A prile 1965. Esce il numero uno del mensile «Linus». Le motivazioni sono essenzialmente culturali. «Questa rivista è dedicata per intero ai fumetti, recita l'editoriale di presentazione, fumetti s'intende di buona qualità, ma, ammonisce, senza pregiudizi intellettualistici. [... ] L'unico criterio di scelta di questa letteratura grafica è quello del valore delle singole opere.» Tali motivazioni influenzano d'altra parte anche l'atteggiamento con cui la redazione intende rapportarsi ai lettori : «La rivista [... ] sarà aperta, ma anche nel senso di 'aperta al pubblico'. Sarà il pubblico infatti a determinarne di volta in volta il contenuto con le sue scelte, preferenze, suggerimenti». Il pubblico si appropria velocemente delle battute dei Peanuts e le lettere che il giornale riceve mostrano una grande curiosità nei confronti dei meccanismi creativi, dei riferimenti culturali, delle metafore sociali proposte da quei fumetti tradotti e presentati finalmente con cura. La rivista, nata da ipotesi estranee a considerazioni strettamente di marketing, scopre di muoversi in una fetta di mercato che è una specie di terra di nessuno. Alcuni inserzionisti cominciano a «pianificare» anche su «Linus» e sul fumetto. Benetton si appropria della «donna seduta» di Copi per la sua campagna sulla maglieria, le Messaggerie Musicali adottano Guido Crepax. Immediatamente assistiamo a due fenomeni: il primo, la nascita per l'Italia della figura dell'autore di fumetto europeo, con Guido Crepax, Enzo Lunari, Copi, Frank Dickens, Sidney Jordan, ecc.; il secondo, l'edizione dei «supplementi». È dall'iniziativa «supplementi» che nasceranno «AlterLinus», «alter alter», «Corto Maltese» e «Il Grande Alter». I supplementi pubblicano fumetti genericamente più «difficili», dalla grafica meno commerciabile. I riferimenti narrativi sono alla letteratura di genere, horror, giallo, noir e a sottoprodotti spettacolari quali la soap opera. Dal 1966 i supplementi acquistano una cadenza fissa, trimestrale, e aspetto di vera rivista autonoma. I lettori di «Linus» provengono in buona parte da quello stesso terreno di coltura che genererà i militanti dei movimenti studenteschi sessantottini. La rivolta degli anni sessanta-settanta «usa» infatti molto il linguaggio del fumetto. Alcuni esempi generali: dalle battute di Snoopy contro il barone rosso a Tex e Diabolik usati come richiamo su volantini e pubblicazioni varie in quanto «supereroi» non americani, ai successivi fumetti di Filippo Scozzari pubblicati da «Re Nudo» alla struttura stessa degli slogan politici che richiamava le rime baciate dei fumetti del vecchio corrierino. Era quello il periodo in cui venivano studiati e discussi i testi di Barthes, McLuhan, Marcuse e Umberto Eco ragionava assieme ai suoi allievi del DAMS sui risultati di Apocalittici e Integrati. «Linus», tuttavia, non si lasciò attrarre dalla tentazione di saltare sul carro della grande scoperta della semiologia, della sociologia e più in generale della saggistica di contenuto storico-sociale. Piuttosto, continuò sulla propria linea di prodotto proponendo scelte di fumetDueriviste ti sempre più significative rispetto ai contenuti di critica sociale che i movimenti politici via via andavano evidenziando. Alcuni nomi per tutti: Feiffer, Lunari, Chiappori, Pericoli & Pirella, Altan ecc. Unico momento di analisi diretta, organizzato però secondo il criterio della segnalazione libraria significativa, fu il Sommario inserto culturale presente dal 1969. Nel 1974 i tempi appaiono ormai maturi per l'immissione sul mercato di una nuova testata. Falliti per eccessiva raffinatezza gli esperimenti di «Alibaba» e «Ubu», dalle ceneri dei «supplementi», nasce «Alterlinus.» Il criterio è ancora quello della qualità delle storie, ma a parte un periodo assai breve, tra il 1977 e il 1980, «Alterlinus» e le sue successive modificazioni non riusciranno mai a mostrare un progetto editoriale preciso, piuttosto proporranno ai lettori «il meglio» della produzione internazionale, il che non sempre coinciderà con la sua commerciabilità. Nel 1976 «Alterlinus» comincia 'a pubblicare i fumetti francesi di «Métal Hurlant». «Un giornale di fumetti e fantascienza senza eroi muscolosi, recita il direttore, J. Pierre Dionnet nel primo editoriale, senza missili cromati [... ] in realtà volevamo fare (con Moebius, Druillet e Farkas, ndr) un giornale di fantasmi utilizzando la tecnica dei fumetti d'avventura: un modo per rendere credibili gli universi più devianti. [... ] Ogni tanto uno di noi prende la penna per dire quello che vogliamo fare. Per esempio, Druillet: 'La vignetta è quadrata e deve restare quadrata, una sceneggiatura deve essere quadrata, ben costruita, logica, senza estasi eteree, ci vuole un inizio, uno svolgimento, una fine: il fumetto è tutto ciò! Peccato che ancora una volta siamo vittime di un razzismo culturale, benevolo certo, ma quadrato, il fatto è che nonostante tutto, noi intendiamo continuare a divertirci come vogliamo e cercare nuove strade a rischio d'incorrere nel biasimo dell'intellighentia, amichevole certo, ma quadrata. E se non ci capiamo bene è per via della banana che teniamo nell'orecchio'» (era il 1974). Gli autori italiani macinano Moebius e gli altri di «Métal». Sempre nel 1976 comincia a uscire Scimmiotto di Milo Manara, mentre nel 1977 esce Pentothal di Andrea Pazienza. È ad opera di questi e di altri autori come José Mufioz, Filippo Scozzari, Stefano Tamburini, Philip Druillet, Chantal Montellier, Lorenzo Mattotti, Elfo, che il fumetto raccontato comincia ad esplorare territori fino ad allora appena sfiorati da certo fumetto comico americano. Sono quelli della critica feroce nei confronti del progetto culturale e sociale dominante, della rappresentazione cruda delle passioni e dei vizi giovanili, di un approccio che in partenza è assai più impegnativo della semplice «satira di costume» e che, per molti versi, sarà responsabile di un successivo tentativo, negli anni ottanta da parte di autori soprattutto italiani, di aggredire con risultati non sempre all'altezza gli insidiosi territori della cultura letteraria «alta». «Alterlinus», dal 1977 «alter alter», assume sempre più l'aspetto di palestra per autori dalle radici però assai diverse, mentre «Linus» dà vita Giancarlo Ascari e Franco Serra (1976) all'ambizioso progetto «L'Uno». La realtà esterna è mutata e la redazione di «Linus» intuisce l'esistenza di un vuoto da riempire, un desiderio d'informazione «scomoda», non filtrata ed edulcorata sugli avvenimenti del mondo giovanile. Questo spazio sarà riempito un anno dopo dal «Male», mentre «L'Uno», progetto di settimanale che non riuscì mai ad avere vita autonoma fuori dal mensile «Linus» (non bisogna dimenticare che nel 1971 la Milano Libri Ed. fu ceduta alla Rizzali) chiuderà ufficialmente col numero di dicembre del 1978 salvo dilagare dal gennaio del 1979 un po' in tutto il giornale che, in occasione del nuovo formato tascabile, assume la forma editoriale che conserva tutt'ora di mensile «con fumetti», ma dai contenuti assai più ampi e variegati. Su questa realtà consolidata delle testate Milano Libri Ed. s'inserisce la situazione attuale del fumetto italiano che è, grosso modo, la seguente. «Linus» gode di un credito ormai assestato e non subisce eccessivi contraccolpi neppure dall'abbandono (1981) della direzione da parte di Oreste del Buono, ma anzi dopo breve tempo auin settori estranei a quelli degli abituali consumatori di fumetti il proprio pubblico. I I Frigidaire» nasce alla fine '' del 1980 da un gruppo di autori di fumetti e giornalisti rispettivamente provenienti dalle esperienze di «Cannibale», rivista autogestita romano-bolognese, e del «Male». L'editoriale del primo numero, firmato da Vincenzo Sparagna, è molto esplicito nel definire l'impresa «Frigidaire»: «La rivista che hai davanti è ordinata infatti per scomparti, alcuni più lontani, altri più vicini al cuore del freddo, la zona di congelamento. Non necessariamente questi scomparti comunicano tra loro. Come non necessariamente le diverse parti del mondo sono legate l'una all'altra[ ... ] 'Frigidaire' invece è un'occasione per lo sguardo. Conserva su quell'imprecisata categoria che è l'attualità un 'ironica distanza». In effetti questo progetto è coerentemente svolto nel giornale, che apre con foto di massacri in Centroamerica, prosegue con una mappa dei ritrovi gay di Roma, un pezzo di Bourroughs e vari servizi di attualità culturale. I fumetti di menta la propria diffusione e il ILçR.ANDAfL. ffl. proprio peso politico all'interno '( , 'Al..1tRAL ffR.. f i ' . \ Cl ~ \ - _/7U-;/!1':/4/ifARI " COHI<MT~Cl<'IV MAlflH 4i1W!/lf/S ,j' • \ / ~~.wr • ~ 1 I f- 1v:u,,. _l &~,, ¼r' ,~ ' J~ ""J J, reRNA1, /;.j)/ Il HA(iO 11:./J,':.ftttlffll'~ --Jti {)/ l/NvS ~Nla-11:)J IL MALE -,:- -·.:".'._ ~-"":">--~- • .. -:.~ .:. ~-:~r -~-~ _, della sinistra istituzionale per la quale ritorna, come fu per la sinistra «di movimento» degli anni settanta, veicolo di dibattito politico. Quei fumetti che, in attesa di una ridefinizione del termine, continuiamo a chiamare di «satira politica», si evolvono in modo tale che, piuttosto di creare panico e dissesto nella classe politica dominante, provocano coesione all'interno della sinistra perché è prevalentemente alla sinistra che si rivolgono. È grazie a questo tipo di considerazione che Sergio Staino, nato artisticamente su «Linus», può trovare ospitalità e credito all'interno de «l'Unità». La scommessa è vincente sotto il profilo economico: «l'Unità» del lunedì con Tango si è attestata su un incremento delle vendite di circa 35.000 copie. Nell'ottobre 1983 prende corpo il progetto «Corto Maltese», che riprende in parte i contenuti del vecchio «Linus» e di «Alterlinus» e costituisce il filone «avventura» di un progetto di Milano Libri Ed. volto a completare con «alter alter» il panorama del fumetto «colto» secondo lo schema: «Linus» = satira, «Cotto Maltese» = avventura, «alter alter» = nuova immagine e sperimentazione. Se i primi due filoni reggono, il terzo appare scricchiolare, forse anche perché, rispetto a contenuti di ricerca spesso esasperata sia in termini grafici che di racconto, non è in grado di coordinare e gestire un mutamento di linea editoriale che lo porterebbe a ricercare Scozzari, Pazienza, Libe"ratore, Mattioli, Tamburini, svolgono assai bene la funzione di narrare le storie che paiono espansioni della parte redazionale della rivista. A pochi anni dal 1977, abbiamo dunque un gruppo che decide di imporre soggettivamente sul mercato una merce fino allora inesistente: il giornale in cui il fumetto è cultura, e la cultura assume le forme del fumetto. L'operazione ha successo e un pubblico assai vario, dagli ex militanti ai cultori della scena punk si guarda divertito e affascinato nello specchio gelido di «Frigidaire». Già a un anno di distanza, però, l'editoriale di Sparagna che festeggia il compleanno apre con: «Non ho mai potuto soffrire i giornali che mascherano se stessi dietro l'obiettività[ ... ] In genere questi giornali 'senza qualità' sono proprietà di ricchi signori della carta stampata, oppure di finanz,en industriali molto più preoccupati di allocare i loro prodotti e i loro ministri che di fare informazione». È evidente che qualcosa è cambiato; innazitutto qui si parla in prima persona, non più in terza plurale, e poi si inizia a tracciare una linea tra «noi» e «loro» con toni quasi vetero-socialisti. Il giornale freddo, insomma, inizia a scaldarsi. Questa, e lo verificheremo più avanti, mi pare essere la contraddizione reale che attraversa questa esperienza: aver teorizzato all'inizio degli anni ottanta una supremazia «fredda» dell'estetica contro l'etica «calda». Questa visione molto schematica e semplicistica ha fatto sì che presto la rivista dovesse attrezzarsi con armi di indignazione e commozione raccolte alla rinfusa tra attrezzi un po' arcaici, mentre altri, dai giornali di moda fino a Roberto D'Agostino, mietevano il terreno dissodato da «Frigidaire». Infatti il momento più alto di notorietà del giornale è legato a un'azione per niente fredda, anzi nella migliore tradizione delle beffe del «Male»: un falso numero di «Stella Rossa» distribuito alle truppe sovietiche di stanza in Afghanistan. L'editoriale del numero afferma che «il genocidio della nazione afghana segna il punto di non ritorno dell'evoluzione imperialistica e hitleriana dell'URSS». Parole che non sono proprio un grosso esempio di ironica distanza e nemmeno profetiche. Proseguendo su questa linea il giornale si impegna in varie campagne emotivo-politiche (carceri, nucleare, camorra) che provocano però l'allontanarsi della parte più alla moda del pubblico, che cercherà in altre pubblicazioni l'immagine nuova o strana. Se fino al 1984 «Frigidaire» è stata la testata dei giovani creativi italiani, da quell'anno il giornale inizia a cadere in un'informazione localistica che non riesce a divenire scheggia in un quadro generale, ma rimane piccola cronaca di provincia. Nel frattempo gli editoriali di Sparagna assumono toni sempre più personali ed ermetici: «Il pericolo della morte ad ogni sospiro annulla la minaccia della morte. Non si può vivere senza sogni, ma oggi per vivere bisogna realizzarli. Circolano in questo freddo gennaio 1985 brezze leggere: movimenti ecologici, acquatici, profilattici, apodittici, roba insomma che si muove. Anticipano gli uragani del nostro destino e della nostra mente». In questo periodo alcuni dei disegnatori che più avevano fatto l'immagine di «Frigidaire» si allontanano dalla sua preparazione attiva e si limitano a collaborazioni saltuarie, finché nella primavera del 1986 muore Stefano Tamburini, che era stato l'ideatore grafico del giornale, nonché l'inventore di Rank Xerox, il personaggio a fumetti di maggior successo lanciato dalla rivista. Da allora «Frigidaire» dà ampio spazio alla ristampa di fumetti tratti da «Cannibale» e dai primi lavori di Tamburini ed è costretto da difficoltà economiche (blocco dei finanziamenti da parte della commissione sull'editoria) ad utilizzare una carta di bassa qualità, mentre dedica: ampia parte degli scritti alla descrizione delle suddette difficoltà economiche. Le due nuove testate che nascono ai lati della rivista nel 1985 dallo stesso gruppo editoriale, «Frizzer», di satira, e «Tempi supplementari», di nuovo fumetto italiano, non incontrano grandi favori di pubblico e vanno a una rapida chiusura. A leggere oggi tutta la storia di «Frigidaire», rivista nata aristocratica e fredda che si ritrova oggi povera e arrabbiata, parrebbe proprio che gli anni ottanta, iniziati nel brillio e nella velocità, si stiano rivelando infine il solito brodo in cui sopravvive solo chi oltre alle idee ha dietro le spalle una solida struttura. O, se non ce l'ha, se la costruisce.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==