Roberto Pazzi Lamalattiadel tempo La forza di un nuovo Gengis Khan rianima tutti i miti e itempi dellaStoria in una deriva senza fine. • Narrativa• Pagine 160, lire 16.000 Giorgio Prodi Allaradicedel comportamentomorale L'etica vista dall'inedito osservatorio della biologia. •Saggistica• Pagine 240, lire 34.000 Olof Lagercrantz L'arte di leggere . e scnv~re Nel laboratorio dell'autore di ScriverecomeDio e Il mio primo cerchio. «Minima» Pagine 86, lire 15.000 Georgij Florovskij Viedellateologiarussa Un universo di libri, uomini e pensiero. Un grande affresco. Al-Hallaj Diwan Il "Canzoniere" dello "stupore". L'opera del grande maestro Sufinellaricostruzione di Louis Massignon. Gerd Theissen Sociologidael cristianesimporimitivo Prefaziondei GiuseppBearbaglio Un classico:un punto di svolta per la teoria e la ricerca. «Dabar» Pagine 304, lire 43.000 Virgilio Melchiorre SaggisuKierkegaard Prospettive teologiche e religiose nel pensiero kierkegaardiano. «Minima» Pagine 132, lire 20.000 Walter Schulz Le nuoveviedella filosoficaontempòranea 4: Storicità "Storicizzazione" e "destoriciizazione" dall'illuminismo ad oggi. La retorica di una c9reografia Milli Graffi L o spettacolo di Marianna Troise Violet è un assemblaggio di eventi che impongono allo spettatore una forza evocativa libera, cioè non fissata su un narrato specifico. Il tema è quello del viaggio della memoria, del filo dei ricordi che vaga a ritroso nel tempo, come è dichiarato sia dalla voce recitante all'interno dello spettacolo, sia dalle affermazioni dell'autrice: «È un vettore in corsa all'indietro. Nella sua vorace traiettoria registra e accumula istanti irripetibili, incastri di segni o meglio segni di incastri di spazi 'emozionali e virtuali'». Ciò che viene messo in scena è questo vettore, il movimento all'indietro, quel particolare vigore della mente che si rovescia con relativo assetto di stati d'animo e di emozioni, ma non il filo dei ricordi di una determinata infanzia. La mancanza di narrazione è resa totale dall'assenza della linearità del tempo. La sequenza dei frammenti scenici infatti obbedisce solo alle funzioni retoriche della composizione che finiscono per diventare dominanti. Un effetto non secondario è che la forza evocativa, presentata, anzi meglio ancora esposta nella reificazione scenica, apre alla pluralità delle identificazioni tanto da arrivare a suggerire quelli che con terminologia junghiana si potrebbero chiamare ricordi collettivi. Una modalità curiosa e predominante della retorica di lavoro della Troise è quella di scavar delle analogie tra gli elementi più disparati o contrastanti. Ella spinge l'elaborazione di ogni singolo elemento fino a condurlo a un esito che va così oltre le normali coordinate del quotidiano da sembrare addirittura opposto. Già nella macrostruttura dello spettacolo abbiamo un progetto di esposizione/espressione della memoria che per il fatto stesso di essere portato sulla scena, cioè sul luogo che è per eccellenza quello dell'accadere qui e adesso si concretizza in un materiale che è contrario a quello Cfr normalmente attribuito alla memoria, cioè il passato. I frammenti o eventi che si susseguono sulla scena non hanno quella caratteristica di agglomerazioni di flashback che più o meno chiaramente consente il recupero della sequenzialità. L'accostamento memoria/tempo reale fa sì che sulla scena avvenga il tempo dell'infinito, vale a dire il tempo della rn~cienza, e il senso della memmia corre verso l'immagine di u11:1 fonte energetica del profondo. Così si fa chiaro come ciò che viene evocato sia in realtà ciò che sta avvenendo. I danzatori ci vengono incontro correndo e lanciano bigliettini al di là dell'alto filo punteggiato a intervalli regolari di corti grumi di lana, rappresentazione del filo spinato e segno della violenza e dell'emarginazione, ma anche segno della separazione tra il palcoscenico e il pubblico. Paola De Crescenzo, la ballerina che interpreta successivamente la figura di una governante tedesca, di una ambigua fatina azzurra e di una maestra, cioè un materiale iconico disponibile a tirarsi addosso ogni possibile proiezione della categoria, attraversa la scena con il passo arrogante di chi ha la pretesa di essere nel giusto e contemporaneamente un modello di eleganza, e chiede «Ti piacciono queste scarpe?» scrutando ogni singolo spettatore e forzando l'isteria della voce sull'aggettivo «queste»: l'intera scenetta che si poteva leggere fino a quel momento abbastanza serenamente come rappresentazione della memoria si stravolge nella costrizione a vedere che in realtà è tutto presente, che ancora adesso sei chiamato a rispondere a una domanda. Viola è il colore, ma implica anche violare, dice la Troise. C'è la morbidezza dei ricordi e c'è la sofferenza del ricordare. Non siamo lontani dai campi magnetici di una Violette Nozières. I giochi sotto la coperta - ricordo classico dell'infanzia - sono il teatrino delle mani e il teatrino dei piedi del Teatro Sintetico futurista, ma sono anche ciò che produce una musica sempre più incalzante che preme come in attesa di una risoluzione. j~\'ti~ti1i__,..~ La Troise porta sulla scena di1900 versi oggetti. Ora anche questi oggetti hanno due presenze: una è la loro corporeità bruta, grezza, una scala bifronte, una trina impolverata, fiori di seta gialla, il busto di gesso di un cavallo, un armadio zeppo di abiti vecchi, una carriola da muratore, l'altra è il complesso delle referenzialità che vanno costruendosi attorno a quelle presenze grezze nell'interagire con gli eventi della danza e con le variazioni dell'assemblaggio. Non c'è mai un'istanza di metaforizzazione. È soltanto un brulicare di valenze analogiche, di disponibilità desuete, ma non incongrue. Gli oggetti sono sempre portati sulla scena e non vi rimangono mai fissi. C'è un loro primo apparire come materiale amorfo sul quale si condensa l'interrogazione dello spettatore. E c'è il secondo momento nel quale l'oggetto si consuma dentro al fitto gioco delle significazioni, tutte accese e poi eluse nella fluttuazione randomica dei piccoli eventi. L'unica presenza che potrebbe suggerire la metafora è la grande tinozza colma di pasta di pane colorata di viola, riparo dalla violenza, ripresa delle energie, fonte di alimentazione, dentro alla quale si rifugia un'attonita Ornella Vinti. Il riferimento alla forza evocativa rappresentata dal viola è -diretto. Ma anche qui è una metafora che passa attraverso un'operazione surrealista - un improponibile viola per la pasta di pane - che frena certe valenze emotive e ne sollecita altre, facendo dimenticare la normale accezione di metafora. C'è naturalmente una grande sensibilità pittorica, la Troise ha seguito contemporaneamente allo studio della danza i corsi dell'Accademia a Napoli e ha cominciato con le performances. Le sue coreografie sono anche un riuscitissimo esempio di operazione interdisciplinare, perché c'è la stessa intenzione e la stessa capacità di manipolazione sia nel materiale danza che nel materiale scenico. Gli oggetti non costituiscono mai scenario, ma sono presenze al pari dei ballerini. Questa modalità della messa in evidenza di rapporti inconsueti che vanno a indicare la formazio- ~Novità Marsilio ~ Manlio Brusatin Giuseppe Pavanello IL TEATRO LA FENICE Con un saggio di Cesare De Michelis I progetti, l'architettura, le decorazioni dell'ultimo monumento della Repubblica di Venezia Albrizzi, pp. 292 con 95 ili. a col. e 280 b/n, rilegato, L. 90.000 Paolo Maretto LA CASA VENEZIANA NELLA STORIA DELLA CITTÀ Mille anni di architettura domestica per riconoscere l'immagine di Venezia Seconda edizio~e Grandi libri, pp. 624 con 48 ili. a col. e 620 b/n, rilegato, L. 130.000 • Oreste Del Buono LA DEBOLEZZA DI SCRIVERE Quando scoppia la pace: il romanzo del dopoguerra Novecento, pp. 188, L. 16.000 Giuseppe Berto LA COLONNA FELETTI Editi e inediti tutti i racconti di guerra e di prigionia dell'autore del «Cielo è rosso» Novecento, pp. 332, L. 20.000 Emanuele Tesauro EDIPO a cura di Carlo Ossola commento e note di Paolo Getrevi Un capolavoro sconosciuto del Barocco letterario: la tragedia dell'identità Esperia, pp. 200, L. 18.000 Roberto Rossellini IL MIO METODO a cura di Adriano Aprà 1ùtti gli scritti teorici del fondatore . del nuovo cinema italiano Cinema, pp. 496, L. 48.000 Vittore Branca PONTE SANTA TRINITA Firenze tra fascismo e Resistenza: la lezione della storia, il magistero degli uomini Saggi, pp. 200, L. 20.000 Sergio Perosa LE ISOLE ARAN Da Shakespeare a Virginia Woolf: le figure della letteratura inglese Saggi, pp. 192, L. 22.000 Raniero Panzieri LETTERE. 1940-1964 a cura di Stefano Merli e Lucia Dotti 'Ira impegno e contestazione: l'autobiografia di un protagonista della sinistra Saggi, pp. 480, L. 45.000 Philippe Pinel LA MANIA a cura di Francesco Fonte Basso e Sergio Moravia Il trattato medico-filosofico che ha fondato la psichiatria Il corpo e l'anima, pp. 192, L. 28.000
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