Alfabeta - anno IX - n. 102 - novembre 1987

pagina 12 non poterono nei primi secoli dell'età moderna sviluppare una coscienza nazionale tale da coinvolgere tutte le etnie alloglotte che vivevano nei loro territori (cechi e tedeschi nel Regno di Boemia, ungheresi, slovacchi, croati, e romeni nel Regno di Ungheria, polacchi, russi e tedeschi nel Regno di Polonia). Ciò fu loro impedito dall'invasione ottomana, che esaltò la funzione politico-militare dell'impero absburgico, il principale ostacolo, secondo Bib6, allo sviluppo di una coscienza nazionale presso i popoli della Mitteleuropa. L'impero absburgico cessò di avere una fisionomia nazionale definibile nel 1871, l'anno dell'unificazione tedesca: da quel momento gli austro-tedeschi cominciarono a essere attratti dal pangermanesimo, mentre le etnie non germanofone, agglomerate nell'impero, furono indotte a sviluppare ciascuna un proprio nazionalismo linguistico, che mirava a riunire in un'entità statale autonoma tutti i parlanti lo stesso idioma, o idiomi affini. La presenza degli austro-tedeschi Remo Bodei Sistema ed epoca in Hegel Bologna, Il Mulino, 1975 pp. 345, lire 12.000 Scomposizioni Forme dell'individuo moderno Torino, Einaudi, 1987 pp. 271, lire 28.000 A pparso nel fascicolo marzo-giugno 1985 di «aut aut», che raccoglieva contributi sul tema dell'identità, l'articolo di Bodei intitolato Strategie di individuazione spiccava riproponendo la concezione di Bildung tipica della tradizione hegeliana, in cui la risposta alla crisi del soggetto moderno consiste nell'educazione degli individui al dominio del presente caotico e conflittuale, educazione che procederebbe senza separare «il polemos dal dialogos», «l'agire strumentale dall'agire comunicativo». Dato il contesto, fornito appunto da una rivista in cui il dibattito intorno al soggetto prosegue da tempo in tutt'altri toni, il contributo di Bodei risaltava in modo particolare, ma rimaneva forse in ombra il suo atteggiamento di fondo: di invito a prendere un po' più alla lontana la questione della crisi della modernità e del suo soggetto, prima di aggiungere semplicemente la voce di Hegel a tale dibattito. Con la pubblicazione di Scomposizioni, annunciata nello stesso articolo del 1985, tale atteggiamento di Bodei assume invece pieno risalto. Questo composito saggio si sviluppa muovendo dalla presentazione e interpretazione di un frammento di Hegel risalente al periodo di Francoforte (1800), il quale, secondo le dichiarazioni di Bodei, funge da «pre-testo» al libro. Ora, occorre subito chiedersi quanto intenzionalmente, magari ironicamente, Bodei alluda qui alla concezione gadameriana (negativa) dei pre-testi (che per Gadamer sono appunto «espressioni comunicative la cui comprensione non si realizza nella trasmissione del senso da esse inteso, nelle quali si esprime invece qualcosa che resta mascherato», ovvero «testi che interpretiamo in una direzione che non è quella cui essi propriamente si riferiscono»). In effetti, il vero pre-testo di Scomposizioni non è tanto il frammento hegeliano, né lo è la sua interpretazione (che non procede affatto come uno smascheramento), quanto l'impulso storico-filologico che sembra avviare l'operazione di Bodei, operazione che lo stesso autore provvede a smascherare a metà libro. Bodei rileva minuziosamente come i brevissimi capoversi hegeliani da lui scelti si incentrino sulle diI pacchetti di Alfabeta nell'impero impedì che presso i popoli centroeuropei nascesse un nazionalismo non linguistico ed è alla radice della moderna «miseria dei piccoli stati dell'Europa dell'Est». Il nazionalismo linguistico implica · infatti l'appello al popolo quale portatore delle istanze più peculiari della nazione ed è radicalmente diverso dai nazionalismi dell'Europa occidentale, fondati piuttosto sulla. comunanza di costumi, tradizioni e usanze della vita associata e sull'idea dell'appartenenza storica a un dato territorio. Una delle ragioni del carattere antidemocratico assunto spesso dai nazionalismi della Mitteleuropa consiste proprio, afferma Bib6, nel loro richiamarsi alla comunità organica indifferenziata quale modello della vita civile, nel loro populismo di fondo, sempre sul punto di degenerare in una mistica della razza. Inoltre, il nazionalismo linguistico in una regione come la Mitteleuropa, caratterizzata da una popolazione spesso etnicamente molto composita (come in Transilvania, in Slovacchia, nel Banato, verse forme del disagio patito dagli individui in un'epoca di trapasso. Tale situazione provoca differenti e contraddittorie reazioni che però. in generale. si distribuiscono in due campi principali: quello in cui «prevale il deficit di coscienza. lo scontento senza nome, compensato dalla brama di ignoto» e quello della «ipertrofia della coscienza a scapito della vita». I temi ricavati dall'analisi del frammento hegeliano, le varie posizioni dell'individualità insoddisfatta, risultano (cospicue) variazioni sull'unico tema della produzione del Sé in un'età di crisi. Citiamo dall'introduzione. «Terminata la lettura, questo frammento viene abbandonato. Dalla sua scomposizione prismatica si ottengono temi dotati di una loro specifica autonomia, ad ognuno dei quali è asnella Vojvodina, ad esempio) non poteva non generare tensioni e odi intercomunitari. Queste tesi di Bib6 sono state elaborate, è bene ricordarlo, negli anni quaranta e prima che i comunisti instaurassero in Ungheria un regime totalitario. In quegli anni sembravano esistere negli stati dell'Europa centro-orientale le condizioni per porre rimedio al carattere distorto dei vari nazionalismi e per una revisione democratica delle storie nazionali. L'opera di revisione compiuta da Bib6 non è esente da punte estremistiche, che si spiegano come tentativi di confutare una volta per tutte la storiografia ungherese filonazista o ultraconservatrice degli anni venti e trenta. Mentre infatti questa storiografia aveva ravvisato nella borghesia capitalistica, per lo più appartenente all'ebraismo assimilato, la responsabile della progressiva rovina della nazione nell'età del dualismo Bib6 lancia un atto d'accusa contro la classe dirigente nobiliare, che in quell'età aveva in mano la supposta in Hegel. Così, nel cuore del libro, viene affrontata di petto la questione del metodo con cui Hegel riesce a proporre una Bildung che supera l'impotenza dei suoi contemporanei, componendone i disagi e le parzialità. E nel breve capitolo finale Bodei può tornare ad affrontare, secon'do un'altra angolazione, la questione già trattata nell'articolo su «aut aut», vi registra cioè la storia recente e i motivi della crisi e dell'indebolimento della nozione di dialettica, in quanto tecnica della costituzione di identità tipica del moderno. In sintesi: Bodei si interroga sull'efficacia della dialettica in un'età, l'attuale, successiva alla perdita del nesso tra contraddizione e sviluppo, evento che invita l'individuo a porsi sulla difensiva, a perseguire un eudemonismo La contessa di Noailles: silhouette sociato un autore, quasi come sinonimo di possibili soluzioni. Kant, Fichte, Hegel nel campo della filosofia; Holderlin, Novalis e Goethe in quello della poesia (sullo sfondo, a maggior distanza, Spino21a, Rousseau, Condorcet)». Se l'analisi del frammento hegeliano serviva dunque a rimandare alla possibilità della composizione di tali posizioni autonome (ovvero unilaterali, parziali - e prestar loro i nomi di Kant, Holderlin ecc. serviva solo a rivestirle di individualità storica), la loro successiva analisi indipendente mima la critica hegeliana a esse, alludendo così alle loro insufficienze - secondo una doppia prospettiva implicita: per Hegel e per noi. A Bodei premeva dunque di esaurire il pre-testo hegeliano in una serie di saggi critici su temi la cui risoluzione in unità è preminimo, a defilarsi in una «dialettica dell'io modulare», a coltivare il proprio now radicale procedendo grazie a sdrammatizzazioni, negoziazioni continue, trinceramenti narcisistici. A ffiora così il sospetto che il frammento hegeliano non componesse tutte le possibili posizioni di identità, comprese quelle rivelatisi possibili e storicamente (eticamente?) giustificate dopo Hegel, che anzi quel laboratorio sperimentale che era la Goethezeit non abbia potuto offrire al metodo hegeliano tutto il materiale necessario. Affermato il persistere della competitività del metodo dialettico e, insieme, segnalati i limiti storici dell'operazione hegeliana, il saggio di Bodei si chiude, aprendosi forse verso una meditaAlf abeta 102 gestione delle istituzioni politiche in Ungheria. Fu quella classe, afferma Bib6, a scendere a patti con l'Austria e a trascinare la nazione nel «compromesso», impedendo così l'evoluzione democratica della coscienza civile. Bib6 probabilmente compie qui un errore di prospettiva storica non dissimile da quello che in quegli stessi anni compì la storiografia marxista ortodossa, che diede una valutazione totalmente ed eccessivamente negativa dell'età del dualismo, come epoca di corruzione della coscienza nazionale. Ma dai marxisti Bib6 si distingue nettamente per la sua lucida consapevolezza del carattere distorto assunto dal nazionalismo nell'Europa centro-orientale proprio in quanto populistico e antiborghese, laddove la storiografia ufficiale negli anni cinquanta non fa che tentare di fondare il suo nuovo nazionalismo «socialista» su quella stessa ideologia populistica ottocentesca, antiborghese, certo, ma anche, in notevole misura, antidemocratica e «antimoderna». zione sulla differenza tra le crisi del soggetto etico nella Goethezeit e nella nostra età. Svolgendosi rigorosamente tra una serie di pre-testi ed un finale aperto, Scomposizioni rivela il suo carattere di saggio - e chiede allora di essere preso un po' più alla lontana, affiancandogli magari la monografia del 1975, Sistema ed epoca, la cui mappa concettuale si trova interamente riscritta nel suo ultimo lavoro. In Sistema ed epoca, infatti, analizzando i contenuti dell'epoca che per Hegel doveva essere trasposta in un sistema, Bodei analizza minutamente il metodo di tale transfer, misurandone passo passo l'efficacia. Più che combinazione di prescrizioni igieniche e di regole euristiche, il metodo dialettico si rivela così una formazione reattiva, una razionalizzazione della trasfigurazione dell'epoca in vista di un intervento. Andrebbe detto che il termine «epoca», da Sistema ed epoca a Scomposizioni, subisce un mutamento di senso (grosso modo: da potenziale totalità del sapere di un'età critica a spazio di tempo intellegibile tra due cesure rivoluzionarie, alla Condorcet) - in ogni caso, il discorso di Bodei si genera sempre dalla riflessione sul soggetto che si produce impadronendosi della propria epoca. Se allora in Scomposizioni viene considerata di per sé l'efficacia pedagogica della dialettica in due differenti età critiche, se Bodei si concentra su uno solo dei parametri di efficienza della dialettica, ne risulta però una perizia sull'efficacia tout court della traduzione epoca-sistema. Si tratta, viene da dire, di un transfert (in senso psicopedagogico, di trasferimento di un'abilità acquisita, dalla sfera della sua acquisizione ad un'altra) di quel problema di transfer studiato in Sistema ed epoca. In altre parole, Scomposizioni storicizza e destoricizza i risultati di Sistema ed epoca, liberandoli per un uso più diretto. Ma le due opere non si richiamano a vicenda solo in un rapporto di dipendenza, dove il saggio si appoggia sulla monografia cercandovi le ragioni di una propria efficacia. Piuttosto, vanno visti i punti della loro massima vicinanza, in quanto punti di comunicazione tra due opere autonome nelle rispettive intenzioni. Tale massima vicinanza la si trova nella sezione «Proiezioni. Hegel e oltre» di Scomposizioni, dove nell'indagine sul funzionamento della dialettica questa si rivela metodo micrologico e, insieme, spirito di sistema applicato all'epoca. Qui, esauriti tutti i pre-testi, Bodei aggiunge idealmente un capitolo a Sistema ed epoca, affrontando alcuni temi di metodologia paradossale (soprattutto quelli del «ricordo del presente» e del movimento ci-

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