là pietosa bugia lenisce le. A più voci Taccuini classifiche. ansie. Ma c'è chi si domanda come mai? Come mai scrittori che si proclamano «alternativi» al sistema dei mass media bramano c,osìforte di.essere messi in luce non dal valore dell'opera ma da quello stesso sistema che dicono di aborrire? 9. Uno scrittore di buona volontà civile (e forse anche un po' deluso) ha constatato quello che tutti avevano notato da un pezzo: che diverse classifiche danno risultati diversi, fatti salvi alcuni casi di best seller incontnistati e lapalissiani (per i quali qualsiasi tipo pi classifica è inutile); di conseguenza ha'dichiarato alla stampa: «Occorre cancellare le classifiche dai giornali una ~/AM.,L., ~ --~ .D •· .... )~-- ~-~~ ! --,,. volta per tutte». La risposta del «suo» giornale è stata pronta: ha cominciato a pubblicare quelle classifiche che aveva sempre condannato in certi corsivi corrosivi, con i quali aveva innescato la polemica. Ma si sa che un giornale deve avere molte anime e alcune servono a vendere più copie di altre. 10. Le classifiche fanno vendere i giornali che le pubblicano più che i libri citati, Esiste un fervido tifo per le classifiche che .,va soddisfattQ, così. almenQ.la pensano al- .. cuni Direttori. Si teme che abbiano ragione. Esse rispondono allo spirito dell'epoca: quantità invece che qualità, dunque misurazioni e scommesse su chi ha di più, su chi è in testa ecc. Ma resiste per i «tifosi delle classifiche» un piccolo dubbio, quello dell'attendibilità. In una corsa di formula 1, per esempio, si sa chi arriva primo e secondo e terzo con assoluta certezza, nonostante il «pensiero debole» i computer funzionano. Nella «corsa» delle classifiche invece i risultati esposti sul tabellone sono diversi, cambiano i nomi dei vincitori e dei piazzati. Ci fosse un totalizzatore, come ai cavalli'non si saprebbe chi pagare. L'affermazione di un'esperta: «Le classifiche di libri pubblicate settimanalmente sono diverse perché usano metodi diversi», non è certo di quelle fatte per rassicurare. 11. Altra dichiarazione di un Superespertb: .«Allo slogan 'dimmi come vesti e ti ~, .... ,~ -~~ ""4,,C,C.1-4,C,~ ~ ........ ~ ~ - dirò chi sei' io ne preferisco :unaltro: 'dimmi che libro leggi e ti dirò chi sei'». Con questa affermazione si tagliano fuori tutti i lettori in cerca di identità, quelli che leggono per essere qualcuno capendo qualcosa. Lo stesso esperto sostiene che occorre includere nel campione di rilevamento anche le cartolibrerie. Il risultato (di cui al punto 2) è che l'editoria scolastica in certe stagioni prevale nettamente. Di sicuro gli studen- _tipoJ;sono.esser~ classificati _tracoloro. che pagina3 I ,, «sono in cerca di identità». 12. Il «culto della quantificazione», gabellato come antidealistico e antricrociano, porta alle distorsioni di cui al punto 10: si vuole attribuire una fisionomia anche a chi non può averla. I libri che i ragazzi comprano per la scuola sono per la maggior parte adottati e rispecchiano le esigenze dei programmi ministeriali. Ma non sembra che le classifiche abbiano come scopo l'identità del Ministero della Pubblica Istruzione (sempre fedele a se stesso sotto qualsiasi ministro dal dopoguerra a oggi). 13. Le classifiche sono una malattia ben . più grave dei premi letterari. I premi durano lo spazio di un mattino, come certi febbri innocue; le classifiche durano tutto l'anno, con la sola pausa dell'estate e bloccano la crescita di un pubblico più selettivo e inducono molti librai a infischiarsene del loro mestiere, tanto giudizi e scelte sono già confezionati. Qualcuno ha definito le classifiche «peste della libreria». 14. Le classifiche sono, in Italia e proprio a causa del loro moltiplicarsi, il più massiccio e mirato tentàtivo per far fuori la vecchia critica letteraria, che con tutti i suoi difetti e condizionamenti qualche indicazione di merito la dà ancora. Ma il marketing ha le sue leggi e soprattutto vuole avere sempre ragione, vuole cioè che le sue previsioni siano rispettate, dunque si preoccupa di condizionare il mercato affinché gli obbiettivi siano raggiunti. Onde evitare che qualche critico ingenuo e un po' fuori del gioco rompa le uova nel paniere, è meglio prevenire. Ecco il trucco «critico» delle classifiche: quantità invece che qualità. E si sa che la quantità è manipolabile, tanto è vero che i dati reali di vendita dei libri sono rigorosamente segreti. Se un libro viene lanciato sul mercato con 100.000 copie nessuno andrà mai a verificare dall'esterno se ne ha vendute 30.000 o 40.000 o meno. Il best seller annunciato deve restare tale. 15. Il lettore ancora non condizionato e in cerca di avventure (leggere è anche un'avventura) entra in libreria e comincia a sfogliare, a leggiucchiare, a conversare col libraio; ma capisce subito se il libraio è stato colpito dalla «peste delle classifiche», se l'infelice non è in grado di dar consigli e suggerimenti di percorso al di fuori delle strade ben preparate dal marketing e dalle classifiche. Controprova: il colpito dalla «peste» non tiene in nessun conto la residua critica letteraria. Lo scrittore di cui al punto 9 chiedendo l'abolizione immediata di tutte le classifiche voleva (e vuole) in realtà salvare il giudizio critico. 16. Se gran parte del pubblico, così dice qualcuno, non tiene conto delle classifiche per le proprie scelte, quale tipo di pubblico contribuisce alla loro compilazione? Zombi? Senza volto? Replicanti? In questo caso le classifiche sarebbero utili per indicare quello che non si deve leggere.

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